Boxano dimesso dall'ospedale è introvabile: teme il processo? di Luciano Curino

Boxano dimesso dall'ospedale è introvabile: teme il processo? Forse è di nuovo ricoverato in una clinica Boxano dimesso dall'ospedale è introvabile: teme il processo? Ha chiesto di essere giudicato in un'altra città per il dibattimento d'appello - Dice un avvocato di parte civile: "Si tratta di uno squallido tentativo di apparire un perseguitato" (Dal nostro inviato speciale) Genova, 24 aprile. Al primo processo Bozano il pubblico ministero e la parte civile aspettavano che la difesa chiedesse il trasferimento della causa in altra città, per legittimo sospetto, affermando che Genova non poteva essere serena nel giudizio. Invece il difensore Sotgiu disse: «Indubbiamente questo caso ha suscitato enorme commozione tra i cittadini. Ma si è valicato questo limite quando si è passati alle proposte di linciaggio, a manifestazioni pubbliche che sono fuori della civiltà. Se non vogliamo chiedere la legittima suspicione è per due ragioni: perché è un istituto arcaico e perché la richiesta è offensiva per il magistrato, per questa corte, per una città». I fatti diedero ragione a Sotgiu. Il verdetto di assoluzione sorprese, deluse o irritò la stragrande maggioranza dei genovesi. Ma rivelò la maturità e la coscienza civile dei giudici, al di sopra di ogni passionalità, rigorosamente conformi alle esigenze di una giustizia serena e imparziale. Ma ora, per il processo d'appello, Lorenzo Bozano rifiuta i giudici genovesi. Chiede di essere processato in un'altra città, perché «le condizioni ambientali nelle quali ora si svolge e si dovrebbe svolgere il processo d'appello sono sicuramente anormali. Basti sottolineare che alla prima udienza il pubblico ha manifestato più volte ad alta voce la propria animosità contro di me e la propria convinzione colpevolista». Che cosa si aspettava: il trionfo, che lo mettesse sugli altari? Ma l'animosità del pubblico e i frequenti applausi «colpevolista giustificano un'istanza di remissione per legittima suspicione? Risponde Bozano: «C'è anche una astiosa e continua campagna di stampa colpevolista, che influirebbe soprattutto sull'animo dei giudici popolari». Infine Bozano dà corpo alle sue paure «con l'ulteriore esaltarsi delle tesi colpevoliste, si potrebbe oltrepassare l'attuale atmosfera di linciaggio morale, arrivando a un vero e proprio stato di pericolo per l'incolumità fisica della mia persona e dei miei familiari». Si parlava stamane a Palazzo Ducale con avvocati e magistrati di questa nuova mossa di Bozano sulla scacchiera della giustizia. Mossa che non ha sorpreso nessuno, perché Bozano ormai ha finito di sorprendere. Dice di non te- mere il processo e che non haalcun vantaggio a rinviarlo,«anzi, per me il vantaggio è togliermelo dai piedi una buona volta, e non pensarci più». Ma tutto quello che era possibile fare per guadagnare tempo lo ha fatto. Il presidente ricusato due volte, revocato l'incarico ai primi difensori. E adesso la legittima suspicione. Poche ore prima del processo ha avuto una colica renale ed è stato ricoverato al San Martino. Dimesso, stamane non si è fatto trovare. Si dice che avrebbe deciso di farsi ricoverare in una clinica privata lontano da Genova per appendicite. Altra voce lo j darebbe in una casa di salute | per un periodo di riposo. «Bozano gioca il tutto e per tutto per guadagnare tempo», si diceva stamane a Palazzo Ducale. «Si è accorto che i miracoli non si ripetono e si butta nella strategia della disperazione», ha detto l'avvocato Biondi, e Gustavo Gamalero, altro avvocato di parte civile: «E' uno squallido, ennesimo tentativo d'apparire un perseguitato. Se l'è presa sempre con tutti. Adesso se la prende anche con la stampa e con l'ambiente genovese». Che cosa dice l'ambiente genovese? La città è nella massima parte colpevolista. Città tradizionalmente fredda e controllata, cadde in preda a una psicosi collettiva quando venne trovato il cadavere di Milena Sutter e un questore incauto subito puntò il dito contro Bozano. «L'immondo individuo è stato arrestato », disse, anticipando qualsiasi verdetto dei giudici. Seguì una catena di reazioni clamorose, tutte crudelmente logiche nella forte tensione psichica. Si arrivò al primo processo. Molti lo ritennero quasi una inutile formalità: dal momento che Bozano è il «mostro» bisogna tenerlo dentro e non pensarci più. Comunque, la conclusione del processo sembrava una sola: ergastolo. Ma poi è risultato che l'edificio costruito dal giudice istruttore poggiava su basi fragili. Molti indizi, prove concrete nessuna. La difesa fu abile nell'insinuare il dubbio. Seguì l'assoluzione per in- sufficienza di prove. Lo choc fu generale. Stupore, incredulità, indignazione, ci fu una signora sotto le mani del parrucchiere che alla notizia cadde in preda a una crisi isterica. Parecchi furono i casi simili. Un giornale locale scrisse: «... l'ansia di giustizia per un delitto tremendo non è stata placata... Un assassino è in libertà. Gira per le strade cittadine. I genovesi hanno dì nuovo paura. Tutti noi abbiamo dei bimbi. Come non temere?». Si disse che «un'intera città voleva essere liberata da un incubo, e invece la si è inchiodata a un dubbio, per di più munito di pubblica e ufficiale menzione». La sentenza fu uno choc, si è detto, ma Genova questa volta riusci a sottrarsi a una nuova manifestazione di furore, mostrò anzi perfetto controllo di sé e dei propri nervi. Nessuno inveì contro Bozano quando uscì per le vie del centro. E oggi, dice l'avvocato Gamalero, «Bozano ha conti- \ nuato sempre a vivere a Genova, dove gestisce anche una boutique: un fatto, questo, che dovrebbe cancellare ogni minimo sospetto sull'animosità colpevolista nei suoi confronti da parte dell'opinione pubblica genovese». Dicevano i genovesi: «Su Bozano pesa il dubbio e decideranno i giudici d'appello». Ma ora hanno la sensazione che egli abbia paura di questo processo e cerchi in ogni modo di ritardarlo. Era apparso così sicuro di sé al processo di primo grado, adesso, invece... Allora i giudici geno-, vesi gli andavano bene, men-1 tre ora... queste e altre cose si dicono oggi. Innocentisti tra i più tenaci cominciano ad avere delle perplessità, dei dubbi. Sembra che il numero dei colpevolisti, già alto, sia aumentato in questi ultimi giorni. Luciano Curino s

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