L'insurrezione di Genova di Giuseppe Mayda

L'insurrezione di Genova Trent'anni fa la rivolta popolare contro il fascismo L'insurrezione di Genova torrente Bisagno, raggiunse lo stadio di calcio «Ferraris», irruppe nelle carceri di Marassi e liberò i detenuti politici: uno, il socialista Vannuccio Faralli, sarebbe stato il primo sindaco di Genova libera. A sera giunse notizia che quasi tutti i reparti di Salò si ltri insorti percorrono via XX Serano subito sfasciati e i loro uomini avevano cercato scampo nella fuga in abiti civili, che duri e sanguinosi combattimenti infuriavano ai Cantieri del Tirreno di Pontedecimo, in piazza Di Negro, davanti al porto, sulla collina del Righi, alla Foce, ad Albaro e a Sturla, che a Nervi mil- le marinai tedeschi si erano asserragliati nell'albergo «Eden», che nuclei nemici erano stati sbaragliati all'uliva» di Pra e a Voltri e che attorno a Genova grosse unità partigiane (le brigate ((Oreste», «Arzani» e «Pinan Cichero») avevano occupato la Camionale e le strade dei Giovi, del Turchino e della Bocchetta completando, così, l'accerchiamento delle forze tedesche. Fu in questo momento che il generale Meinhold chiese, attraverso il cardinale, quali fossero le condizioni di resa. Il Cln rispose immediatamente (cessione delle armi, resa dei tedeschi come prigionieri di guerra), ma la battaglia proseguì, con alti e bassi, in un equilibrio pericoloso. Gli americani della 92" divisione «Buffalo» erano infatti ancora a La Spezia, distante cento chilometri; in città e lungo la costa di levante e di ponente esistevano centri di resistenza che creavano diaframmi fra Sampierdarena e Sestri Ponente, fra Quinto e Nervi impedendo l'unificazione delle forze partigiane e il loro impiego in massa per l'occupazione del centro. Il Comando Militare prese allora l'iniziativa ordinando una offensiva a ponente e, prima del mezzogiorno del 25 aprile, gli uomini delle Sap attaccarono vigorosamente le posizioni nemiche riuscendo a sbaragliarle. Tutta Genova, ormai — con donne, uomini anziani, ragazzi e ragazze — partecipava alla lotta. Proprio nel sestiere di Portoria, dove due secoli prima Balilla aveva lanciato il sasso contro gli austriaci, i sapisti della brigata «Bellucci », guidati dal leggendario Marollo, attaccarono l'hotel «Bristol», sede del comando tedesco. Lo scontro durò cinque ore; il nemico, incalzato, tentò la fuga attraverso il retro dell'albergo, lungo via Ettore Vernazza e piazza De Ferrari. Ma qui i partigiani lo attesero e, quando la colonna di undici camion giunse dinanzi alla fontana, la centrarono a cannonate facendo saltare in aria tre autocarri di armi e di munizioni. Il patto di resa doveva entrare in vigore alle 9 del mattino di giovedì 26 aprile. Però non tutti gli ufficiali tedeschi lo accettarono. Il capitano Berninghaus, accorso a Ponte dei Mille dove i suoi reparti continuavano ad opporre resistenza fra gli edifici del porto, costituì un improvvisato tribunale di guerra che processò in contumacia, «su ordine del Fuehrer», il generale Meinhold e lo condannò a morte per «tradimento». Mentre, nella notte, le avanguardie della divisione americana «Buffalo» entravano a Nervi e la duplice battaglia per la città e il porto si concludeva con 400 morti ed oltre mille feriti fra i partigiani e 18 mila prigionieri tedeschi e fascisti, il maggiore inglese, poi colonnello, Basii Davidson — arrivato il giorno prima per la firma della resa — si recò nella tipografia dove si stampavano i giornali del Cln. All'alba gli fu consegnata la prima copia de II Lavoratore che, a titoli di scatola, annunciava: «Genova liberata!». Giuseppe Mayda LA STAMPA Genova 1945. Garibaldini e altri insorti percorrono via XX Settembre nella città liberata tt

Persone citate: Arzani, Bellucci, Bisagno, Cichero, Faralli, Ferraris, Sturla

Luoghi citati: Albaro, Genova, La Spezia, Salò