Colloquio Ford-Kissinger Forse contatti con Hanoi di Vittorio Zucconi

Colloquio Ford-Kissinger Forse contatti con Hanoi Il Sudvietnam dopo l'abbandono di Thieu Colloquio Ford-Kissinger Forse contatti con Hanoi (Dal nostro corrispondente) Washington, 21 aprile. Le dimissioni di Van Thieu potrebbero aprire uno spiraglio di negoziato, se non sono arrivate troppo tardi. Fra speranze (poche) c timori (molti) le reazioni americane alla fine politica dell'uomo forte del Sud Vietnam, dcll'« alleato » che tanto inutile dolore è costato all'America e al proprio Paese, esprimono il pessimismo di fondo che ormai circonda ogni notizia datata Saigon. Non appena Thieu ha annunciato le sue dimissioni, il presidente Ford ha convocato il segretario di Stato Kissinger, e i due hanno discusso a porte chiuse (senza assistenti né portavoce) oltre un'ora. Per il momento nessuna notizia ufficiale e venuta da Ford o da Kissinger, ma si ha l'impressione — a Washington — che l'America sia alla vigilia di un passo diplomatico di prima grandezza verso Hanoi e i comunisti. Già da alcuni giorni, contatti indiretti (attraverso «nazioni terze» cioè) erano in corso fra gli Stati Uniti e i comunisti vietnamiti, ma nulla autorizza ad affermare che Van Thieu fosse il prezzo di questi contatti. Se il discorso d'addio di Van Thieu è stato vibrante di indignazione (con le accuse di tradimento all'America), la risposta della Casa Bianca è stata .gelida. Nella sola risposta data ai giornalisti, fra decine di «no comment», il portavoce di Ford, Nessen, ha osservato che «il presidente Van Thieu si è dimesso secondo la procedura prevista dalla Costituzione sudvietnamita». «Washington — ha detto ancora Nessen — si prepara a lavorare con il suo successore e il presidente Ford ritiene ancora necessario lo stanziamento di quasi un miliardo di dollari» chiesto dalla Casa Bianca al Congresso in aiuti militari e soccorsi umanitari. Un poco più loquaci dell'amministrazione sono stati gli esponenti del Congresso, da oggi impegnato nella discussione plenaria (non più in commissioni dunque) delle richieste di aiuti. John Sparkman, democratico, che presiede la commissione affari esteri, ha osservato che la partenza di Thieu «dovrebbe facilitare un poco le cose e permettere trattative» aggiungendo che «potrebbe ridursi la tensione fra il Parlamento e il governo a Washington». McGovern, l'ex candidato presidenziale contro Nixon, ha detto di «avere sempre guardato a Thieu come al principale ostacolo sulla via della pace in Vietnam» e di sperare dunque che le sue dimissioni «possano almeno scongiurare un tremendo bagno di sangue finale». Ma dal Dipartimento di Stato, in attesa che Kissinger faccia conoscere le sue reazioni, giungono voci di profondo pessimismo. Un «alto personaggio» vicino a Kissinger ha osservato che «la volontà nordvietnamita di trattare, Thieu o non Thieu, è per lo meno dubbia, mentre certo è il fatto che Saigon è un frutto maturo, pronto per essere colto» (stamane giunge notizie della caduta di Xuan Loc, uno degli ultimi capisaldi governativi sulla autostrada «1», a 65 chilometri da Saigon). In contraddizione con queste parole, un'altra fonte vicina a Kissinger ha sostenuto invece che «ora qualcosa succederà, sul piano diplomatico». Nel dubbio fra ottimismo e pessimismo, l'evacuazione degli ultimi americani rimasti in Sud Vietnam continua e mille persone sono giunte stamane nelle Filippine da Saigon. Fra loro anche numerosi sudvietnamiti riusciti a sfuggire ai cavilli anti-emigrazione imposti dal governo. Il numero complessivo di americani ancora nel Sud Vietnam è ormai — secondo il Dipartimento di Stato — inferiore alle 3000 persone, contro le quasi 6000 che ancora vi si trovavano dieci giorni fa. Le unità della Sesta Flotta (5 portaerei, 7 trasporti , 4000 marines) distaccate per provvedere allo sgombero degli ultimi cittadini Usa sono frattanto già in posizione nelle acque del Mar Cinese meridionale. Vittorio Zucconi sudsmncgI