Saigon accerchiata Negoziato respinto di Ennio Caretto

Saigon accerchiata Negoziato respinto Si aggrava la crisi politico-militare Saigon accerchiata Negoziato respinto Il governo rivoluzionario non accetta l'offerta di cessare le ostilità e trattare - Misterioso attacco di alcuni aerei saigonesi sulla capitale i(Dal nostro inviato speciale) Bangkok, 28 aprile. Il Vietcong e Hanoi hanno oggi respinto l'offerta del nuovo presidente del Sudvietnam, il neutralista Huong Van Minh, di cessare le ostilità e incominciare le trattative di pace. Essi hanno invece chieste « la fine dell'amministrazione di Saigon, strumento del neocolonialismo americano, e della sua macchina di guerra e di oppressione del popolo». Il loro « no » è giunto al termine di una drammatica giornata in cui due o più apparecchi dell'aviazione militare sudvietnamita hanno bombardato l'aeroporto di Ton Son Nhut. Non si sa se sia stato un tentativo di « golpe » di qualche ufficiale contro la terza forza neutralista, o se gli apparecchi fossero tra quelli caduti nelle mani del nemico nelle ultime settimane, e fossero perciò pilotati da dei nordvietnamiti. Il rifiuto comunista a negoziare, dopo l'avvento al potere a Saigon di un partito di loro gradimento, aggrava la già drammatica crisi del Sudvietnam. Il paese è ormai disintegrato, la capitale, col nemico alle porte, si trova nelle condizioni di Phnom Penh in Cambogia qualche mese fa. Oggi, dai suoi tetti, si vedeva bruciare la città di Bien Hoa, rasa al suolo, ma sino a ieri abitata da mezzo milione di persone. Al bombardamento dell'aeroporto è scoppiato il caos. Per mezz'ora ha tuonato l'artiglieria antiaerea, raffiche di mitraglia sono partite da Palazzo Indipendenza, il ponte aereo dei profughi s'è interrotto, la gente per le strade è sembrata impazzire. Solo il coprifuoco, imposto per 24 ore, ha riportato un po' di calma. Tuttavia, il «no» del Vietcong e di Hanoi non pare definitivo. Da un lato, esso è dovuto probabilmente al desiderio di profittare della propria superiorità bellica, mettere il Sudvietnam sulle ginocchia, e ridurre le trattative a poco più che una resa; dall'altro la- to, affonda le radici nel prò-trarsi della presenza militare americana, sia pure esigua. Senza far riferimento alla Settima flotta, che staziona nel Mar Cinese meridionale, né ai consiglieri Usa ancora a Saigon, il comunicato comunista si richiama infatti ad alcuni articoli del trattato di pace di Parigi. Sono quelli che stabiliscono «l'assoluta indipendenza del Paese» e proibiscono all'America «ogni interferenza». Assai più equivoca, e aperta anche a una soluzione arma ta, è invece la pretesa del Vietcong e di Hanoi, ribadita nella loro risposta negativa, di essere interpreti delle più alte «aspirazioni popolari», e depositari del «miglior modo d'attuazione» degli accordi parigini. Ciò può significare che saranno necessari per la pace non solo lo sgombero degli americani, ma anche lo scioglimento delle Camere, e la formazione di un governo sotto il loro comando. Già domani dovrebbero esserci chia- rimenti. L'ambasciatore di i Francia, Merillon, sta svolgen- do una frenetica mediazione, | nella speranza che le forze [ comuniste non decidano la , conquista di Saigon, anche a ! costo di un massacro. ] Big Minh ha pronunciato I il discorso inaugurale a Pa- j lazzo Indipendenza davanti ; al presidente uscente Huong, successo appena una settimana fa a Thieu, ed a decine di parlamentari. E' stato breve e dignitoso: « Per porre rai pidamente fine alle sofferenze dei soldati e della popolazione » ha detto « propongo di fermare reciprocamente i nostri attacchi. Io spero che Hanoi e il Vietcong ac cetteranno la richiesta, e che i negoziati avranno inizio su bito dopo il varo del gover no ». Visibilmente emoziona to, Big Minh ha aggiunto: « Quanto agli alleati, voglia- mo conservare con loro re lozioni amichevoli, ed accet tiamo qualsiasi aiuto econo- Tnico e umanitario, purché dato senza condizioni politiche ». Il leader neutralista ha concluso: « Siamo pronti altresì a stabilire rapporti diplomatici con tutti, indipendentemente dalla loro ideologia, sulle basi dell'eguaglianza e della non interferenza l'uno negli affari interni dell'altro ». Evidentemente, non era quanto le forze comuniste si aspettavano. La fatalità ha poi voluto che, appena Huong Van Minh ha cessato di parlare, i misteriosi apparecchi si siano scagliati sull'aeroporto. Erano caccia bombardieri A 37, si ignora se due o quattro. Hanno colpito sei aerei, un deposito di munizioni, e un'estremità della pista principale. Sembra che stessero dirigendosi su Palazzo Indipendenza, quando si è lanciato al loro inseguimento uno squadrone di F 5 armati di missili. Si sono allora dileguati. L'inspiegabile episodio sarebbe grave, se indicasse la volontà da parte del nemico di paralizzare Ton Son Nhut, e bombardare la periferia di Saigon. Se si è trattato invece di un gesto di pazzia di Ennio Caretto (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Merillon, Thieu