Il generale De Sica
Il generale De Sica LA CRONACA DELLA TELEVISIONE Il generale De Sica Ieri sera il film di Roberto Rossellini - Domenica si è concluso lo sceneggiato giallo " Un uomo curioso " con Gabriele Ferzetti generale Della Rovere di ieri sera è stato mandato in onda per un duplice scopo: dare inizio ai programmi sul trentennale della Resistenza e offrire il quinto pezzo del ciclo dedicato a De Sica. In effetti il film, che è già comparso sul video, è una prestazione maiuscola di De Sica che dà volto e accenti straordinari all'imbroglioneeroe Bertone (vissuto nella realtà e fatto conoscere dal racconto di Indro Montanelli che porta lo stesso titolo del film). Come tutti ricordano, l'opera di Rossellini, che ha pagine di grande vigoria e s'avvale di una ricostruzione impeccabile dell'epoca, ebbe un notevole successo di pubblico e accoglienze in genere favorevoli, ma con riserve, da parte della critica che, pur riconoscendo al film elevatezza di tema e profondo impegno professionale, parlò di « accettazione delle regole del cinema commerciale ». E torniamo a domenica, alla conclusione del giallo Un uomo curioso. Diciamolo subito, Un uomo curioso è stato, sul piano della recitazione ( Gabriele Ferzetti), della regia (Dino Partesano) e dello stesso soggetto (che era di Piero Chiara, con sceneggiatura di Biagio Proietti), l'originale più accettabile del ciclo « Tre enigmi ». Ma l'affermazione non suona come un particolare elogio in quanto i primi due gialli, « L'uomo dagli occhiali a specchio » e « L'uomo dei venti » facevano veramente cadere le braccia: impasticciato e lento l'uno, sgangherato e lento l'altro, erano entrambi un deplorevole esempio di thril ler che fa dormire. Qui, in Un uomo curioso c'era per lo meno l'ambiente che stava in piedi: era l'ambiente di provincia lombarda I caro a Piero Chiara e reso j dal regista con una certa effi- |teresse dello spettatore. Inte cada (quel caffè, quei tipi di frustrati e di sognatori, quelle partite notturne al biliardo...). Quanto alla storia in sé, la bizzarria di morti misteriose dovute a uova al cianuro poteva stuzzicare l'in- resse che però nella prima puntata è stato smorzato dal difetto che accomunava questo sceneggiato agli altri: la lentezza, una lentezza che non è sparita nella puntata di domenica (basterà pensate alla sequenza del funerale) ma che è passata in seconda linea davanti alle ultime battute e alle rivelazioni finali dell'intrigo, per altro assai modeste in fatto di suspense. Abbiamo accennato alla recitazione che è stata nel complesso corretta, con una punta nettamente positiva per quanto riguarda Ferzetti, molto bravo nel rendere le sfumature di un personaggio difficile, che sta dentro nell'imbroglio e al tempo stes- so ne è estraneo. Comunque chi s'aspettava emozioni dal ciclo è rimasto deluso: a petto di gialli che circolano al cinema — citiamo pure il non lodato « Profondo rosso » di Dario Argento, squinternato e assurdo sin che si vuole, ma stracarico di tensione — questi prodotti televisivi appaiono ingenui, molli e noiosetti, insoddisfacenti come gialli e insoddisfacenti, in generale, come racconti sceneggiati. Sempre domenica, è da ricordare sul secondo canale, il recital della cantante di canzoni popolari Maria Carta: un recital in cui è emersa con prepotenza la singolare personalità artistica della Carta, e che il regista Gianni Amico ha ben inquadrato sullo sfondo della Sar¬ deSna antica e moderna, ! u. bz.
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