Gli Usa lasciano a Saigon mille uomini di Vittorio Zucconi

Gli Usa lasciano a Saigon mille uomini Gli Usa lasciano a Saigon mille uomini (Dal nostro corrispondente) Washington, 22 aprile. Entro questa notte (mattina a Saigon) il pre-sgombero americano sarà completato e meno di mille funzionari Usa «indispensabili» rimarranno nel Sud Vietnam, contro gli oltre seimila che ancora vi si trovavano 15 giorni fa. Saigon è perduta, l'avventura americana in Indocina si avvia alla fine e Ford conferma quanto da giorni si andava dicendo a Washington, che sono in corso tentativi della Casa Bianca attraverso un «paese terzo» (la Francia?) per ottenere un «cessate il fuoco» dai comunisti di sette giorni e aprire negoziati più vasti sulla sorte di Saigon. A Washington continua, fra dramma e stanchezza, il balletto degli «aiuti» al Sud Vietnam, rimbalzati da una commissione parlamentare all'altra, senza che mai si arrivi ad una decisione (dunque, di fatto, decidendo per il «no»). Anche la notizia delle dimissioni di Thieu — secondo il presidente Ford non richieste, ma suggerite dall'ambasciatore americano a Saigon, Martin — ha sollevato pochissima emozione, quasi Van Thieu, il Vietnam, Saigon, non fossero altro che sussulti post mortem d'una viecnda chiusa da tempo. Il portavoce del Diparti- ! mento di Stato, Anderson ha detto stamane che a suo «parere personale» (come se i portevoce potessero esprimere ai giornalisti «pareri personali») il Vietnam è stato ormai «written off», «cancellato» dal libro della politica estera americana. Kissinger tace, ma ha rinviato un viaggio in America Latina, previsto per domani, acuendo la sensazione che la vicenda vietnamita sia ormai alle ultime, delicatissime battute. Ma anche dal presidente Ford giunge ormai un chiaro messaggio di rinuncia: il tono con il quale il Presidente ha discusso del Vietnam ieri sera, in una conversazione con tre giornalisti trasmessa in diretta dalla tv, è il tono di chi analizza il passato e ne vuol contenere gli ultimi soprassalti, non di chi prepara azioni future. La preoccupazione principale del governo americano è oggi assicurare un'ordinata, sicura via di uscita agli ultimi suoi rappresentanti a Saigon, inviando — se necessario — i marines per coprire la ritirata. A questo scopo un altro contingente di truppe (circa mille uomini) ha raggiunto la flotta e la forza da sbarco già al largo delle coste indocinesi. I piani d'emergenza per l'intervento di copertura sono già pronti. L'altro obbiettivo dell'azione americana è creare le condizioni per un ordinato pas- saggio della capitale in mani comuniste, attraverso una conquista politica — che ab- bia l'apparenza del negoziato — e non una conquista mili- tare. Washington vuole evitare a ogni costo il «bagno di sangue» a Saigon, La possibilità di prendere Saigon politicamente (attraverso cioè un governo «di coalizione» che tratti la resa ai vietcong e ai nordvietnamiti) non può non essere presa in considerazione dalle forze comuniste che troverebbero non solo la via spianata, ma una forma di legittimazione nella presa della capitale. E certo Hanoi non può trascurare il fatto che una distruzione di Saigon e gli sconvolgimenti di una guerra all'ultimo sangue lascerebbe altri milioni di profughi, feriti, orfani e affamati da soccorrere, a battaglia finita. E già i comunisti devono riorganizzare la vita quotidiana nelle 25 i province sudvietnamite occu ! paté. Da queste zone (Huè, Da ! Nang, gli altipiani centrali) è j giunto il primo documento giornalistico filmato da un operatore occidentale e indipendente per la catena televisiva NBC americana. Il cinegiornalista (uno svizzero) ha potuto visitare — passando attraverso il governo di Ha¬ noi — alcune città conquistate e tanto il filmato che il commento (trasmessi da Hong Kong, dunque senza censure) sembrano dimostrare che la vita sta riprendendo regolarmente a Huè e Da Nang: le scuole sono riaperte, i mercati alimentari anche, il traffico nelle vie appare meno intenso ma regolare, la popolazione (dice il giornalista svizzero) rilassata. Temporaneamente, le attività produttiva, distributive ed economiche in generale sono state lasciate a chi già le svolgeva e il nuovo governo limita la sua attività a intensi corsi di educazione politica degli insegnanti. In quasi tutte le zone occupate, nordvietnamiti e vietcong avrebbero giustiziato (di questo il giornalista svizzero non ha avuto prove dirette) molti appartenenti alle forze di polizia, ma non i soldati di Saigon arresisi. Vittorio Zucconi

Persone citate: Kissinger, Thieu, Van Thieu