Sartre e la Resistenza per un teatro "politico,,

Sartre e la Resistenza per un teatro "politico,, "Morti senza sepoltura,, al Gobetti Sartre e la Resistenza per un teatro "politico,, Il dramma in prima italiana col Teatro Uomo, regìa di Puggelli Morti senza sepoltura è un dramma del 1946, uno dei primi che Sartre scrisse e, apparentemente, è un dramma sulla Resistenza. Diciamo apparentemente perché questa sua qualità gli venne contestata dai partigiani stessi fin dalla prima rappresentazione parigina che, a sua volta, suscitò proteste anche a destra per la violenza e la brutalità delle scene di tortura (ma Sartre soppresse poi le più realistiche). Polemiche ormai sopite a parte, c'è da dire che il dramma è così tipico di quel «teatro di situazioni» teorizzato da Sartre come l'unico teatro allora possibile, che è difficile collocarlo in un contesto che non sia astratto: i riferimenti di luogo e di tempo — il Sud-Est della Francia nell'estate del 1944 — sono labili, i personaggi paradigmatici e la vicenda un mero schema che potrebbe essere applicato a ogni altro Paese e a ogni altra lotta di liberazione. Il Maquis e la milizia di Pétain si fronteggiano in una sfida che ha per posta non tanto le informazioni che i collaborazionisti tentano di strappare ai partigiani da essi | catturati quanto la dimostra- e i 3 o , , a a a e e i l zione del coraggio o della vii tà di quest'ultimi. Tanto è vero che alla fine i tre maquisards superstiti (uno si è ucciso e l'altro, un ragazzo, l'hanno strangolato i compagni per timore che parlasse) esitano a lunso prima di dare una notizia al nemico in cambio della libertà, anche se si tratta di una notizia innocua e falsa: il fatto è che prima di tutto hanno bisogno di non sembrare vili mentre i loro avversari, all'opposto, hanno bisogno che essi lo sembrino. Dramma rigorosamente dialettico, Morti senza sepoltura non fornisce ai suoi personaggi un'identità, un partito, una patria, ma soltanto una situazione, non presta ad essi dei sentimenti, ma degli argomenti. In questo rimanda alle Mani sporche che, proprio in questi giorni, la compagnia di Arnaldo Ninchi riprende a Milano. Ritorno d'interesse per Sartre o semplice coincidenza? Sebbene entrambi i testi siano «politici», propenderei per la seconda ipotesi tanto più che Morti senza sepoltura è stato scelto dalla cooperativa Teatro Uomo di Milano per ricordare il trentennale della Resistenza e ricordato con un testo che non fosse puramente encomiastico o glorificante. Il dramma, che finora non era stato rappresentato da noi, è andato in scena in prima nazionale al Gobetti per la rassegna di primavera. Il regista Lamberto Puggelli ha cercato di renderlo meno arido e meno gelido evitando, nello stesso tempo, un naturalismo che, nelle scene di sevizie, sarebbe riuscito insopportabile. E infatti le immagini più atroci sono come attutite dall'impianto scenico di Ermes Lasagni: una stretta incastellatura di legno su tre piani, inclinata in modo da creare zone gradatamente non visibili dallo spettatore, che, capovolgendo la struttu- | ra suggerita da Sartre, collo-1 ca i miliziani sopra, nella scuola da essi requisita come caserma e prigione, e i patrioti sotto, negli scantinati adibiti a celle. Ancorché conservi vistose tracce di truculenza e rimanga espressionisticamente sopra le righe, lo spettacolo procede serrato e compatto sotto la luce fortissima di una selva di riflettori piazzati a vista intorno a questa ingegnosa ed efficace scenografia nella quale gli attori, costretti come sono a recitare ingabbiati in pochissimo spazio, si prodigano con un impegno e un'abnegazione che ottengono i migliori risultati nell'equilibrato Gianni Mantesi. Ma anche gli altri (Anna Maria Lisi, Rossana Bassani, Alarico Solaroli, Rinaldo Porta, Enrico Carabelli e i tre, Alvaro Caccianiga, Dario Cipani e Fabio Mazzari, cui toccano le ingrate parti dei torturatori) se la sbrigano onorevolmente meritandosi anch'essi, con il regista, gli applausi di un pubblico un po' più folto, finalmente, di quello dei precedenti spettacoli della rassegna. Alberto Blandi un intero spettacolo dedicato alle sue canzoni vecchie e nuove, in dialetto e in lingua; nel programma, sono anche poesie, dello stesso Farassinc e di altri autori. Le musiche saranno eseguite da Happy Ruggiero, con Luigi Catalano e Danilo Pennone. La regia dello spettacolo è di Massimo Scaglione, le scene di Gian Mesturino, i filmati di Fulvio Rossi. Il recital sarà programmato sino alili maggio. •> La principessa Brambilla » — Lo spettacolo diretto da Giancarlo Nanni, con Manuela Kuster mann, sarà presentato stasera ore 21,15 a Mirafiori Sud. nel teatro San Luca, per l'attività decentramento del Teatro Stabile. Teatro dialettale — Stasera al teatro S. Giuseppe, via A. Doria 18, va in scena « La locanda d'Ij tre merlo » commedia musicale in tre atti di Carlo Gallo con la compagnia « Canavsa-a ».

Luoghi citati: Francia, Milano