"Contestato,, uno dei giudici al protesso per il figlio del medito casalese rapito

"Contestato,, uno dei giudici al protesso per il figlio del medito casalese rapito Il dibattimento s'è iniziato ieri presso il tribunale di Vercelli "Contestato,, uno dei giudici al protesso per il figlio del medito casalese rapito pgpIl magistrato, a suo tempo, si era occupato dell'istruttoria - Fabio Broglia, 18 anni, venne sequestrato il 19 gennaio scorso - Per la sua liberazione furono pagati 100 milioni - Accusati sono sette: uno a piede libero Dl t iit il) i Il Il aseer to re te to va ei te eer ri il un cico di te vire li erohe orre on nto no tà 00 i Vlli Gli ii l il i di Fbi Bli (F L S) (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 21 aprile. Un giudice con le tonsille infiammate, il collega che lo ha sostituito «contestato» in aula dagli avvocati difensori, hanno fatto rinviare di 24 ore il processo ai presunti rapitori di Fabio Broglia, lo studente di 18 anni, figlio di un neurologo di Casale, sequestrato a Milano la notte del 19 gennaio e rilasciato il mattino dell'I 1 febbraio, dopo che la famiglia ha pagato una taglia di 100 milioni. Gli imputati sono sette, uno a piede libero, difesi da un nutrito collegio di legali, dieci in tutto. Il processo è iniziato a Vercelli, ma c'è stato un tentativo di farlo sospendere e trasferire a Milano per competenza territoriale. Ricordiamo brevemente l'episodio di cronaca di cui è rimasto protagonista il giovane Broglia. Quella notte usciva dal night «Bell's Club» assieme a Luciano Ongaro, 28 anni, bresciano, quando sono stati caricati con la forza su un furgone da tre banditi mascherati. Dopo un paio di chilometri l'Ongaro è stato fatto scendere «perché di lui i banditi non sapevano cosa farse- e o n i, e onuo no a a ti o, o oa o ioeie a eno u aio ne- o aa, aua. eil mainri o ni re ld ta a le o nne, era un poveraccio ». Il Broglia, invece, è stato portato in una cascina a Gili Mosso di Santa Maria, nel biellese, e tenuto prigioniero per 23 giorni. L'Ongaro intanto finiva in cella a San Vittore perché sospetto di far parte della banda che aveva rapito 10 studente. La polizia aveva detto che la sua versione dei fatti era dubbia, per niente credibile. In seguito il bresciano è stato scarcerato per mancanza d'indizi. Due giorni dopo i rapitori si mettono in contatto con il padre di Fabio e chiedono un riscatto di 2 miliardi. Una cifra pazzesca che il medico non osa neppure sognare di possedere. Dice chiaramente ai banditi, attraverso interviste sui giornali, che non tirerà fuori neppure una lira e li supplica di rimettere in libertà il figlio. I rapitori insistono, si «accontentano» anche di mezzo miliardo, l'importante per loro è realizzare qualcosa. Ma il medico, non molla. A questo punto i banditi forse si rendono conto che hanno a che fare con uno che non ha molte possibilità finanziarie e scendono a 300 milioni. Ancora troppo per i Broglia. Il 10 febbraio, final mente, l'accordo: 100 milioni, non una lira in meno. Il medico accetta, trova i quattrini e 11 deposita in un punto dell'autostrada Milano-Genova. E' da poco passata la mezzanotte. Tre ore dopo Fabio è rilasciato a Formigliana, comune di Vercelli. Il giovane è lucidissimo, parla a lungo col magistrato, racconta dettagliatamente ogni particolare che permetterà alla polizia di scoprire la sua prigione e, due giorni dopo, mettere le mani sui presunti responsabili. Alle 9,20, entrano in aula gli imputati: Antonio Pezzuto, 34 anni, residente a Cesate con i suoi due fratelli Orazio Remo e Pompeo Romolo, gemelli di 30 anni, residente il primo a Corsico, l'altro a Garbagnate; Alessandro Franchetti, 25 anni, di Cesate: Oreste Agnoletti, 34 anni. Milano, viale Monza 355; Giancarlo Venturini, 38 anni e Fernando Maddale na, 29 anni, residenti a Trezzano sul Naviglio. Sono uniti a un'unica catena, il banco che deve ospitarli è troppo piccolo, due siedono all'esterno. Fabio Broglia li osserva a lungo, parla sottovoce al padre. Il giovane veste un completo nero di velluto, anche la cravatta è nera sulla camicia bianca. E' disteso, tranquillo. C'è anche l'Ongaro che si guarda attorno con la bocca aperta, forse è preoccupato, «chissà come andrà a finire questa storia» penserà. Forse ha paura perché ha rischiato cdcntis Vercelli. Gli imputati al processo per il rapimento di Fabio Broglia (Foto La Stampa) anche lui di trovarsi sul banco degli imputati. Entrano i giudici e il presidente Amore dà inizio al processo. Prendono subito la parola gli avvocati difensori che sollevano una serie di eccezioni. Dicono che sarebbe opportuno fare il processo a Milano in quanto il giovane Broglia è stato rapito là: stessa sorte è toccata all'Ongaro e anche la taglia è stata pagata in Lombardia. Inoltre uno degli avvocati si lamenta che il suo cliente è detenuto nel carcere di Saluzzo e chiede che sia trasferito vicino a Milano perché possa avere contatti più rapidi con lui. A questo punto si alza l'avvocato di parte civile Antonio Bori e, dopo avere elargito a destra e sinistra «eccellenza», «illustri colleghi», eccetera, attacca: «Sarebbe troppo comodo per noi avvocati avere i clienti a portata di mano, magari appena fuori dalla porta. Purtroppo è il sistema carcerario nel Paese che non funziona e dobbiamo accontentarci, non possiamo farci niente. Forse il suo cliente l'hanno mandato a Saluzzo perché è un carcere sicuro, dopo quanto è successo qui vicino, a Casale, con il Curdo». Non finisce la frase che uno degli imputati si alza e gli urla: «Fascista, io, innocente, sono in carcere da due mesi». L'avvocato Bori, che in quel momento aveva l'avambraccio alzato con il dito verso il lucernario, resta come folgorato. Ma si riprende subito: si guarda attorno e chiede: «Mi ha dato forse del fascista?» «Ma no... ma no... — intervengono i difensori — ha detto così tanto per dire. Non ci faccia caso illustre collega». Antonio Bori però è per niente convinto, guarda l'imputato e ribatte: «Stia zitto e sì sieda. Abbia un po' di rispetto, perbacco» poi, rivolto ai giornalisti, commenta: «Ma li vedete? Hanno ancora il coraggio di fare i prepotenti in aula. Roba da matti» e si sprofonda nella lettura del fascicolo processuale. In aula c'è molto nervosismo, il pubblico non riesce a stare zitto, il presidente dice al p.m., indicando un giornalista: «Lo faccia smettere, continua a masticare chewinggum». L'ultima eccezione, quella che ha fatto rinviare il processo, è la presenza nel collegio giudicante del dottor Luigi Comoglio (che ha sostituito all'ultimo momento il dot¬ toattodesensopfi Fabio Broglia in aula tor Boccalatte colpito da un attacco di tonsillite) in quanto, durante la fase istruttoria del processo, aveva emesso sentenza di proscioglimento nei confronti di tre individui sospettati inizialmente di fare parte della stessa banda. Alla fine i giudici si sono chiusi in n na o o ui e a n camera di consiglio per decidere. Nel frattempo il dottor Comoglio faceva sapere al presidente che rinunciava all'incarico e il processo era sospeso. Riprenderà domattina, la difesa solleverà altre eccezioni. Aldo Popaiz