Partigiani e maquis uniti per la libertà di Edoardo Ballone

Partigiani e maquis uniti per la libertà Nel Cuneese e a Genova, pagine della Resistenza Partigiani e maquis uniti per la libertà «Valle Gesso è vicina alla I Francia, coi francesi noi siamo fratelli, anche in Francia ci sono ì ribelli, e col cuore la mano ci diami». Così cantavano i partigiani cuneesi in montagna. Era un refrain nato spontaneamente e ritmato da gente che non si era mai sentita ostile verso i vicini transalpini neppure quando Mussolini aveva «pugnalato alle spalle» la loro nazione dichiarandole guerra nel giugno '40 oppure quando aveva lanciato le truppe della IV Armata alla conquista del loro territorio, a fianco dei nazisti. Nelle valli del Cuneese, i partigiani montanari sapevano che aldilà delle creste sulle quali combattevano c'erano altri uomini, che avevano imbracciato il fucile e che facevano guerriglia, in nome della libertà. Allora, perché non unirsi? Fu appunto questo lo spirito con il quale si giunse ai patti di Barcellonette e Saretto, una pagina di storia partigiana ancora poco sfogliata ma di grande importanza politica e militare. L'accordo tra partigiani piemontesi e «maquis» delle Alpi Marittime fu siglato in tre momenti successivi, nel maggio 1944. I firmatari sono già passati alla storia come figure di valorosi partigiani, ma all'epoca erano soltanto sconosciuti combattenti con tanto coraggio e con poca certezza di essere ancora in vita il giorno successivo. Dopo alcuni approcci fatti di staffette ansimanti e di messaggi in codice, il primo incontro italo-francese si tenne il 12 maggio in una zona di confine della Valle Maira, a 2800 metri d'altitudine, mentre in lontananza infuriavano gli scontri tra patrioti italiani e tedeschi. A quel primo con tatto parteciparono una sparuta rappresentanza delle formazioni GL ed alcuni capi della Resistenza francese operanti nella valle Ubaye. I delegati giellisti, nel loro rapporto, parlarono di estrema diffidenza dei francesi verso gli italiani. Non poteva essere diversamente dopo troppi anni di retaggio fascista. Tuttavia l'avv. Tancredi Galimberti, «Duccio», intuì che bisognava insistere con i cugini transalpini e giungere ad un veloce accordo. Un secondo incontro fu stabilito per il 22 maggio, a Barcellonette. Nella villa «La Conchette», alla periferia della cittadina, arrivarono Duccio Galimberti, comandante delle formazioni GL piemontesi e delegato del Comando militare CLN Alta Italia, Detto Dalmastro, comandante del terzo settore partigiano e Giorgio Bocca, comandante della brigata «Valle Varaita». La delegazione francese era formata da Lecuyer, capo del Sud-Est delle FFI (Forces Francaises de l'Interieur), dal comandante Michel Bureau, dai luogotenenti Jubelin e Busy-Debat e dal capitano Lippman. L'atmosfera, dopo i primi scambi di opinioni, era ancora tesa. Tra gli italiani regnava la disponibilità, ma nei francesi persisteva la diffidenza. Finalmente, dopo alcune ore di discussione, i rapporti si fecero meno duri, infine divennero decisamente cordiali. Fu firmato il documento conclusivo. Gli italiani ribadirono la promessa già accennata il 12 maggio di donare ai «maquisards» sei mitragliatrici Fiat 35 con le relative munizioni. Inoltre fu deciso di intensificare i rapporti logistici tra le valli cuneesi e quelle confinanti francesi nella lotta contro i nazifascisti. Fu poi stabilito che ufficiali italiani e francesi avrebbero tenuto contatti permanenti per concordare azioni comuni di guerriglia partigiana. Questo era un punto molto importante per i combattenti francesi. Infatti, sino a quel momento, la loro guerra partigiana era stata alquanto disunita, con mirabili azioni individuali di disturbo ma senza alcuna omogeneità. Alla Francia mancavano i gruppi organizzati che invece operavano sui monti piemontesi e, in verità, le azioni dei «maquisards» avevano poco impensierito, sino allora, le agguerrite truppe tedesche del Reich. Per siglare definitivamente questi basilari accordi si organizzò a Saretto, in alta Valle Maira, un terzo incontro. Stavolta vi parteciparono i delegati francesi della R2, ossia della seconda regione di Resistenza comprendente la fascia del Sud-Est, e alcuni capi partigiani piemontesi tra cui il delegato del CLN Livio Bianco e il comandante militare del secondo settore piemontese, Ezio Aceto. I rappresentanti italiani, la sera del 29 maggio, pernottarono ad Acceglio, ma furono costretti, la mattina seguente, ad abbandonare in tutta fretta il paese: stavano infatti arrivando trecento nazifascisti per un rastrellamento. Tutte le case furono perquisite ma nessun partigiano fu trovato. La nostra delegazione raggiunse incolume Saretto dove, in un cascinale, si svolsero il 30 e il 31 maggio i colloqui italo-francesi. Furono riconfermate le clausole dell'incontro precedente organizzato da Duccio: i partigiani cuneesi avrebbero fornito ai vicini francesi migliaia di munizioni nonché mitragliatrici e mortai leggeri. In Valle Stura, i partigiani avevano magazzini forniti di sale, un bene di lusso per quei momenti. Fu proprio questo sale offerto a decine di montanari in cambio dei muli a permettere il trasporto delle munizioni oltre confine. A Saretto, inoltre, fu ulteriormente sottolineato lo «spirito politico» degli accordi con la decisione di agire con formazioni italo-francesi per eliminare tutte le postazioni tedesche lungo i confini. Duccio Galimberti, in occasione del secondo incontro, sottolineò che gli accordi «avrebbero stabilito la solida¬ rietà latina e rafforzato la comune lotta per l'affermazione delle libertà democratiche». E ci fu solidarietà. Più tardi gli Alleati sbarcarono in Provenza facendo ripiegare le armate naziste sui crinali dei monti. Di conseguenza, centinaia di partigiani cuneesi furono costretti a nascondersi in territorio francese dove trovarono ospitalità e dove furono inquadrati in alcune brigate di «maquisards». Uguale assistenza fraterna fu offerta dai montanari e dai partigiani della Valle Stura a centinaia di combattenti, donne e bambini francesi fuggiti in Italia per evitare le persecuzioni tedesche di rappresaglia dopo lo sbarco alleato in Normandia. Forse senza gli abbracci di Barcellonette e Saretto, italiani e francesi, in quel tragico frangente, si sarebbero «tollerati» a vicenda, ma non certo amati. Edoardo Ballone

Luoghi citati: Acceglio, Francia, Genova, Italia, Provenza