"Non si tratta per Saigon se non cambia governo,, di Ennio Caretto

"Non si tratta per Saigon se non cambia governo,, "Non si tratta per Saigon se non cambia governo,, (Dal nostro inviato speciale) Saigon, 23 aprile. Il governo sudvietnamita ha oggi formalmente proposto la cessazione del fuoco e la ripresa delle trattative di pace di Parigi, ma la delegazione vietcong a Saigon le ha respinte con asprezza. Le forze comuniste sono avanzate ancora sull'intero fronte Nord. Per la prima volta dalla terribile offensiva di Pasqua, si sono anche svolti scontri alla periferia della capitale, a Binh Dhoi, presso Cholon. Le speranze di una soluzione politica del conflitto s'affievoliscono col passare delle ore. A meno che il vicepresidente Huong, il successore di Van Thieu, sgradito ad Hanoi, non rassegni le dimissioni, i tentativi di mediazione della Francia falliranno. Un comunicato è stato diramato da «Palazzo Indipendenza» nel pomeriggio, dopo una febbrile serie di riunioni tra ministri, generali e parlamentari. Esso ha chiesto «la riapertura dei negoziati... nel quadro dell'accordo del '73... e Quindi anche per la formazione dei consigli di concordia nazionale». «Le ostilità devono essere sospese — ha aggiunto il comunicato — per risparmiare a milioni di sudvietnamiti innocenti un tormento disumano». La delegazione vietcong ha dato subito una risposta negativa, affermando che «la proposta non inganna nessuno, e non servirà assolutamente agli Stati Uniti ad evitare la disfatta». E' bastato questo episodio a gettare Saigon nel panico. La popolazione l'ha interpretato come un segno della volontà di Hanoi di conquistare la capitale con le armi: «C'est la grande guerre» s'è sentito dire per strada. Più probabilmente, è un'estrema pressione affinché Huong, il capo di stato maggiore Cao Vien e gli altri esponenti del regime di Van Thieu consegnino il potere a un governo neutralista. Le forze comuniste sembrano disposte a discutere, ma alle loro condizioni, e non intendono arrestare la marcia finché non avranno messo il nemico con le spalle al muro. Esse controllano ormai 23 delle 44 province del Paese. A «Palazzo Indipendenza» purtroppo non è ancora emerso un nuovo leader. Nell'ora del pericolo, le correnti politiche sembrano più divise che mai. L'ambasciatore americano Martin si batte per la nomina a presidente di Tran Van Don, il ministro della Difesa, già amante della celebre signora Nghun e implicato nell'assassinio di Diem nel '63. I fautori della continuità costituzionale preferiscono il capo del Senato Tran Van Lam, ex ministro della Difesa e firmatario della pace di Parigi. L'opposizione insiste su «Big» Minh, il generale a riposo che guida il movimento di riconciliazione, tradizionalmente buddista ma oggi anche cattolico. Il Sud Vietnam senza Van Thieu non presenta dunque un volto migliore di quello che gli conferiva il despota. Nei due giorni trascorsi dalla sua caduta, poco o nulla è cambiato. Per quanto riguarda la situazione militare, l'enorme base aerea di Bien Hoà, a soli 25 chilometri da Saigon, è sempre al centro jdei combattimenti; inoltre le forze comuniste continuano a scendere lungo la costa, dopo avere travolto Ham Tan. Per quanto riguarda la popolazio ne, s'aggrava il problema dei profughi, e incomincia a deli-nearsi quello della guerriglia urbana. Nuove armi hanno purtrop- po fatto il loro debutto in questa guerra interminabile. Hanoi e il Vietcong impiegano ora una versione perfezionata del missile sovietico Sam 7, lo stesso trovato in mano a terroristi palestinesi a Roma e usato proficuamente dagli egiziani nel Sinai. Le truppe sudvietnamite usano una bomba a ossigeno americana, la Cbi con effetti micidiali. Se scoppiasse la battaglia di Saigon, il massacro sarebbe spaventoso. Fino ad ora Hanoi e il Vietcong hanno abbattuto coi Sam 7 solo aerei militari, e il Sud Vietnam s'è servito delle Cbi esclusivamente per consentire il disimpegno dei suoi soldati ! circondati. Sembra incominciato il conto alla rovescia per l'èva- cuazione degli americani e di altri occidentali. Stasera re- ! stano a Saigon meno di 800 ! cittadini Usa. Gli inglesi stan- j no abbandonando precipito- samente la città. I tedeschi hanno un aereo pronto a de- collare sulla pista di Ton Son Nhut. Gli australiani sono par- ■ titi già ieri. Molte ambasciate hanno chiuso i battenti, e al-; cune linee aeree hanno sospe-1 so i voli. C'è stato un boo7?i di j biglietti al mercato nero. Per i visti d'uscita i sudvietnamiti! addirittura milioni. I pagano La piastra si sta svalutando I ! del 2-3 mila per cento. Il tes suto sociale si sgretola com'è- ra accaduto a Phnom Penh. Contro la presenza della settima flotta, che incrocia di ! fronte al porto di Vung Tau ! pronta a intervenire, si sono j scagliati nuovamente Hanoi e 11 Vietcong. Oggi, essi hanno i definito la sua presenza «una i violazione del trattato di Pa rìgi, e un'intrusione nemica ■ nel Vietnam». Corre voce che Van Thleu ; sia partito o stia partendo 1 Per Taiwan. Le sue dimissioni j hanno segnato una svolta sto rica Per tutta l'Indocina, do! P° "n decennio di lotta tanto I ostinata quanto inutile. I Ennio Caretto

Persone citate: Cao Vien, Diem, Tran, Tran Van Don, Van Lam, Van Thieu, Van Thleu