Forse verranno restituiti i 100 milioni pagati per il riscatto di Fabio Broglia

Forse verranno restituiti i 100 milioni pagati per il riscatto di Fabio Broglia Il processo davanti ai giudici del tribunale di Vercelli Forse verranno restituiti i 100 milioni pagati per il riscatto di Fabio Broglia (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 22 aprile. Seconda udienza del processo ai presunti rapitori di Fabio Broglia e secondo rinvio. Se ne riparlerà il 13 maggio. Sembra che siano in corso trattative per rimborsare ai Broglia i 100 milioni di riscatto. Il «risarcimento danni» attenuerebbe di molto la responsabilità degli imputati, ma implicitamente è una ammissione della loro colpevolezza. Vedremo come andranno a finire le cose. E' un processo un po' ingarbugliato, aperto a colpi di scena. Stamane doveva iniziare alle 9, ma un'ora dopo gli avvocati si aggiravano ancora per il tribunale fumando nervosamente e chiedendosi che fine aveva potuto fare il presidente, dottor Amore. Qualcuno ventilava l'ipotesi che potesse essere stato colpito dall'influenza, altri trattenuto a Torino, dove abita, a causa dello sciopero. Invece il magistrato aveva semplicemente perso il treno. E' arrivato, ha indossato la toga e, accompagnato dai giudici del collegio, è entrato in aula. Inizia l'udienza, ma è subito sospesa perché i giudici si ritirano in camera di consiglio per decidere sulle numerose eccezioni sollevate ieri dai difensori dei sette imputati. Alle 10,40, il collegio è nuovamente in aula, tutti si alzano in piedi, il pubblico ammutolisce e il dottor Amore legge la decisione del dottor Luigi Anniballo, il presidente del tribunale. Il processo può iniziare, tutte le eccezioni sono state respinte, anche quella che voleva esonerare dal collegio giudicante il dottor Luigi Comoglio in quanto aveva partecipato, in precedenza, all'istruttoria. Un momento di «suspense», gli avvocati di parte civile sono convinti che i colleghi difensori ricuseranno il giudice, faranno sospendere il processo. Ma questo non avviene; anzi uno dei difensori si alza, dice che si inchina alla capacità del giudice, apprezza la sua serietà professionale e, a nome di tutti i colleghi, accetta che faccia parte del collegio giudicante. Tutti sono visibil¬ mente soddisfatti: finalmente il processo può continuare senza altri intoppi. Prende la parola l'avvocato Giuseppe Lopez, difensore di Antonio Pezzuto. Si aggiusta la toga che continua a scivolargli giù dalle spalle. «Presento due memorie per far ricordare alla corte che il mio cliente è affetto da epilessia ed è stato ricoverato più volte in ospedale — dice —. Inoltre dia contezza per quali vie perigliose siamo venuti in possesso di questi documenti (e agita in aria referti medi ci) che certificano il male dell'imputato». Il pubblico segue attento, qualcuno corruga la fronte, altri credono che l'avvocato sia uno straniero dato il suo linguaggio arcaico e il suo cognome. Il legale vuole che il suo cliente sia sottoposto a perizia psichiatrica. E ci riesce. Si siede Lopez, si alza Jacopo Pensa, difensore di Alessandro Franchetti. E' un avvocato molto abile, ha sempre la borsa piena di libri che sfoglia nervosamente davanti al presidente a sostegno delle sue tesi. Stamane presenta la fotocopia di un certo articolo, il dottor Amore la legge, dice qualcosa, e il dottor Pensa gli porta l'originale, un opuscolo. «Come vede sono documentato — dice al dottor Amore — consegno sempre libri al tribunale». «E' vero — ribatte il presidente — ma il tribunale non li restituisce più». Tutti ridono, l'avvocato Pensa resta un attimo interdetto e si fa restituire la fotocopia: «Che mi resti almeno questa» dice, ritirandosi. Ma non ha ancora finito di parlare. Questa volta tira fuori dalla borsa un tomo, forse un manuale di medicina e, indicando con l'indice certe pagine, spiega che anche il suo cliente ha bisogno di una perizia medica in quanto è stato ricoverato per un certo tempo al Niguarda per commozione cerebrale. Poi, rivolto all'imputato, gli dice: «Esibisca la sua cicatrice». Il Franchetti scatta come una molla, è altissimo e mostra alla corte la pelle attorno al suo occhio che è raggrinzita. «Guardate che sberla ho preso» e si siede massaggiandosi la fronte. Il Pezzuto e il Franchetti sono gli unici che in sede istruttoria hanno ammesso alcune responsabilità sul rapimento Broglia. E' chiara la manovra dei loro difensori che fanno di tutto perché siano riconosciuti seminfermi di mente. Sono le 12,40 e ancora una volta la corte si ritira per decidere su queste due richieste. Alle 13, ritorno in aula e il dottor Amore dice che darà ordine che si acquisiscano le cartelle cliniche del Pezzuto e che intanto l'udienza può continuare. A questo punto, silenziosamente, quasi sotto voce, l'avvocato di parte civile Antonio Bori, si avvicina al presidente e chiede la sospensione del processo per qualche giorno perché è corsa voce che forse la parte lesa, i Broglia, sarà risarcita. Il dottor Amore si consulta con i due giudici e decidono di accogliere la richiesta. I risultati di questa manovra li sapremo il 13 maggio. A,do popajz Vercelli. Fabio Broglia in aula, col padre (f. La Stampa)

Luoghi citati: Torino, Vercelli