Il generale neutralista
Il generale neutralista Il generale neutralista Intorno al «personaggio» Big Minh sono fiorite, tra il '63 e oggi, leggende contrastanti. Egli è stato descritto, alternativamente, come l'assassino di Diem e come il suo difensore, come il maggior statista nazionale dal ritiro dei francesi e come un meschino carrierista. In verità, il suo fiuto politico è innegabile, e il suo ascendente sulla folla enorme. E' il più rispettato dei leader militar; e il più autorevole dei diplomatici. Van Thieu lo temeva: lo costrinse all'esilio a Bangkok, in Thailandia, per oltre 5 anni, e al suo rientro in patria lo sottopose a stretta sorveglianza. La villa di Saigon dove Big Minh ultimamente coltivava le orchidee e riceveva i governanti stranieri era segnata in rosso sulla mappa della polizia: agli occhi della dittatura, egli era un nemico. Duong Van Minh è nato a My Tho, nel delta del Mekong. nel 1916, è sposato, ha tinn figlia e due maschi. La sua giovinezza s'è svolta tra le tenute agricole paterne, lo studio delle scienze esatte (è laureato in matematica) e i campi di battaglia. Uscito ufficiale dell'accademia di Dalat, la stessa di Van Thieu, militò nell'esercito francese, contro i vietminh. Negli Anni Cinquanta acquistò faina di politico capace e moderato. A lui si rivolse per consiglio il presidente Diem nell'ora della crisi. La storia ufficiale vuole che Duong Van Minh si sia macchiato di tradimento, fingendo di aiutarlo e prendendo, invece, parte alla congiura. Ma la vicenda sembra assai diversa. Nel '63, con Diem, con il fratello di questo, Nhu, e col generale Khiem egli avrebbe stretto un patto per la pace con Hanoi. Le testimonianze raccolte a Saigon confermano j questa versione. Furono prò' babilmentc Tran Van Don e il Pentagono a fare uccidere il presidente. Come ha scritto Noam Chomsky, Cabot Lodge, allora ambasciatore degli Stati Uniti, « guardò dall'altra parte ». La vera colpa di Big Minh divenne il si alla successione. Insignito del potere, con Tran Van Don al fianco, egli si trovò intrappolato. Avversò lo sbarco dei marines americani, propose negoziati col Vietcong, costituitosi nel 1960. Questo dissenso gli costò la presidenza. La sua caduta conserti a Johnson di simulare l'incidente del Golfo del Tonchìno, ed ebbe inizio l'escalation della guerra. Due volte, nell'ultimo decennio, Duon Van Minh ha tentato inutilmente di scalzare Van Thieu, presentando la propria candidatura alle elezioni, prima da Bangkok poi a Saigon. L'isolamento, tuttavia, gli ha giovato: egli ha assunto il ruolo di catalizzatore dei sentimenti antiamericani, libertari, neutralisti: sulla sua persona s'è formato il generico consenso non solo del partito di Vu Van Man, ma altresì dei cattolici di padre Than, che hanno abbandonato il ruolo storico di supporto rieH'establish- ' men. Gli è preziosissimo il consiglio del « venerabile » j Tri Quang, della pagoda di An Quang, lo stesso che capeggiò le insurrezioni dei monaci buddisti contro Diem , nel 1963, contro Cao Ky nel 1966 e contro Van Thieu nel ! 1967. Il compito di Big Minh, se \ mai gli sarà affidato, ha però ■ qualcosa d'impossibile. Non ! si tratta soltanto di unire ! una leadership divisa, di restituire il coraggio a un eserj cito sconfitto, di tranquilla| zare un popolo in preda al caos, dì sostenere un'economia sull'orlo della bancarotta. Sì tratta innanzitutto di convincere con la ragione un nemico abituato al dogma, inconciliante, spinto dall'ebbrezza della conquista. Big Minh è uno dei pochi con cui Hanoi e il Vietcong accetterebbero il dialogo. Ma le loro condizioni sarebbero pressoché di resa. I sudvietnamiti sono oggi dei vinti. e. c.
Luoghi citati: Bangkok, Hanoi, Saigon, Stati Uniti, Thailandia
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