La Nato spreca ogni anno dai 7 ai 14 mila miliardi

La Nato spreca ogni anno dai 7 ai 14 mila miliardi Secondo uno studio degli americani La Nato spreca ogni anno dai 7 ai 14 mila miliardi La mancata standardizzazione degli armamenti all'origine dello sperpero - Washington propone un "mercato comune delle armi" (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 25 aprile. Uno studio riservato, redatto per conto del Dipartimento di Stato americano, sostiene che i quindici Paesi della Nato sprecano ogni anno dai 7 mila ai 14 mila miliardi di lire in armamenti, a causa della mancata standardizzazione. Alla luce di questo «scandalo», Washington si sta orientando verso la creazione di un «mercato comune delle armi» al quale saranno interessati, in eguale misura, .gli Stati Uniti e l'Europa. Non si tratta soltanto di risparmiare denaro in un periodo di crisi economica mondiale, ma anche di garantire la massima efficienza alla difesa dell'Occidente. Il rapporto, che viene definito «esplosivo» al quartiere generale dell'Alleanza, è stato scritto da un gruppo di consulenti indipendenti per conto della sezione Intelligence and Research del Dipartimento di Stato e dell'Aeronautica militare Usa. Fra i consulenti, c'era il professor Alistair Buchan, dell'Università di Oxford, un ex direttore dell'Istituto per gli studi strategici di Londra. Un punto importante della relazione afferma che, a causa dell'impossibilità di assicurare i rifornimenti adatti di armi convenzionali in caso di guerra, la Nato potrebbe essere costretta a fare ricorso molto presto all'uso di testate nucleari in Europa. I dodici eserciti della Nato sono dotati di tredici tipi di armi per uso a distanza ravvicinata, di sei tipi di missili a breve gittata, di sette missili a media gittata e di cinque versioni diverse di missili a lunga gittata. Nelle marine da guerra, sono in uso cento tipi di navi, 36 tipi di radar, otto specie di missili mare-aria e 40 versioni di cannoni da 33 mm o più grossi. In tempo di pace questo bizzarro assortimento di armi rappresenta un enorme spreco di risorse (un ottavo, ogni anno, di quanto è costata agli Usa la guerra nel Vietnam), ma in tempo di guerra esso sarebbe un rischio enorme. La parte più interessante dello studio riguarda la proposta di creare «un mercato comune per la difesa» nel Nord Atlantico, la cooperazione nella tecnologia civile e la fine delle pratiche protezionistiche nazionali nell'acquisto di materiale bellico per le rispettive forze armate. In base a questo piano, gli americani spenderebbero in Europa un dollaro per ogni dollaro speso dagli europei negli Stati Uniti per l'acquisto di armamenti. Non si tratta quindi di un progetto che rafforza la struttura dell'industria bellica statunitense, ma di interesse comune, sia sul piano economico che su quello difensivo. Il piano prevede un impegno degli alleati a spendere per i primi tre anni 1400 miliardi di lire in acquisti reciproci di armi. Entro dodici anni, dovrebbe essere raggiunta la totale interdipendenza industriale nello sviluppo e nella produzione di armamenti non nucleari. Come passo preliminare, però, si dovrà creare quell'agenzia europea per la difesa che viene caldeggiata sia dalla Comunità economica europea che della Nato, ma che stenta a concretizzarsi. Il problema della standardizzazione degli armamenti sarà certamente discusso al prossimo vertice atlantico a fine maggio, a Bruxelles. Renato Proni L ti dll Nt Luns, segretario della Nato

Persone citate: Alistair Buchan, Renato Proni