La Resistenza senza retorica di Ugo Buzzolan

La Resistenza senza retoricaAlla radio e alla tv La Resistena! senza retoria^ Tanti i programmi: si spera nella qualità Una volta, parliamo degli Anni Cinquanta (le trasmissioni regolari della TV ebbero inizio nel gennaio '54), il video praticamente ignorava la Resistenza. Non che si tacesse del tutto, però arrivati al 25 aprile, ci si limitava a filmati di cerimonie ufficiali che venivano giornale c conglobati in una atmosfera da bollettino go vernativo. Talora, prima del vzlvminclusi nel7e"le-\al'avvio degli spettacoli della osera, compariva una personalità, ministro o qualcuno del genere, che pronunciava un discorso di circostanza; il tono era sempre cautelosamente retorico e venivano usate frasi che in sostanza non dicevano nulla. E' chiaro, ed era chiaro anche allora, che non si trattava di una linea di condotta decisa autonomamente dalla Rai: ma di un pronto, sollecito, supino adeguamento della Rai ad ordini che venivano dal governo: e gli ordini, in quell'evoca, erano di attenuare, sopire, minimizzare tutto ciò che riguardava la Resistenza. Per dare un'idea di quale clima ci fosse tra la fine degli Anni Cinquanta e l'affacciarsi degli Anni Sessanta, basterà ricordare un episodio che oggi sembra incredibile: il programma «Tempo di musica» diretto dal regista Daniele D'Ama si proponeva di passare in rassegna gli ultimi trenta o quarant'anni della nostra storia attraverso le canzoni più popolari: vìa poiché sul filo dei motìvetti si rievocavano in tono tra l'amaro e il beffardo il periodo della guerra d'Abissinia, e la guerra del '40, e le adunate in orbace e stivaloni, non tardarono a piombare sulla rivista fulmini inesorabili. L'accusa era di irriverenza verso il sentimento di patriot tismo: in realtà non si tollerava o per lo meno non si giudicava opportuna, in vista delle manovre politiche allora in corso, una satira — sia pure blanda — del fascismo e dei suoi aspetti più deleteri e grotteschi. Avvennero, nel segreto degli uffici, scontri fra gli autori e gli alti funzionari e la rivista, mutilata, sfigurata e irriconoscibile, terminò bruscamente. Dopo la caduta del governo Tambroni, le cose lentamente mutarono: la Rai risentiva del nuovo indirizzo politico, e anche il 25 aprile cominciò a essere ricordato in maniera più aperta (stavamo per dire meno a denti stretti). Via via furono trasmessi, nell'occasione della ricorrenza, documentari, sceneggiati, testimonianze o film. Non sempre il materiale era approvabile nel senso che qua e là continuava ad affiorare l'«ufficialità» e quindi la retorica, e che troppo spesso mancava una visione della Resistenza dall'interno, cioè critica. Tuttavia era già un notevole passo in avanti. Quest'anno la celebrazione del Trentennale è particolarmente nutrita. Ci auguriamo che alla quantità, cospicua, corrisponda la qualità. Alla celebrazione è staio dato il via ieri con Tuttilibri, la rubrica di novità editoriali in onda alle 13, dedicata in parte a pubblicazioni sulla Resistenza, e con il film II generale Della Rovere di Rossellini di cui si fa cenno nella cronaca televisiva. Domani, sul « nazionale », I giorni dell'insurrezione, sulla liberazione di Genova, Milano e Torino, con spezzoni cinematografici inediti e interventi di protagonisti e testimoni. Giovedì 24 aprile, debutto dello sceneggiato in tre puntate Gli strumenti del potere, testo di Felisatti e Pittami e regìa di Marco Leto: storia delle vicende che portarono negli anni 1925 e 1926 il governo di Mussolini a trasformarsi in dittatura: è un vero e proprio film con attori, diretto da un regista cinematografico come Leto che ha al suo attivo una eccellente pellicola sui confinati politici durante il fascismo, « La villeggiatura ». Nello stesso giorno saranno dedicate alla Resistenza le trasmissioni Protestantesimo e Sorgente di vita (il settimanale di vita e cultura ebraica). Avremo poi uno « speciale del telegiornale» sidla battaglia di Monlelungo (fronte di Cassino, tra l'esercito nazista e reparti italiani ricostituitisi nel Sud dopo l'i settembre). Anche la radio ha iniziato ieri le celebrazioni con lo sceneggiato in dodici puntate Una questione privata che Marcello Sartorelli ha tratto dall'omonimo, e indimenticabile, racconto di Beppe Fe- noglio. Il 25 aprile alle ore 15 sul « secondo » prenderà il via La Resistenza nella narrativa italiana a cura di Arrigo Benedetti e alla sera (ore 21,15, «nazionale»/ potremo ascoltare Il canto della libertà a cura di Vladi Orengo, con re- già di Massimo Scaglione, una rassegna di canzoni di protesta e di rivolta. Probabilmente il panorama non e completo, ma quel che ci preme di dire è questo: il complesso di programmi sembra vasto e abbastanza organico: l'importante è cfte dalla Tv e dalla radio non venga fuori la commemorazione celebrativa troppo ovvia e troppo facile, e in taluni casi persino scontata, e della quale noi tutti (e i giovani in particolare) avvertiamo l'inutilità, ma che grazie aUe varie trasmissioni si mei- tano in luce quei principi di effettiva democrazia ed effettiva libertà cui si è ispirata !a Resistenza e che dovrebbero essere oggi, e specie oggi, vivi e operanti nella realtà che stiamo vivendo. Ugo Buzzolan

Luoghi citati: Abissinia, Cassino, Genova, Milano, Torino