Saigon: affannose consultazioni per formare un nuovo governo di Ennio Caretto

Saigon: affannose consultazioni per formare un nuovo governo Fallito un primo tentativo con i "neutralisti 99 Saigon: affannose consultazioni per formare un nuovo governo (Dal nostro inviato speciale) Saigon, 24 aprile A tre giorni dalle dimissioni di Van Thieu, si è dimesso anche l'intero governo sudvietnamita. Al momento in cui scrivo, è fallito il tentativo del capo dello Siato Huong di conferire l'incarico per un nuovo governo al generale a riposo Big Minh, leader della cosiddetta «terza forza» neutralista. Lo scopo dei tentativi di Huong, dice un laconico comunicato di «Palazzo Indipendenza», è la formazione di un nuovo esecutivo capace di negoziare con i comunisti. Mentre il conflitto militare aumenta d'intensità su tutti i fronti e la guerriglia entra nella stessa Saigon, si delinea la storica prospettiva del crollo del regime creato da Van Thieu e dell'ascesa al potere dei movimenti democratici, malgrado il rifiuto, considerato «provvisorio» di Big Minh. L'orgoglioso esponente della «terza forza», già al potere per alcuni mesi nel '63-'64, non ha voluto scendere a compromessi. Pare abbia detto a Huong che anche lui de¬ ve andarsene, sostenendo così la tesi dei vietcong. In base alla Costituzione, a Huong subentrerebbe il leader del Senato, Tran Van Lam, l'ex ministro degli Esteri, firmatario degli accordi di Parigi del '73; i comunisti vogliono inoltre lo sgombero degli americani: di fatto, esso è quasi completo, ma staziona sempre al largo delle coste, pronta a qualsiasi emergenza, la Settima Flotta, con cinque portaerei, dieci mezzi da sbarco e alcuni incrociatori. E' indicativo che l'ambasciata Usa abbia oggi smentito più volte, ufficialmente, la notizia di una incursione dei marines nel porto di Vung Tau, che assicura i collegamenti con Saigon. Gli eventi a Saigon hanno assunto un ritmo tale che è difficile ricostruirne i retroscena e coglierne tutto il significato. Appare chiaro comunque che l'intransigenza comunista nel discutere con la «cricca» del deposto dittatore e le pressioni dell'opposizione interna stanno dando i loro frutti. Ieri, Huong ha invano offerto trattative di pace tramite gli uomini di sempre, il premier Van Can e il capo di stato maggiore dell'esercito Van Vien in testa. Oggi è stato costretto a scartare la soluzione proposta dagli americani, e cioè un governo con lo screditato Tran Van Don. Le proteste dei generali di Van Thieu sono svanite di fronte alle ultime sconfitte: il nemico avanza da Tay Ninh, cioè dai confini cambogiani, e dal delta del Mekong, e la grande base aerea di Bien Hoà, a soli 25 chilometri dalla capitale, viene bombardata giorno e notte. Il senso d'urgenza è acuito così dal peggioramento della situazione militare. Dappertutto le truppe sudvietnamite si stanno ritirando: per convincerle a combattere, vengono loro consegnati premi in piastre (la cui svalutazione, tuttavia, oscilla sul 500 per cento rispetto al dollaro). La difesa del delta non sembra più possibile, ora che le organizzate divisioni del Nord Vietnam hanno sostituito i guerriglieri. Nella capitale sono cominciati gli episodi di terrorismo. Un vietcong ha ieri lanciato una granata in un mercato, uccidendo tre donne e un bambino. Soldati armati sino ai denti s'aggirano per i quartieri, il coprifuoco viene allungato progressivamente. Nell'albergo tremano i vetri per le esplosioni delle battaglie più vicine, molti negozi non riaprono più i battenti. E' impossibile prevedere che cosa accadrà. Ma un nuovo governo «gradito» ai comunisti avrebbe la possibilità di ottenere la sospensione del fuoco e, grazie ai buoni uffici della Francia, colloqui preliminari con Hanoi e il Vietcong, fosse pure soltanto per una resa onorevole. Qui a Saigon ormai è il caos. Le linee aeree hanno deciso di abolire ì voli da domani, a causa dell'approssimarsi dei combattimenti, per evitare che apparecchi con passeggeri a bordo vengano abbattuti accidentalmente dalle potenti artiglierie sia sudvietnamite che nordvietnamite. L'ambasciala Usa ha annunciato che rinuncerà allo sgombero in elicottero, del tipo di quella di Phnom Penh in Cambogia, nel timore di rivolte o rappresaglie degli ultimi «fedeli» di Van Thieu. Ennio Caretto

Persone citate: Pare, Tran Van Don, Tran Van Lam, Van Can, Van Thieu, Van Vien