Ville e cortigiane di Roma

Ville e cortigiane di Roma DAL RINASCIMENTO, QUANTO E MUTATA LA CAPITALE Ville e cortigiane di Roma L'autrice della migliore guida di Roma oggi disponibile, Giorgina Masson, ha pubblicato recentemente un libro sulle cortigiane del Rinascimento (Courlesans of ìtalian Renaissance, Secker & Warburg) nel quale si apprezza, oltre alla maestria di una narrazione sostenuta, ma non appesantita, dai documenti — che soffia via dal tema tutta la polvere convenzionale — una squisita pittura d'ambiente. Nel ricostruire la vita di queste grandi « dive » che però, a differenza delle attrici di teatro, amministravano stabilmente complesse aziende familiari ed elette « conversazioni » intellettuali, la scrittrice riesce infatti a ricreare qualcosa che abitualmente ci è difficile cogliere: l'atmosfera domestica di certi angoli rinascimentali di Roma. Sia quella che, prima di diventare « Farnesina », era la villa di Agostino Chigi, sia la casina del cardinale Bessarione, si rianimano ai nostri occhi quando le vediamo inserite, con abile scorcio prospettico, nello sfondo della figura del banchiere senese detto «magnifico», che sta facendo omaggio alla sua amica Imperia di un pesce incoronato di fiori; o di quella del teutonico maestro di cerimonie della corte papale, che annota con zelo nel suo diario come Alessandro VI Borgia non avesse potuto partecipare ai Vespri a causa di un forte male di den ti: il quale però non gli avrebbe impedito — e il robusto papa spagnolo toccava allora la settantina — di presiedere fino all'alba una festa a cui partecipavano sessanta cortigiane. La casina del cardinale Bessarione, all'inizio dell'Appia Antica, è conservata con cura, se pure con una tipica squallidità capitolina, e gli impianti installativi per banchetti ufficiali non sono quel che c'è di più propizio a serbare un'atmosfera. Quanto alla Farnesina, non poteva certo avere destinazione più fortunata di quella datale dai Lincei, che vi tengono convegni intemazionali veramente prestigiosi. Ma prima che ai Lincei, la Farnesina ha appartenuto all'Accademia d'Italia, la quale fece del suo meglio per agghiacciarne l'ambiente con lussuosi pavimenti, porte, grate di termosifone, di tipo prettamente bancario. E la Galatea di Raffaello, probabile ritratto della bellissima Imperia amica di Chigi, rimpiange amaramente di vedersi — attraverso i vetri della loggia — circondata da un enorme mare d'asfalto, il quale ha respinto, come in punizione, nell'angolo, ciò che resta del giardino incantevole. 11 gusto dell'epoca fascista, proprio dove coincideva con grandi ambizioni di valorizzazione e ripristino, ha in effetti I nico hanno resistito al traffico tolto la vita a tanti monumen- ti, così come ha distrutto buona parte dell'ambiente cittadino senza dare in cambio nulla di abitabile. La Roma cosiddetta piemontese, che nasce su numerose gesta di barbarie, frutto delle necessità del nuovo Stato e del gusto dell'epoca, lascia ancora dietro di sé molti angoli ricchi di attrattive melanconiche, nonché i Prati, che col loro saldo disegno napoleo- e rimangono uno dei quartieri più gai e più autenticamente romani della città: ma la Ro-ma littoria, sebbene la moda antiquariale odierna faccia di tutto per ritrovarvi documenti dello stile « Anni Trenta », diventa sempre più goffa e antipatica. L'impulso dato dal fascismo, a Roma come in nessun'altra città, alla furia del rimettere a nuovo, non era del resto destinato ad arrestarsi. Via via che si allarga I'« isola » del centro storico, si è in effetti costretti ad accorgersi di ciò che lo stordimento del traffico impediva di valutare, e cioè che Roma non possiede quasi più nessuno di quei vecchi negozi le cui insegne e vetrine si erano stagionale come mobili antichi. E' invece tutta un intristire di vetrine rinnovate all'ultimo grido di quel luccichio che degrada rapidissimamente. A Roma, come è noto, non vi sono più caffè, perché sono stati tutti rinnovati, e cioè ridotti a dozzinalissimi bar, e il I caso ha voluto che dei non molti teatri tradizionali, dovessero venire restaurati l'Argentina e il Quirino, che hanno entrambi perciò l'inevitabile freddo di un nuovo che è già fuori moda. E quanto a quell'ambiente denso dei ricordi j d'infanzia dei romani che era Villa Borghese, subito dopo che le si è ottenuta la possibilità di sopravvivere liberandola dal traffico, ci si è accorti che occorreva fermare il restauro della Casina delle Rose, perché includeva il progetto eccezionalmente cafonesco di una piscina: e contemporaneamente la Casina Valadier, uno dei più bei caffè che esistano, è stata chiusa. La nuova intimità domestica I che a Poco a P°c°. doP° ''Uni1 tà, s' era annidata nella capi ! tale, ha cominciato a disfarsi | sotto il fascismo, e ha finito 1 gradualmente con lo scomparire negli scorsi trent'anni. Fra i I pochi angoli che ne serbano ! ancora traccia emerge il quar- j tiere Monti, affascinante an- | che per il modo in cui l'antica Suburra è riuscita ad acclimatare nel suo ambiente, dominandole, grandi inserzioni di stile piemontese: ma negli ultimi tempi i prezzi delle casette del quartiere Monti sono saliti così minacciosamente da far temere la solita invasione di arredatori, col loro micidiale stile boutique. E del resto i romani amano molto le rievocazioni delle « Rome Scomparse » Ira cui particolarmente suggestivo il bel libro di C. D'Onofrio su // Tevere e Roma. Sembra che nel ricordo dei tanti volti che \ la città ha scancellato essi ali mentine più che la malinco nia, una specie di orgoglio, | O meglio una nascosta solida- rietà per la superbia di una cit-, tà che aveva incorniciato di splendide scenografie architettoniche le sue rovine «eterne», ma che tende a disfarsi senza rimpianto della misura domestica che la storia — vuoi con l'intermediario delle grandi cortigiane, vuoi con quello \ della nuova burocrazia naziona. le —, di volta in volta ha cercato di darle. Non bisogna però nascondersi che la superbia è un grande rischio in un'epoca che alle rovine più illustri guarda soltanto come a possibili parcheggi. Elena Croce

Persone citate: Agostino Chigi, Alessandro Vi, D'onofrio, Elena Croce, Giorgina Masson, Rome, Valadier, Warburg