Due medisi discutevano sulle cure mentre il malato stava morendo?

Due medisi discutevano sulle cure mentre il malato stava morendo? Denuncia del direttore del manicomio di Cogoleto Due medisi discutevano sulle cure mentre il malato stava morendo? Il paziente, 70 anni, s'è sentito male - Sarebbe deceduto durante un diverbio tra i sanitari sulla necessità o meno della tracheotomia - Il pretore ha aperto un'inchiesta (Dal nostro corrispondente) Genova, 21 aprile. Un anziano ricoverato all'ospedale psichiatrico di Cogoleto sarebbe spirato in una corsia il 12 aprile scorso, mentre due medici discutevano su come soccorrerlo. Della vicenda si occupa ora il pretore di Voltri, dottor Napoli, il quale ha ricevuto un esposto dal direttore dell'ospedale prof. Menduni. Il ricoverato, Luigi Di Lanzo, di 70 anni, di Albenga, era curato da alcuni anni per una forma cronica di nevrosi ipocondriaca: il 12 aprile, verso le 11,30, s'è sentito improvvisamente male. Gli infermieri lo hanno trovato a letto, nella corsia, in stato di semincoscienza. Non respirava, era cianotico, il volto era diventato bluastro. Hanno chiamato i medici di turno. A questo punto le versioni dei fatti sono discordanti; sembra però che i due sanitari intervenuti, il dottor Carmine Rogo e la dottoressa Irma Rosadini, entrambi di Genova, abbiano avuto una vivace discussione sulla natura del male che aveva colpito Di Lanzo. Secondo il dottor Rogo era necessario effettuare immediatamente una « tracheotomia », cioè infilare un ago nella trachea del ricoverato, per rimuovere un corpo estraneo che, con ogni probabilità, gli impediva di respirare. La dottoressa Rosadini avrebbe cercato di impedire l'intervento, sostenendo che invece si sadebbe trattato di « paralisi bulbare » e che non era necessaria la tracheotomia. La discussione, a questo punto, si sarebbe fatta accesa, senza che nessuno dei due sanitari intervenisse a soccorrere Di Lanzo. L'anziano ammalato, a questo punto, sarebbe morto per soffocamento. Gli infermieri presenti alla scena avrebbero allora raccontato l'accaduto al professor Menduni, direttore dell'ospedale psichiatrico. Questi, dopo avere deciso un'inchiesta, ha inviato un rapporto al pretore. Il magistrato, nei giorni scorsi, ha aperto ufficialmente l'indagine, nominando un perito giudiziario, il prof. Renzo Celesti dell'Istituto di medicina legale, il quale dovrà compiere quanto prima l'autopsia sulla salma. Sulla vicenda, i protagonisti e il magistrato mantengono il massimo riserbo: per il momento, non sono stati emessi avvisi di reato o quanto meno comunicazioni giudiziarie. Si sa però che anche i familiari dello scomparso intendono andare sino in fondo per conoscere la verità. Sin dal giorno successivo al decesso del loro congiunto, infatti, non hanno potuto vedere la salma e neppure hanno potuto svolgere le esequie. Negli uffici amministrativi dell'ospedale di Cogoleto si sono limitati a informarli che il cadavere di Luigi Di Lanzo «era a disposizione della autorità giudiziaria». L'episodio viene considerato negli ambienti sanitari genovesi come . «emblematico» dello stato di abbandono dell'ospedale psichiatrico di Cogoleto. Il corpo sanitario è infatti composto di soli 13 medici, contro 1300 ricoverati: negli ultimi mesi, la crisi si sarebbe fatta più acuta. Molti ricoverati, specie dei più anziani, sarebbero stati vittime, per limiti di assistenza, di cadute e incidenti. P. 1. In fabbrica a Rivanazzano po, il Dellagiovanna ustioni di secondo grado al volto, alle braccia e alle gambe. Per quest'ultimo i medici hanno emesso una prognosi di un mese; la Passoni, invece, è in pericolo di vita anche se i medici non disperano di salvarla. ospedale a Cagliari dove è stato giudicato guaribile in 15 giorni. Il fatto è avvenuto nel bar di Maria Lotti, nel centro del paese. Tre giovani — i fratelli Aldo e Paolo Murgia, rispettivamente di 29 e 19 anni e Santino Puddu, 20 anni, tutti di Nurri — discutevano animatamente con la prò-1 prietaria del locale. Dalle parole i tre stavano per passare ai fatti, quando il carabiniere è intervenuto per sedare la lite. I fratelli Murgia e Puddu, secondo gli inquirenti, si sono scagliati contro il militare, colpendolo con calci e pugni, morsicandolo all'orecchio e lasciandolo sanguinante a terra. Usciti dal bar, i tre si sono separati, fug-1 gendo per la campagna. Le ricerche dei carabinieri hanno portato alla cattura di Paolo Murgia, mentre il fratello e Santino Puddu hanno fatto perdere le loro tracce.

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