Nella "casa,, delle torture

Nella "casa,, delle torture Nella "casa,, delle torture Genova, 26 aprile. E' aperta a Genova, nei sotterranei della «Casa dello studente» (non lontana dall'ospedale San Martino) una mostra che si stacca per la sua essenzialità dalle celebrazioni rituali, o accademiche, della Resistenza. Il nome stesso, «Casa dello studente» richiama alla memoria le punte estreme della crudeltà nazifascista. Alla Liberazione anche gli italiani impararono alcuni nomi tremendi, come «Villa Triste» e appunto la «Casa dello studente» a Genova. I luoghi dove le «SS» e i loro aiutanti torturavano i partigiani con gli strumenti più atroci, nelle celle visitate in questi giorni dal pubblico si legge una testimonianza che vale come un sigillo: «Si entra vivi e si esce morti». Subito dopo la Liberazione i genovesi che entrarono negli scantinati della «Casa dello studente» videro le macchie di sangue sulle pareti, la macchina per la tortura con la corrente elettrica, le forche, le mazze, i pugni di ferro, il lettino chirurgico su cui venivano stesi i partigiani da torturare fino all'ultimo, le caldaie in cui diverse vittime erano scomparse (molti morirono nel carcere di Marassi, altri furono fucilati dopo le torture, altri ancora finirono nei campi di sterminio). Quel pellegrinaggio del 1945 è documentato in particolare da una cronaca apparsa sul Lavoro del 23 novembre, con la descrizione della visita del sindaco Faralli, di capi partigiani e di autorità militari, di uomini politici. Le celle e il sotterraneo della «Casa dello studente» erano diventati, per volontà popolare, un museo ammonitore e vivente, affidato alle nuove generazioni. Poi, per una serie di atti apparentemente amministrativi, le celle vennero ripulite e adibite al servizio della mensa studentesca. I muratori applicarono le piastrelle sulle macchie di sangue e sulle disperate iscrizioni dei torturati. Gli strumenti barbari sparirono. Il sotterraneo venne murato. Sembrò che per un tacito accordo tutti facessero il possibile per cancellare il tragico passato nazifascista, e il suo insegnamento. L'imvegno assunto dai partigiani perché la «Casa dello studente» restasse aperta al pubblico venne dimenticato. Soltanto nel 1968, con la maturazione politica degli universitari, si riscoprì il messaggio ideale nascosto nelle celle piastrellate. Nel novembre 1972 finalmente, vennero riaperti i «sotterranei dei tormenti». Ora il Comitato direttivo della «Casa dello studente» custodisce la mostra aperta al pubblico la vigilia del 25 aprile con interventi del sindaco Cerofolini, del rettore Romanzi, del senatore Adamoli, di partigiani e sindacalisti. Una mostra essenziale. Purtroppo le scritte dei torturati sono in parte illeggibili dopo il distacco delle piastrelle dalle pareti. A matita, più chiaro di tutti, l'addio di uno sconosciuto Aldo alla sua ragazza. Alcune croci, messaggi alle madri, appelli alla lotta e alla rivoluzione. m. f.

Persone citate: Adamoli, Cerofolini, Faralli

Luoghi citati: Genova