Forse 80 i morti nella battaglia di Beirut

Forse 80 i morti nella battaglia di Beirut Terzo giorno di scontri tra falangisti e palestinesi Forse 80 i morti nella battaglia di Beirut Beirut, 15 aprile. Gli scontri fra i guerriglieri palestinesi e la milizia falangista di destra sono proseguiti oggi per le strade di Beirut per il terzo giorno consecutivo. Le scuole, gli uffici governativi, la maggior parte dei negozi, sono rimasti chiusi, e gli abitanti di alcuni quartieri sono rimasti in casa. I turisti sono stati invitati a restare in albergo. Il numero dei morti in questi tre giorni di sparatorie, attentati e scontri per le strade è salito a 80, secondo una valutazione ufficiosa della polizia, dei palestinesi e dei falangisti. I feriti sono oltre un centinaio. Si tratta tuttavia di cifre approssimative, perché le comunicazioni con alcuni quartieri e con certi sobborghi di Beirut dove più violenti sono stati oggi i combattimenti sono interrotti, quindi non è possibile avere un quadro completo delle vittime provocate dalla battaglia. Trattative per far cessare le ostilità sono in corso fra esponenti del governo libanese, dei palestinesi, dei politici di destra e il segretario generale della Lega araba, Mahmoud Riad, giunto dal Cairo per svolgere opera di mediazione. L'Organizzazione per la liberazione della Palestina, dalla quale dipendono circa 12 mila guerriglieri armati, chiede che siano puniti i miliziani falangisti ohe, a suo dire, iniziarono gli scontri domenica con un attacco ad un autobus carico di civili palestinesi. I falangisti, che sono organizzati in una milizia di 5000 uomini, chiedono al governo più severe misure per controllare i fedayn che — essi affermano — fomentano la violenza e provocano gli attacchi di rappresaglia degli israeliani. La maggior parte degli scontri di oggi si sono avuti in cinque sobborghi di Beirut, dove i guerriglieri palestinesi stanno cercando di snidare i cecchini falangisti dai tetti delle case e dai balconi. I combattimenti più intensi si sono verificati nei quartieri cristiani, dove i contingenti della falange sono più forti, al confine con il quartiere dei profughi palestinesi, all'estremità nord-orientale di Beirut. Ci sono stati appelli al governo perché intervenga con energia per por fine agli scontri, ma il primo ministro Rashid Solh si è rifiutato di far intervenire l'esercito. La polizia ha riferito che oltre una quindicina di morti sono civili, passanti che si sono trovati in mezzo al fuoco dei contendenti o sono stati colpiti da pallottole vaganti. Guerriglieri e falangisti si sono scontrati diverse volte negli ultimi cinque anni, sebbene le perdite non siano mai state così alte come negli ultimi tre giorni. Nel maggio del 1973, quando ci fu l'ultimo tentativo dell'esercito di soffocare l'attività della guerriglia, si ebbero due settimane di violenti combattimenti per le strade. Le incursioni aeree sui campi profughi palestinesi e gli interventi dei mezzi corazzati contro i cecchini infuriarono la comunità musulmana e non riuscirono a piegare i fedayn. Adesso i guerriglieri dispongono di missili Sam-7, tali da scoraggiare l'intervento dei Mirage dell'aeronautica libanese, e nei campi profughi i fedayn si avvalgono dei rinforzi che hanno ottenuto dall'esercito di liberazione palestinese di stanza in Siria. (Ap)

Persone citate: Mahmoud Riad, Rashid Solh

Luoghi citati: Beirut, Cairo, Palestina, Siria