Parigi: nessun accordo sull'energia Non ci sarà la Conferenza mondiale? di Alfredo Venturi

Parigi: nessun accordo sull'energia Non ci sarà la Conferenza mondiale? Dopo 9 giorni, sconfitta della diplomazia giscardiana Parigi: nessun accordo sull'energia Non ci sarà la Conferenza mondiale? (Nostro servizio particolare) Parigi, 16 aprile. La riunione preparatoria ha mancato il suo obbiettivo, e la srande « conferenza Giscard » molto probabilmente non si farà, almeno a breve scadenza. Almeno fino a quando, cioè, non si sarà verificata una delle seguenti condizioni: il gruppo di Paesi del Terzo Mondo accetta che vi si parli prevalentemente dei problemi dell'energia; l'Occidente industrializzato non si oppone a che il tema energetico figuri, su un piano di parità, fra quelli relativi alle materie prime e alla cooperazione internazionale. Oggi nessuna delle due condizioni è verificabile: ed è stato proprio prendendo atto di questa realtà che, la notte scorsa, l'ambasciatore francese Louis de Guiringaud, presidente tecnico della pre-con¬ ferenza, ha fatto sapere che su una cosa i « Dieci » avevano raggiunto l'accordo, sulla necessità di aggiornare la riunione, e di aggiornarla « sine die ». Ci sono voluti nove giorni e nove notti di trattative, per stabilire che l'accordo è in questo momento impossibile. L'ultimo tentativo di rilanciare il negoziato è stato fatto dal gruppo dei «Sette» (i Paesi Opec e i consumatori in via di sviluppo): il capo della delegazione venezuelana, Perez Guerrero, ha presentato nella tarda serata di ieri una nuova proposta di ordine del giorno, che al quinto punto citava i problemi dell'energia, al sesto quelli delle materie prime, al settimo la «cooperazione internazionale per lo sviluppo». Ma gli occidentali non hanno accettato una priorità energetica limitata all'ordine di precedenza, e a questo punto non restava a Guiringaud che registrare il fallimento, in un clima di profonda stanchezza e mentre il delegato europeo, l'irlandese Gallagher, veniva colto da malore. Alla dichiarazione finale della preconferenza, che prende atto a\e\\'«utile contributo al progresso della concertazione internazionale», e annuncia l'intenzione dei «Dieci» di «restare in contatto attraverso tutti i canali appropriati, al fine di riprendere insieme, non appena le circostanze lo consentiranno, la preparazione della conferenza», ha fatto seguito oggi un commento di Giscard d'Estaing. Il Presidente constata che «gli sforzi dei partecipanti hanno permesso di mettere in evidenza alcuni punti di convergenza e d'identificare chiaramente i problemi da trattare», e dichiara che «il governo francese è disposto, non appena gli sembrerà ci siano le condizioni favorevoli, a proporre un nuovo sforzo di concertazione». La stampa francese è unanime nel sottolineare lo scacco della diplomazia giscardiana. Le Figaro scrive che «non è possibile fare del forcing per promuovere un incontro ad alto livello», e che «la comunità non è pronta a riem pire il vuoto aperto dal ripiegamento degli Stati Uniti». Le Monde trova che Giscard ha perduto una doppia scommes sa: quella secondo cui nessu no si sarebbe preso la responsabilità della rottura (del resto nessuno se l'è presa, questa responsabilità: la rottura è avvenuta per estinzione del dibattito), e quella che voleva il Terzo Mondo, se non proprio unito ai «consumatori ricchi» di petrolio, almeno in posizione distinta rispetto ai produttori. Era lo spirito «trilaterale» dell'iniziativa giscardiana, poi frettolosamente superato, in seguito al formarsi di due blocchi al posto di tre in Avenue Kléber, dalle dichiarazioni di Algeri, che vedevano l'invocazione del dialogo fra Paesi industrializzati e Terzo Mondo prendere il posto di quella del dialogo fra produttori e consumatori di petrolio. Esaurita così questa breve parentesi negoziale, ci si domanda ora che cosa accadrà nell'arena della politica energetica mondiale. «Ormai — diceva oggi un osservatore francese — la palla rimbalzata da Avenue Kléber torna ai due schieramenti contrapposti: Opec da una parte, agenzia internazionale dell'energia dall'altra». Si ricorda che i tredici Paesi Opec avevano dichiarato, in occasione del vertice di Algeri, che la loro politica dei prezzi (cioè il «congelamento» per nove mesi) sarebbe rimasta inalterata soltanto finché fosse durato il dialogo. Si pensa alla possibilità che gli esportatori di petrolio abbandonino il doUaro come base di calcolo e moneta di scambio, a favore o di un insieme di divise, o dei diritti speciali di prelievo. E anche alla possibilità che i'Ope; decida unilateralmente di «indicizzare» il prezzo del petrolio a quello dei manufatti industriali. Mentre qualcosa del genere potrebbero fare anche i produttori di materie prime, che non a caso hanno visto alla preconferenza la consacrazione da parte dei «Sette» della linea che vuole questi problemi strettamente connessi con quelli di chi produce petrolio. Alfredo Venturi

Persone citate: Gallagher, Giscard D'estaing, Louis De Guiringaud, Perez Guerrero

Luoghi citati: Algeri, Parigi, Stati Uniti