I laboristi hanno detto no all'Inghilterra nella Cee

I laboristi hanno detto no all'Inghilterra nella Cee L'appello di Wilson inascoltato dal congresso I laboristi hanno detto no all'Inghilterra nella Cee Londra, 26 aprile. Il partito laborista ha oggi preso posizione, ufficialmente, contro la permanenza della Gran Bretagna nella Comunità europea. Il congresso straordinario, che si è riunito oggi a Londra, ha approvato la dichiarazione dell'esecutivo del partito contro la permanenza nella Comunità con 3 milioni 724 mila voti a favore e 1 milione 986 mila voti contrari. La maggioranza a favore della risoluzione è di 1 milione 738 mila voti. Nel corso del congresso, che è durato un solo giorno a Islington (quartiere nord¬ orientale di Londra) hanno parlato tutti i dirigenti laboristi, dal primo ministro Harold Wilson, al ministro degli Esteri Callaghan, al ministro del Lavoro Foot. La sconfitta della posizione del primo ministro (che ha raccomandato agli elettori di votare a favore della permanenza della Gran Bretagna nella Comunità) era scontata dopo la decisione dei principali sindacati e di parte delle sezioni locali del partito, particolamente quelle legate ai gruppi della sinistra. Gli interventi principali a favore della permanenza nella Comunità nella seduta del po¬ meriggio sono stati quelli del ministro degli Esteri Callaghan e del ministro di Stato per gli Affari esteri David Ennals. Il primo ha rilevato che nel corso del rinegoziato condotto dai laboristi con la Comunità Europea «non tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissi sono stati raggiunti, ma il processo di mutamento non si fermerà se la Gran Bretagna resterà nella Comunità». Dopo aver rilevato l'esistenza di grossi gruppi di Paesi legati da interessi economici e settoriali (i produttori di petrolio e il gruppo delle 77 Nazioni in fase di sviluppo), Callaghan ha sottolineato che i due più importanti raggruppamenti economici in vista dei futuri negoziati commerciali sono la Comunità europea e gli Stati Uniti. «Anche se la Comunità», ha detto Callaghan, «non è una istituzione ideale, è in grado di accettare mutamenti e di essere flessibile. La nostra permanenza nella Comunità è un bene per il popolo britannico, per il Commonwealth e l'Europa ». Gli interventi più massicci sono stati quelli degli oppositori, il principale dei quali è stato quello del ministro del Lavoro Michael Foot che, dopo aver criticato la politica degli alti prezzi dei prodotti agricoli della Comunità, ha affermato, parlando della disoccupazione nel Regno Unito: «Se un governo vuole realmente lottare contro l'inflazione deve controllare totalmente ed integralmente le proprie fonti di energia e non lo può fare in base alle condìzioni di adesione alla Comunità. Infine, il controllo della politica dì sviluppo regionale è nelle mani della commissione di Bruxelles. Non possiamo avere dalla Comunità gli strumenti necessari ad un governo socialista per garantire la piena occupazione». Foot, concludendo, ha affermato che «lasciando la Comunità salviamo la libertà del nostro Paese. Il potere supremo è nelle istituzioni di Bruxelles. Il popolo britannico può anche cacciare con il voto il proprio governo, ma il potere supremo resta fuori del Paese». (Ansa)

Persone citate: Callaghan, David Ennals, Foot, Harold Wilson, Michael Foot