L'ombra di Milena di Luciano Curino

L'ombra di Milena L'ombra di Milena (Dal nostro inviato speciale) Milano, 22 aprile. Proprio come il «caso Sutter», quattro anni fa. Per i due delitti, una sola trama scritta dal diavolo. E' fin troppo facile trovare le analogie. Laura come Milena è scomparsa nella via di una grande città, in un'ora di pieno traffico. Due studentesse uscite da scuola e che dovevano prendere l'autobus per rincasare. Ma quell'autobus non l'hanno mai preso, e non si sa perché. Dissolte in un pomeriggio di primavera. La sera stessa della scomparsa delle ragazze, le famiglie ricevono una telefonata che fissa il riscatto. Si vuol far credere al rapimento per estorsione e avviare le indagini su una pista sbagliata, guadagnare tempo. In tutti e due i casi viene commesso un errore. A Genova si chiedono «soltanto» cinquanta milioni ad Arturo Sutter, re della cera e quarto contribuente della città. A Melegnano la richiesta è di duecento milioni, somma impossibile per Emilio Orsi, che vìve modestamente con stipendio di impiegato. Errori che avrebbero dovuto mettere subito in allarme, perché l'industria del sequestro non fa sbagli simili, ma ha mostrato di sapere esattamente fino a che punto può arrivare. Gli errori di valutazione nei due casi dovevano far presumere una realtà ben diversa e più disperata. Presumerlo, toccava a chi svolgeva le indagini. Non alle famiglie. E' umano che, in casi simili, i genitori di ragazzine pulite rifiutino l'ipotesi più crudele, aggrappati al telefono e all'illusione. Le autopsie hanno rivelato che durante tutto il tempo in cui le famiglie Sutter e Orsi hanno aspettato la telefonata «con istruzioni» dei rupitori, Milena e Laura erano morte, uccise subito dopo il rapimento, entrambe strangolate. Nemmeno nei momenti di più cupo pessimismo i genitori hanno pensato a questa eventualità. «Ma è ancora una bambina» si è lasciato sfuggire il padre di Milena, uomo di formidabile autocontrollo, in uno dei pochi sfoghi di quei giorni. Ma non pensava al peggio, alla morte; nemmeno sospettava che la figlia gli fosse stata ghermita da qualche turpe canaglia. Si preoccupava, invece, del trauma che la prigionia avrebbe potuto lasciare nello spirito della figlia. Diceva Arturo Sutter: «Ma perché questa gente non si decide? Sono i soldi che vuole? Ecco i soldi», e aveva a portata di mano la valigia con cinquanta milioni. La madre tutt'al più arrivava a temere: «Me l'hanno picchiata. Sono sicura che me l'hanno picchiata, la mia bambina». Per quattordici giorni si sono illusi i Sutter. Quattordici giorni d'illusione anche per gli Orsi. La speranza della famiglia di Melegnano sembrava perfino più giustificata. Diceva il padre: «Duecento milioni è pazzesco. Non li ho mai visti duecento milioni. Facendo tutti i debiti possibili arrivo a dieci milioni. I rapitori si sono sbagliati, si accorgeranno dell'errore e mi restituiranno Laura». Alla fine di ogni giornata senza che nulla fosse accaduto, più che l'angoscia c'era quasi lo stupore che i rapitori non si fossero ancora decisi a rimandargli la figlia. Altri pensieri più tremendi? Quel sospetto che si immagina possa afferrare un padre e una madre di una ragazzina graziosa e fatta per suscitare desideri e che un certo giorno non ritorna più da scuola? No, questo pensiero è rifiutato dai genitori. La mente si ribella e lo rigetta. E' una forma istintiva di autodifesa che, in un'attesa già piena di altre angosce, impedisce di impazzire. Si sa che la malvagità non ha limiti, ma si vuole credere che non arrivi a toccare i nostri figli. I lettori delle cronache o anche gli amici di famiglia che vengono per incoraggiare e per dire che tutto finirà bene: ecco, gli altri possono temere realisticamente il peggio. Ma certe cose un padre e una madre non arrivano a pensarle. Due casi: la stessa illusione. la stessa fiduciosa attesa. Di colpo, la medesima brutale rivelazione. E anche nella morte e nella scoperta del cadavere di Olga e di quello di Milena l'analogia è impressionante. Entrambe affondate, una zavorrata con una cintura da subacqueo, l'altra con un blocco di cemento. Ma il mare e il fiume non sono tombe re di Laura e di quello di Milena affiora a pochi metri dalla spiaggia di Priaruggia, quello di Laura in un'ansa del Lambro. C'è un'ultima analogìa. Le vittime erano due ragazze diverse tra loro: per l'età, la condizione familiare e l'educazione, altri motivi. Ma se si confrontano le fotografie si trova lo stesso sguardo e lo stesso sorriso, che rivelano la medesima pulizia, un certo candore, un'entusiasmante fiducia negli altri e nel mondo. Sono questo stesso candore e questa stessa fiducia che hanno legato Milena e Laura al medesimo destino? Ammetterlo è doloroso. Ma senza fiducia e candore, che cosa sarebbe l'adolescenza? Luciano Curino

Persone citate: Arturo Sutter, Emilio Orsi, Orsi, Sutter

Luoghi citati: Genova, Melegnano, Milano, Milena