Uccisa e gettata nel Lambro la ragazza «rapita» a Milano di Marzio Fabbri

Uccisa e gettata nel Lambro la ragazza «rapita» a Milano Scomparsa il 7 aprile mentre attendeva l'autobus Uccisa e gettata nel Lambro la ragazza «rapita» a Milano La salma di Laura Orsi, 17 anni, era rinchiusa in un sacco - I rapitori, dopo una telefonata, non si erano più fatti vivi - Si dubita che fosse stata sequestrata per chiedere un riscatto ; ; j I | | j 1 1 (Dal nostro corrispondente) | Milano, 21 aprile. Laura Orsi, la studentessa di 17 anni «rapita» a Milano il 7 aprile scorso, è stata uccisa. Gli assassini hanno infierito su di lei con furia bestiale: l'hanno picchiata a sangue, strangolata ed infine dopo averle legato mani [ e piedi con un cavetto d'ac; ciaio c infilata in due sacchi di plastica, gettata nel I Lambro, vicino a Lodi. Il ! corpo era stato zavorrato con blocchi di cemento e I non sarebbe più riemerso, ma il livello del fiume si è ; abbassato e un contadino lo ha scorto e tirato a riva con una pertica; poi ha tei lefonato ai carabinieri. Il sospetto che il cadavere fosse quello di Laura Orsi, ! ha subito sfiorato gli inqui\ renti anche se il corpo era I sfatto per il molto tempo trascorso nell'acqua. Pareva si trattasse di una donna di 3035 anni, ma gli inquirenti hanno preferito non trascurare nessuna ipotesi. Hanno man! dato a chiamare i genitori del| la ragazza scomparsa, il padre ; Emilio, 48 anni, e la madre j Carolina Grandi, di 47. C'era | anche il fidanzato di Laura, j il genovese Vittorio Ghio, 21 : anni, studente di ragioneria accorso a Melegnano la notte : stessa della scomparsa della giovane. Sembra però che i familiari non abbiano riconosciuto la loro congiunta date le condizioni in cui si trovava il corpo. « Bisogna anche capirli — spiega lui ufficiale dei carabinieri — in questi casi ci si rifiuta inconsciamente di ammettere che un morto può essere un nostro caro. Finché rimane un dubbio, finché tra i tratti devastati del volto non si riconosce la figlia o la fidanzata, si nega ». Malgrado questo mancato riconoscimento, i carabinieri non hanno abbandonato i loro sospetti e hanno telefonato al comando del nucleo investigativo dell'Arma. Immediatamente è partito il maggiore Cucchetti, l'ufficiale che aveva svolto le indagini sulla scomparsa di Laura Orsi. Dopo un primo esame del cadavere, il maggiore ha preferito far accorrere anche il comandante del nucleo, tenente colonnello Pietro Rossi. Solo a tarda sera si è avuta la conferma ufficiale. La morta era Laura Orsi. Il riconoscimento, malgrado lo stato di avanzata decomposizione, è stato reso possibile dalle descrizioni di un bracciale con pietre, dagli abiti che indossava al momento della scomparsa e da una cicatrice al ginocchio destro. Le ipotesi che si possono formulare sui motivi che han- no spinto a sopprimere la ragazza sono molte, ma nes- stina appare più consistente di altre. Certamente è molto strano che l'assassino (o gli assassini) dopo il delitto si siano tanto preoccupati per ritardare la scoperta del cadavere. La stessa sera di lunedì 7 aprile, dopo che Laura non era tornata a casa, nella mo- desta abitazione di via Maz-zim 31, a Melegnano, era suo- nato il telefono. Una voce d'uomo aveva insistito per parlare col padre, dicendo di essere un amico. « Laura è stata rapita — aveva detto —, non avvisate la polizia. Per venerdì devono esser pronti di.ecento milioni, altrimenti uccidiamo la ragazza ». Molto probabilmente mentre questa telefonata gettava nell'angoscia la famiglia, Laura era già morta. L'assassino aveva però bisogno di guadagnare tempo. Voleva che si cercasse Laura in qualche cascinale isolato, che magari la | si credesse fuggita di casa e ' quindi si controllassero tut j ti gli alberghi di Milano ma j soprattutto non voleva che nascesse il sospetto di un de j litto e quindi non si dragas j se il Lambro, a poche centi- naia di metri da casa. La richiesta del riscatto aveva sconvolto la famiglia, ma aveva sorpreso tutti quelli che a Melegnano conoscono gli Orsi. Il padre lavora come impiegato nella fabbrica del fratello e a malapena avreb- 1 ^ tuto mettere msieme ' una decina di milioni facendo debiti e ricorrendo alla generosità degli amici. D'altro canto null'altro che il ra-pimento pareva spiegare l'as senza da casa di una ragazza come Laura, descritta come tranquilla, senza grilli per il capo, sempre puntua- le. Quando ritardava di un'ora avvertiva la famiglia. Un altro elemento aveva fatto dubitare del rapimento. Laura era scomparsa in pieno giorno, durante il tragitto tra la scuola e il piazzale di Porta Romana, alle 2 del pomeriggio. Pareva impossibile che si potesse sequestrare una ragazza in pieno centro di Milano senza che nessun passante avesse assistito. Si era pensato allora che Laura Orsi fosse salita sulla vettura di qualcuno che aveva conosciuto magari durante uno dei tanti viaggi a Genova fatti in treno per andare a trovare il fidanzato. Lo sconosciuto potrebbe averle offerto di accompagnarla a casa; poi durante il tragitto potrebbe avere rivelato le sue vere intenzioni. La ragazza gli avrebbe resistito; di qui il delitto. In questa storia come in quella di Milena Sutter quattro anni fa, a Genova, si profila una figura misteriosa. Allora «il biondino della spider rossa», oggi probabilmente un altro uomo, con un'altra macchina. Dai primi rilievi non è stato possibile stabilire come sia morta Laura Orsi né se le sia stata usata violenza. Sarà necessario un esame necroscopico accurato per vedere chiaro in questo corpo già terribilmente martoriato dalle acque del Lambro. Non è possibile escludere neppure altre ipotesi. Laura Orsi potrebbe essere stata veramente rapita a scopo di estorsione e i banditi, vedendo che la famiglia non aveva nessuna possibilità di pagare la somma richiesta, avrebbero deciso di ucciderla. Questa ricostruzione è però in contrasto con l'esame, sia pure sommario, compiuto dal medico legale. Il corpo di Laura sarebbe infatti rimasto nelle acque del fiume per almeno una settimana e forse più. Non è verosimile pensare a banditi che, dopo aver preparato un rapimento, abbiano paura a nascondere la vittima per più di qualche giorno e quindi la uccidano. Dopo la prima telefonata arrivata in casa j Orsi, i "banditi non "si sono più fatti vivi, né per confermare le loro richieste né per porre un altro ultimatum ai genitori. Marzio Fabbri Milano. Laura Orsi (Telcfoto Soncini)