La donna emarginata nel mondo dei maschi

La donna emarginata nel mondo dei maschi La donna emarginata nel mondo dei maschi A Palazzo Campana hanno parlato Giorgina Ai-km Levi, Frida Ma km e Giuliana Cabrini All'Assemblea Costituente del 1946, il venti per cento degli eletti era costituito da donne. Nella prima legislatura della Repubblica Italiana, aprile del '48, le elette al Parlamento furono oltre cinquanta. Attualmente a Palazzo Madama e a Montecitorio siedono trentadue donne (1S pei, 3 de, 1 psi, 1 della sinistra indipendente). Dalla Liberazione ad oggi s'è assistito cioè ad una progressiva diminuzione, nella politica attiva, delle rappresentanti del gentil sesso. E' vero che sta calando l'impegno politico delle donne e quali possono essere le ragioni? Fino a ..he punto i maschi le ostacolano o tendono a metterle in disparte? Intorno a questi interrogativi s'è dibattuto l'altra sera a Palazzo Campana nella tavola rotonda promossa dalla direzione provinciale Enal in collaborazione con il centro « Pannunzio ». Tema specifico: « La donna e la politica », relatrici l'on. Giorgina Arian Levi; comunista, Frida Malan. socialista, assessore commiale e Giùliana Cabrini, radicale, che ha sostituito l'assessore democristiana Anna Maria Viziale che ha dato forfait all'ultimo momento. Giorgina Levi non ha esitato ari affermare che « oggi viviamo in una società tipicamente maschile » rione l'ancestrale predominio degli uomini viene spesso avallato dalla timidezza e passività delle rappresentanti dell'altro sesso. Uno sguardo ai tavoli delle rrarie presidenze nei cotivegni e congressi politici, sindacali e finanziari, conferma quest'impressione. « Le uniche donne che si avvicinano a questi tavoli — ha detto con ironia la Levi — sono le cameriere che portano l'acqua minerale per i relatori». Fino a che punto influisce il fascino personale delle donne impegnate politicamente? « Secondo me — ha rilevato l'esponente comunista — possedere un fisico da attrice, delle belle gambe, un viso attraente può costituire un'arma e un han¬ dicap nello stesso tempo ». Un'arma perché l'interessata difficilmente passa inosservata davanti agli indiscreti occhi del maschi, un handicap perché questi ultimi tendono a vederla « da un certo punto di vista », anziché valutarla per le sue idee, per il bagaglio culturale che può avere. Per Frida Malan che da oltre trent'anni fa politica attiva sia nel psi sia come amministratrice comunale « essere donna è stata forse una complicazione per gli altri ma non per me ». Partigiana nella Resistenza dove « si era tutti uguali perché quando si rischia la vita non ci sono distinzioni di sesso », la Malan è convinta che «dopo tante battaglie combattute con successo per i diritti della donna » in condizione femminile « attraversi ora una fase di involuzione ». Dopo aver conquistato il diritto al voto, la tutela delle lavoratrici madri, le pensioni alle casalinghe, la parità di lavoro e di salario, il divorzio, le donne « stanno ora sparendo, con qualche eccezione, dai posti di potere e di responsabilità » anche se « l'impegno politico alla base non è venuto meno anzi si è ampliato ». Ma il punto focale della questione, sia per la Malan sia per la Levi, non è soltanto una più numerosa presenza di donne nei posti di responsabilità ma la « trasformazione in senso socialista della società per eliminare le forme di sfruttamento che ora colpiscono, con le donne, i deboli e gli emarginati ». Giuliana Cabrini ha riproposto il tema dell'aborto e della necessità che venga legalizzato o liberalizzato come « una svolta decisiva nel processo di affrancamento della donna dall'oppressione del regime clerico-fascista della democrazia cristiana ». L'introduzione dell'aborto avrebbe come primo effetto « il ridimensionamento della mafia medica che sfrutta la donna e specula sul suo corpo ».

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