Gl 'ideologi in divisa di Sandro Viola

Gl 'ideologi in divisa NEL PORTOGALLO VERSO LE ELEZIONI Gl 'ideologi in divisa Centinaia di giovani ufficiali recano nelle periferie urbane e nei paesi un messaggio populista, antiautoritario, "socialista" - Ancora non si può dire quali risultati otterranno - Incontrano resistenze e diffidenze (Dal nostro inviato speciale) Oporto, 18 aprile. Nel suo ufficio al quartier generale, il maggiore Fonseca sfoglia un pacco di fotografie dell'Ente del Turi I smo ai Oporto: i vigneti a terrazza della Valle del Douro, vecchie contadine che portano sulle spalle enormi gerle cariche d'uva, una cantina dove due uomini scalzi si sono messi in posa accanto a un tino e guardano verso l'obbiettivo con un sorriso sdentato. « Queste foto, dice il giovane maggiore, piacevano molto in Europa. La splendida Valle del Douro, il celebre vino di Oporto, il Portogallo che non muta. Ma in Europa si sapeva quali storie di orribile miseria si possono leggere in queste immagini?... ». Ora il maggiore Fonseca sembra pentito di aver alza¬ to la voce, d'aver sbattuto con un gesto d'ira le foto sul tavolo. Si ricompone, ma la vampa che gli aveva imporporato le guance resta visibile ancora qualche secondo. « Coltivare queste vigne strappate metro a metro alla collina, prosegue, è uno dei lavori più massacranti che si possa immaginare. Nelle case di questi contadini non c'è acqua, e spesso neppure la luce. Sono analfabeti al quaranta per cento, sono stati sottoposti per secoli a ogni tipo d'intimidazione: il cacicco locale che li sfruttava facendo da intermediario con l'industria vinicola, il gendarme, il prete. Altro che dépliants turistici... Questo era colonialismo, e dico colonialismo in senso proprio: perché non bisogna dimenticare il trattato commerciale tra Portogallo e | la propaganda fascista ha Gran Bretagna del 1820, vino di Oporto contro tessili, intorno al quale un gruppo di inglesi aveva organizzato questa economia accumulando una ricchezza scandalosa ». Non è tanto a Lisbona che si può osservare, capire, la natura del movimento delle forze armate, il « tipo » sociale, psicologico, politico degli ufficiali che ne fanno parte e costituiscono, perciò, il vero gruppo dirigente portoghese in questa fase di transizione. A Lisbona l'mfa è il suo vertice, le « tendenze » che lo compongono e rappresentano ciascuna un possibile sviluppo della vicenda del « Portugal Novo »: Vasco Goncalves e i goncalvisti con le loro simpatie per il partito comunista, Ernesto Melo Antunes e gli antunisti coi loro sermoni sul Terzo Mondo, l'ammiraglio Rosa Coutinho e il suo progetto d'un partito « nuovo » e forse unico, il bollente Ote- 10 de Carvalho cui guardano i « comitati rivoluzionari » che si stanno creando nelle caserme, l'enigmatico capo di stato maggiore Carlos Fabiaò. Le persone da tenere sott'occhio per capire dove va il Portogallo, il po' di mistero f « la nebulosa » dice Mario Soares) che c'è sempre in un gruppo appena arrivato al potere. Ma è in provincia che si coglie in modo più netto cos'è stato l'inserimento dei militari nella politica portoghese, quale bagaglio di idee, sentimenti e propositi si portino dietro i giovani ufficiali. Questo maggiore Fonseca, per esempio, con la divisa non tanto in ordine (una tasca dei pantaloni sdrucita, un bottone saltato dal polsino della giubba), parla un linguaggio primario, un po' profetico, così ingenuo ed emotivo da lasciare l'interlocutore imbarazzato. « L'organizzazione capitalistica, dice, spinge l'uomo verso l'abisso... ». « A cosa ha portato il capitalismo? A rendere l'uomo schiavo della macchina... ». « E' per il popolo, perché il popolo esca dal suo stato di ignoranza e sottomissione, che lavoriamo venti ore al giorno... ». Se si toglie l'eloquio stravagante, il giovane maggiore è però un personaggio d'estremo interesse. Quale responsabile della campagna di « dinamizzazione » presso 11 quartier generale di Oporto, è lui che dirige qui al Nord il grande Barnum ideologico che i militari trasportano in questi mesi da un punto all'altro del Portogallo. Dopo essere stato in Angola quattro anni a studiare mappe di boscaglie e operazioni di pattuglie, adesso Fonseca lavora sulle mappe dell'Alto Douro, del Minho, del Tras os Montes, e invece di comandare azioni antiguerriglie impiega le truppe a politicizzare i contadini. « Spieghiamo alla gente poche cose, dice, ma chiare e importanti. Di villaggio in villaggio, un giorno dopo l'altro, affrontiamo i problemi dello sfruttamento economico, della solidarietà tra uomini della stessa classe, della libertà di esprimersi senza più paura. Soprattutto insistiamo a spiegare che la "politica", parlare di politica, non è qualcosa di imprudente, che può portare a non avere lavoro o addirittura in galera, ma è la somma dei problemi della gente, un modo concreto di migliorare le condizioni di vita di ciascuno. E qualche risultato si può già vedere: queste popolazioni erano inerti, e ora invece cominciano a muoversi come un vero corpo sociale... ». Preti riluttanti E' difficile dire quale tipo di impatto, quali risultati politici stia producendo la campagna di «dinamizzazione », il messaggio popidista, antiautoritario e grosso modo socialista che centinaia di ufficiali recano pazienti, infaticabili (e con indubbia sincerità di sentimenti), nelle periferie urbane e nei paesi del Portogallo. Certo, resistenze ce ne sono: « Per cinquantanni, dice Fonseca, puntato sull'anticomunismo. E' naturale quindi che esistano come dei riflessi condizionati, che qualsiasi discorso contrario all'ordine sociale cui la gente è abituata da sempre venga scambiato per una manovra comunista, per un tentativo di penetrazione del partito "dei senza Dio"». E infatti accadono episodi molto significativi. A Fajozes, un piccolo villaggio a una trentina di chilometri da Oporto dove andiamo su indicazione del maggiore Fonseca, ci raccontano di una clamorosa sortita del parroco. L'altra sera, mentre un'equipe di militari stava parlando alla gente nell'unica aula della scuola elementare, il prete ha spalancato la porta, e dall'uscio ha preso a interrompere il sergente Cardeiro da Silva che in quel momento stava spiegando il meccanismo delle elezioni. Il sergente cercava di andare avanti, ma il prete continuava a gridare ai contadini di lasciare l'aula, di non prestare orecchio alla «propaganda»: « Ignoranti, diceva, cosa capite di queste cose? A casa, andatevene a casa...». Antonio Siabra, professore di Storia all'università di Oporto, racconta che nella provincia di Braga i militari andavano ad aiutare i contadini nei lavori agricoli e venivano accolti bene, canzoni, vino, una grande cordialità. « Le cose, dice Siabra, si guastavano alla fine, quando l'ufficiale e i soldati prendevano a parlare di cooperative, della necessità di un'organizzazione unitaria, o addirittura si lasciavano scappare l'espressione "riforma agraria". Queste sono zone di "minifundo", di piccola e piccolissima proprietà, terre di miseria, certo, ma dove il "proprietario" sa di essere un privilegiato rispetto ai braccianti del Sud. E allora gli umori si guastavano, le riunioni si scioglievano ». Comizi mancati In un villaggio sperduto \ del Tras os Montes, Riveira de Piena, è successo di peggio. « Un gruppo di compagni, ci racconta Armando de Castro, un noto economista del pc, era appena arrivato nella piazza dove Margarita Tengarrinha doveva tenere un comizio. Sono stati assaliti e malmenati da una ventina di persone, e non hanno potuto far altro che scappare. Nella provincia di Braganza, poi, è accaduto di sentir gridare ai nostri comizi "viva Salazar, abbasso il comunismo"». Le resistenze, la diffidenza, erano prevedibili. In questo Nord, forse il luogo più isolato e arretrato d'Europa, il clero svolge un ruolo fortemente conservatore. In Portogallo tutti parlano della Chiesa con prudenza: \ con pruaenza: i socialisti, i comunisti che cercano di evitare lo scontro frontale, e anche il maggiore Fonseca, secondo il quale « c'è nei preti una specie di ingenuità, di buona fede, benché siano fatalmen- \ te portati a reagire contro i tentativi di togliergli il controllo pastorale che avevano sempre avuto ». La verità è che la Chiesa portoghese, identificatasi lungo cinque decenni col salazarismo, resiste sordamente all'evoluzione post-fascista, e cova ancora la speranza di riuscire a controllare il grande movimento di liberazione sociale in corso nel Paese. Ma la campagna di dinamizzazione comincia a produrre esiti visibili e di notevole significato. I vari maggiori Fonseca, i tenenti, gli alfieri, i sottufficiali — questo esercito trasformatosi, dopo la sconfitta nelle guerre coloniali, in una massa di attivisti politici — non percorrono del tutto inutilmente le province del Portogallo. A Canidelo, un villaggio poverissimo tra Oporto e Braga, trecento persone, un terzo dell'intera popolazione, aspettavano l'altra sera Z'équipe della dinamizacaò. Le donne avvolte negli scialli, gli uomini con le toppe ai pantaloni, tutta gente per la prima volta chiamata a partecipare a \ qualcosa, a giudicare. Finalmente è arrivato un camion dell'esercito, e ne sono saltati giù un alfiere, tre sottufficiali, un caporale e un soldato. Mentre tutti si avviavano alla riunione, l'alfiere ci diceva: « Il momento che temiamo di più, in questi incontri, è quando qualcuno si alza a chiederci per chi deve votare. Io personalmente provo tanta pena da avvertire una fitta allo stomaco. Allora cominciamo a spiegare che no, noi non siamo venuti a ordinare niente, e neppure a guidare. Ma loro sono stati sempre guidati, sicché sembrano non capire, e dopo un po' riecco la stessa domanda. Bisogna ricominciare daccapo, ripetere che sono liberi di scegliersi il partito che preferiscono. Consigliamo il voto in bianco solo per chi non s'è fatta un'idea più o meno precisa. i —; r— . spiegando che restare a ca sa, non votare ("non immischiarsi ", come dicono loro), è la scelta peggiore. Qualcuno sembra comprendere, altri no... ». Sandro Viola