Assediato dai carabinieri tenta di uccidere un brigadiere e punta la pistola sulla folla

Assediato dai carabinieri tenta di uccidere un brigadiere e punta la pistola sulla folla Sparatoria in strada di Lanzo, tra il fumo dei gas lacrimogeni Assediato dai carabinieri tenta di uccidere un brigadiere e punta la pistola sulla folla E' un rapinatore, evaso dal carcere di Cuneo - Un complice, che era con lui, si è subito arreso - L'assedio è durato due ore e mezzo : ferito da una pallottola di striscio, il bandito ha voluto parlamentare con il suo avvocato e un giudice - Ha deposto l'arma quando gli è stato assicurato che il suo processo si terrà presto Ore di paura e <c suspense » Ieri pomeriggio in strada Lanzo per la cattura di due evasi che avevano trovato rifugio in un appartamento, al numero 123. Cento carabinieri armati ili mitra e pistole hanno circondato il palazzo ed intimato la resa, ma I banditi sono rimasti asserragliati nell'alloggio. Per snidarli sono stati nr-ecssari I gas lacrimogeni. Uno dei ricercati è i uscito tra il fumo asfissiante con le mani sulla testa, il compagno Ma esploso un colpo di rivoltella quasi a bruciapelo contro un brigadiere, mancando però il bersaglio. Il sottufficiale ha risposto al fuoco, ferendo di striscio il malvivente che è tornato a barricarsi in casa. Dopo aver minacciato prima di sparare sulla folla che si assiepava in strada, poi di uccidersi, è stato convinto dal suo avvocato ad arrendersi. Si chiama Sergio Noardo, 34 anni, di Settimo. Impiegato modello in una torrefazione, esordi nel crimine due anni fa. Tra gennaio e aprile rapinò con altri compari sei banche, razziando un bottino di oltre 50 milioni. Non si è mai rassegnato alla prigione, il dicembre scorso tentò il suicidio in cella a Pinerolo. Trasferito a Cuneo fraternizzò subito con Bruno Procopio, 21 anni, un manovale della malavita, detenuto per porto abusivo d'armi. Il 17 febbraio scorso fuggirono insieme ad altri quattro prigionieri dopo l'ora d'aria. Fino a ieri erano gli unici ancora in libertà. Da qualche giorno ai i >:'abinieri del nucleo investigativo era giunta segnalazione che i due evat>. si nascondevano in un edificio di strada Lanzo. Pazienti indagini hanno SSSi?*?"^'"S^i^ntHmSmnio IT I ^oM^o^^^M^li un certo Calautti I Al comande dei capitani Lotti e Fo^Z^o^T^Tc\t\ condato verso le 12,30 armati di ^^V^^yetuatlo. Un grup- P° con 1 brigadieri Tarantino, Sa- nasi ed Aversa si è piazzato nell'a- trio, all'imbocco de„e scale. Auto «civetta» si sono appostate nelle i j vie laterali. Il traffico è stato de- | viato ] Ore 13, scatta l'operazione. Con unmegafono, I «Siete circondati, non avete scamj po. Uscite con le mani alzate, non I fate stupidaggini». La voce rimI bomba in tutto l'isolato, dal paI lazzo e da quelli vicini decine di ' persone si affacciano alle finestre, escono sui balconi. Altri curiosi si assiepano sui marciapiedi: la folla si ingrossa nel giro di pochi minuti diventa un fiume che urla, si agita per avvicinarsi sempre di più all'ingresso del 123. Nell'appartamento, intanto, Noardo e Procopio non danno segni di vita: soltanto dopo il secondo avviso di Lotti gridano attraverso la porta: «Venite a prenderci, siamo armati, vi aspettiamo». Minuti di silenzio, carichi di tensione, poi viene deciso l'impiego dei gas lacrimogeni. L'androne e le scale si trasformano in una nuvola di fumo, pistola in pugno, il volto coperto alla bell'e meglio dai fazzoletti i brigadieri Tarantino, Aversa e Sanasi cominciano a salire lentamente 1 gradini, si acquattano contro la ringhiera ed i muri sul pianerottolo del secondo piano. Raccontano: «In breve l'aria è diventata irrespirabile, abbiamo sentito i due tossire e bestemmiare al di là dell'uscio. Si sono detti qualcosa, poi il battente si è aperto». Attraverso la nebbia si profila un'ombra: barcollando con le ma-1 ni sopra il capo, si avvicina ai sottufficiali, dice: «Sono Bruno Procopio, non sparate, mi arren- \ do. Noardo mi seguirà tra qual-, che secondo». Viene ammanettato: e portato via. Dal fumo sbuca su-1 bito dopo l'altro evaso. Ha il | braccio sinistro alzato, il destro piegato dietro la schiena. Il brigadiere Tarantino gli intima: «Forza, mostra anche l'altra mano, non fare il furbo». Noardo reagisce svelto, la canna di un'arma compare ad un metro dal viso del sottufficiale. Una fiammata, Tarantino sente una pallottola sibilargli a pochi millimetri dalla fronte. Risponde al fuoco, sparando quasi alla cieca nella coltre di fumo. Con un grido l'evaso fa un salto indietro, torna nell'alloggio, si sbatte la porta alle spalle. Il proiettile l'ha ferito di striscio alla guancia sinistra: tamponando il rigagnolo di sangue con un asciugamano Sergio Noardo si affaccia ad una finestra, minaccia: «Non mi avrete vivo, sono disposto a tutto». Fuori di sé punta la pistola sulla folla, urla: «Se ci riprovate sparo nel mucchio. Oppure mi ammazzo». E si punta l'arma alla tempia. Alcuni cande- lotti lacrimogeni lo fanno indie- j treggiare. Trascorre un quarto d'ora, il malvivente compare sul | balcone. E' sempre armato, sem- | bra però più tranquillo. «Va bene, | mi consegnerò dopo aver parlato I con il mio avvocato e un magi strato». Accorre il sostituto procuratore dottor Arcidiacono, è avvertito il difensore del Noardo, avvocato Volante. Iniziano le trattative, l'è- vaso chiede di essere subito tra- sferito nel carcere di Susa, che sia celebrato al più presto il suo processo. Soltanto alle 15,30 si ri- tiene soddisfatto delle promesse del legale e del magistrato. Lascia la pistola su un divano nell'in- gresso, si cambia di abito ed apre la porta. i A sinistra: Sergio Noardo mentre impugna ancora la pistola; a destra: il drammatico colloquio con il magistrato

Luoghi citati: Cuneo, Lanzo, Pinerolo, Susa