Violenze a Milano di Remo Lugli

Violenze a Milano Violenze a Milano (Segue dalla 1a pagina) sempre resistenza», campeggiava sullo sfondo. Già stamane le pareti della camera ardente si sono andate coprendo di corone rosse: garofani e rose. Poi è stato necessario accumularle fuori, lungo la strada. Il funerale era stato fissato per le quindici, via Bobbio sfocia in viale Coni Zugna. Anche questo era già zeppo di folla. E' stato faticoso per gli uomini del Movimento studentesco, che si erano assunto il compito del servizio d'ordine, aprire un varco per il passaggio. A poco a poco il corteo ha incominciato a muoversi. In testa il grande striscione, che prima campeggiava nella camera ardente, e che era sorretto da sette parsone, tra le quali i genitori di Roberto Franceschi ucciso davanti alla Bocconi il 23 feb-1 braio '73 e la fidanzata di Zi-1 becchi. Poi venivano le corone, tante, forse più di cento, tutte rosse; una, portata dai valletti del municipio circondati da otto vigili, era del sindaco e della giunta. La bara, di legno scuro, senza fregi era portata da sette giovani. Al seguito, il fratello di Giannino, Carlo, gli amici più intimi e poi tutta la folla allineata in file di una decina di persone. Molte le bandiere rosse, gli striscioni che indicavano i raggruppamenti politici e le appartenenze alle varie fabbriche. Migliaia di garofani rossi all'occhiello o sul petto delle ragazze. Subito dopo la partenza, quando la bara è svoltata sul Viale Coni Zugna, la folla che era in attesa di accodarsi ha intonato, sottovoce, nel perfetto silenzio, il canto «Per i morti di Reggio Emilia». Il sentimento stava per sopraf-1 fare le voci e allora la canzone si è bruscamente interrotta per dar sfogo agli slogans, scanditi, gridati con rabbia. Tutto il funerale, che è durato circa due ore e mezzo, fino al momento in cui gli ultimi sono entrati nella piazza del Duomo è stato accompagnato da queste scariche di frasi: una si spegneva e l'altra più lontana si accendeva: «Ancora una volta seguiamo un funerale; mettiamo fuori legge la destra nazionale»; «La resistenza nostra non è democristiana»; «Compagno Giannino te lo giuriamo, ogni fascista preso lo massacriamo»; «Compagno Giannino sei morto partigiano, contro il fascismo democristiano»; «Le nostre bandiere oggi sono in lutto, pagherete caro pagherete tutto». Non s'è mai visto un uomo in divisa. Già nella mattinata molti automezzi di agenti e di carabinieri erano andati a prendere posizione lungo l'itinerario, ma al riparo dalla vista di coloro che dovevano sfilare. Il Movimento studentesco e la polizia avevano discusso a lungo, mediatore il sindaco Aniasi, sull'itinerario da seguire. La sinistra extra-parlamentare aveva messo come condizione l'arrivo e i discorsi nel centro di Milano. La polizia glielo ha concesso, ottenendo però una variante al percorso, per lasciar fuori via Torino, sede di una sezione Cisnal. Il corteo è così sfilato per viale Cugna, viale Gorizia, corso Italia, piazza Missori, via Mazzini. La testa del corteo è entrata nella Piazza del Duomo alle 16,55. la coda quaranta minuti dopo. Per primo ha parlato un membro del Comitato antifascista di Porta Ticinese. «Credo che oggi il nostro pensiero debba essere rivolto soprattutto al ricordo del compagno caduto, piuttosto che alla vendetta. Domani sarà un altro giorno». Raffaele De Grada, ex comandante partigiano, ha poi tenuto la commemorazione: «Ti consideriamo come se tu fossi caduto ili una delle nostre battaglie. Ci eravamo ripromessi che non avremmo più avuto un governo che facesse cadere qualcuno — ha detto De Grada —. Bisogna riprendere la lotta là dove l'abbiamo lasciata». Alla fine del discorso la folla ha intonato l'«Internazionale», poi altri canti, altri slogan. La bara, coperta di fiori, è stata caricata sul furgone funebre, che è partito per il cimitero. Remo Lugli

Persone citate: Aniasi, De Grada, Giannino, Raffaele De Grada, Roberto Franceschi

Luoghi citati: Milano, Reggio Emilia