Due colpi per Madama di Giovanni Arpino

Due colpi per Madama I CONTI DEL MERCOLEDÌ Due colpi per Madama Ecco il Twente, ovvero — come lo ribattezzò Altalini dopo la brutta trasterta in Olanda — Il Twente-tre. per via delle tre "pere» incassate dalla squadra torinese sul Campetto provinciale di Enschede. Se però la Juventus risponde con due « bocciate ' secche, l'ingresso dei bianconeri alla finale di Coppa Uela è garantito. Nell'ultimo turno del loro campionato, i giocatori di Enschede (una Carmagnola o una Rivoli più fredda, più ordinata e altrettanto industriosa) si sono visti infilare tre volte dai rivali e capiclassifica del PSV Eindhoven. Forse pensavano alla rivincita sull'erba del Comunale, un -passaggio' che per tutti loro conta la stagione: la finale in Coppa sarebbe di massimo prestigio per il football olandese di periferia, tagliato fuori dalle battaglie riguardanti lo scudetto tulipano. La rimonta // caldo ha piegato le ginocchia dei polonesi all'Olimpico. Torino, benché nordica, fornirà un alleato simile ai suoi bianconeri? Si gioca sotto i riflettori, non tra gli abbacinamenti d'un sole pomeridiano. Anche Zuidema potrebbe ritrovarsi a suo agio. Ci pensi chi dovrà marcarlo. E pensiamoci anche noi. visto che sovente questi « conti del mercoledì » sono obbligati a trasformarsi in pronostico anziché Ih postumo riassunto. Non giocherà su' velluto, la Vecchia Madama. I « tulipani » sanno quanto necessita alla partita, cioè un modulo centrodifensivo coordinato e improvvisi attacchi verso Zofl. I bianconeri debbono tenere in pugno le redini di un incontro spinoso. Può tradirli l'affanno, la voglia di strafare, la necessità del gol, che costituisce autentico veleno. Se don José e Anastasi si ritrovano in combinazioni aeree pregevoli, la rimonta è fattibile. Sennò ti saluto finale (doppia) di Coppa e confronto con ouel Borussia clte attende il wturo avversario limandosi denti e unghioni. E' una botta di realismo, quella che ci viene impartita dall'arrivo del Twente e dalla prossima sfida tra bianconeri e laziali. E' necessaria, dopo la sbronza di molli vini romaneschi all'Olimpico. Le diatribe intorno, sopra e sotto la Nazionale imperversano, con la cecità o la partigianeria di sempre, ma almeno la prima parte di questi « conti » va dedicata ad olandesi e juventini. Se II calcio italiano può ancora dire una sua parola sui fronti internazionali, lo deve alla Madama, angariata da polemiche esterne assurde e costretta ad affrontare battaglie ogni volta che mette i bulloni sul terreno. E' una Juve a metà classica a metà d'emergenza, quella di stasera, con un Aitafini che tut¬ ti pretendono miracoloso, con una dilesa che va sostenuta, con un centrocampo che dovrà correre ma anche mantenersi lucido. Se la partita scade ad assalto via via più feroce, gli olandesi avranno maggiori probabilità di uscirne indenni. Se l'offensiva bianconera sa disporsi con le dovute geometrie, allora i due palloni-gol potranno anche finire nel sacco. Molto di ciò che non si è visto all'Olimpico (arrembaggio reciprocamente pericoloso, animo vincente, atmosfera da « arrivano i nostri -) e che ha fatto lamentare gli osservatori stranieri più altolocati, quali Knobel. lo si vedrà sotto le luci del Comunale, che non sono furbescamente fioche come quelle di Enschede. Per dirla tutta, le possibilità di passare il turno, tra Twente e Juve, vanno divise al cinquanta per cento. La dilesa tulipana non la strabiliare, ma bisogna metterla alla prova, cioè misurare come sa proteggerla il suo centrocampo, come - ritornano » certe punte, sia guizzanti sia cattive. La Juventus non può, oggigiorno, venir sognata al massimo della condizione. Sta guidando un « campionato di testa dovendo abbattere o inghiottire ostacoli ogni otto (o quattro) giorni. I suoi uomini-gol. tranne Altalini, hanno subito malanni o sfasature di forma notevoli. La sua retrovia s'è dannata l'anima per « contrare » avversari sempre più avidi di batterla, E gli autogol hanno creato anche qualche oscuro complesso. Ma la Juve ricorda d'aver disputato ad Enschede la peggiore delle sue esibizioni estere. La spinta per rivalersi è notevole. Non si « butta » una Coppa, come consigliano o malignano certi pennini critici, quando si è ormai giunti alla soglia della finale. Il "Granduca" Vedremo, giudicheremo, misureremo stasera, magari avendo accanto a noi quel « Furia » Furino che regolarmente deve patire squalifiche, e il cui apporto sarebbe stato determinante in tanta giostra bullonata. E, giocoforza, ci tocca ritornare sui » temi azzurri », un compito in classe che ormai si svolge senza professori. MI pare che pochissimi abbiano tentato un bilancio statistico delle partite ufficiali condotte dall'amabile ed estroverso « Doc ». Nel la sua ricerca dei - Piedi Buoni - (tribù composita), il commissario ha incasellato un gol a favore e troppi al passivo. Si è regolarmente perso, per poi lamentarsi dei pareggi casalinghi con Bulgaria o Polonia. E allora: sappiamo metter palla nel sacco solo ai poveri U.s.a.? I piedi buoni come andrebbero guidati? Bernardini non ha avuto fortuna, in varie occasioni, assommando poi questa sua per¬ sonale carenza a un » deficit » della nostra pedata nazionale. L'alternativa — fattibile, urgente — è fornita dai • proconsoli » Vecchiet, Allodi, Bearzol. Ma c'è il « granduca » Franchi. Nutro rispetto e amicizia per l'illustrissimo reggitore dell'esercito in mutande (la definizione è sua). Però, negli ultimi tempi. Franchi ricorda certi personaggi delle vecchie opere. Quelli che cantano ariette metastasiane tipo « Andiamo, andiam / Ma no, io sto / Eppure andiam / Eppur qui sto ». Un dilemma Dipende da lui — che scelse Bernardini e ancor ne piange — sciogliere il dilemma. Enzo Bearzof è talmente leale e onesto che teme di esser coinvolto in congiure da cui si ritrarrebbe inorridito. Ma Enzo Bearzot è anche il » cuoco » che, a furia di studiare in tutte le cucine, sa friggerti un paio d'uova al giorno: consapevole com'è della necessità di una « équipe », di un lavoro atletico e medico e programmatico finora mancato o ignorato. Non ci serve il « mago », ci serve un uomo. So che altri allenatori — da Vinicio a Radice — hanno lama (vera o presunta) carica di maggiori lustrini. Ma è gente che non sa neppur cosa bolla nella pentola di un Leeds o di un Atletico Madrid. Perché hanno misurato la loro esperienza quasi sempre dal basso verso l'alto d'una classifica italiana. Disconoscere la scienza acquisita da Bearzot, risolvere la questione della « panchina azzurra » con un ennesimo, tonltruante ed effimero colpo di mano, sarebbe operazione idiota. Il dottor Franchi, dopo una carriera cosi prestigiosa, rischia di - chiudere » con un amletismo colpevole, pari a quello di tanti imbelli politici nostrani. Il Club Azzurro abbisogna di un « manager » responsabile, di un centro medico che coordini e funzioni, di un tecnico da panchina che conosca gli avversari e quanto passa il convento. Risolva Franchi questo « quiz », per nulla dillicile, e non si abbandoni a inutili malinconie. Se poi va aggiunta una ragione ultima, eccovela: in troppi si sono affrettati, masochisticamente, a considerare persa la nostra situazione in Coppa Europa. Ma come? Olanda e Polonia debbono ancora scornarsi tra di loro e potrebbero rimetterci in carreggiata. Le due partite azzurre di giugno sono occasioni uniche per ricostruire, non per fornire un patetico « giubileo » a Bernardini. Dottor Franchi, certi nodi bisogna saperli tagliare. Trovi lei il modo. Perdere altro tempo è forma suicida. E ora. tanto per cambiare, andiamo allo stadio. Giovanni Arpino Aitafini e Anastasi, puntata secca sul 2, numero vincente contro gli olandesi (Franco Bruna]

Luoghi citati: Bulgaria, Enschede, Europa, Madrid, Olanda, Polonia, Torino, U.s.a.