La conferenza mondiale energia nasce (forse) tra mille difficoltà di Alfredo Venturi

La conferenza mondiale energia nasce (forse) tra mille difficoltà La riunione preparatoria è in corso a Parigi da IO giorni La conferenza mondiale energia nasce (forse) tra mille difficoltà (Nostro servizio particolare) Parigi, 15 aprile. La grande conferenza mondiale ideata dall'Arabia Saudita e proposta dal presidente Giscard d'Estaing ha una nascita molto travagliata, né del resto è ancora sicuro che nasca. La riunione preparatoria delle dieci delegazioni della «lista Yamani» (Stati Uniti, Comunità economica europea, Giappone, Arabia Saudita, Iran, Algeria, Venezuela, India, Brasile e Zaire) non è ancora riuscita a sciogliere il nodo rappresentato dall'oggetto della conferenza. Nonostante le progressive concessioni delle due parti in conflitto, e l'abile regìa diplomatica dell'ambasciatore francese Louis de Guiringaud, i dieci non si sono ancora accordati, dopo nove giorni di negoziati, sul tema di fondo: se la conferenza debba occuparsi in via prioritaria dei problemi dell'energia, o se invece allo stesso titolo debba affrontare anche i problemi delle materie prime e della cooperazione internazionale. Dietro questa situazione d'impasse si nasconde l'insuccesso dell'approccio «trilaterale», tipico della visione gìscardiana. ai problemi sorti dalla erisi petrolifera. La conferenza si voleva rappresentativa di tre gruppi d'interessi: quelli dei Paesi consumatori industrializzati, quelli dei consumatori in via di sviluppo, quelli dei produttori di petrolio. La riunione preparatoria di avenue Kléber ha dimostrato che, per il secondo | gruppo di Paesi, il richiamo ' «terzo-mondista» è più forte | di quello rappresentato dalla ' condizione di consumatori di petrolio, fragile tratto d'unione fra quei Paesi e quelli dell'Occidente industrializzato. Se anche fosse stato raggiunto l'accordo sull'ordine del giorno, la conferenza non sarebbe stata «trilaterale», ma avrebbe ancora una volta contrapposto il Terzo Mondo, petrolifero e no, ai Paesi industriali. Questa realtà era stata perfino resa ufficiale in avenue Kléber, con l'accordo sul numero dei partecipanti alla conferenza: ventiquattro Paesi, secondo l'intesa raggiunta tre giorni dopo l'inizio dei lavori, dei quali otto industrializzati, 16 in via di sviluppo. A questo punto, con la scomparsa del connotato «petrolifero» dalla lista dei partecipanti, è diventato ben difficile conservare quella priorità energetica che, per gli occidentali, era la condizione più importante per partecipare al grande negoziato. Lo ha ben capito il presidente Giscard che ad Algeri, nell'estremo tentativo di salvare la conferenza, ha concordato con Bumedien uno schema di ordine del giorno che al punto secondo citava, le une dopo l'altra in sìiccessione immediata, «energia e materie prime». Ma questa intesa raggiunta al di fuori del quadro negoziale non riusciva a sbloccare la situazione: e mentre l'iniziativa francese irritava la delegazione Cee, che ovviamente rappresenta anche Parigi, quella algerina, che similmente all'altra non era stata preceduta da consultazioni fra i «sette», incrinava il fronte del Terzo Mondo. Tuttavia, nessuno vuol prendersi la responsabilità della rottura, e il negoziato continua. Il capo della delegazione americana, Robinson, è ripartito per gli Stati Uniti, lasciando a Thomas Enders il compito di continuare la trattativa. Il portavoce americano ha riaffermato oggi la sua tesi: una conferenza «sull'energia e sui problemi che ne derivano». Ha aggiunto che non è questo il solo punto di contrasto, ce ne sono alcuni altri, fra i quali l'eventuale partecipazione di un osservatore dell'Agenzia internazionale per l'energia, ovviamente osteggiata da chi non vuole che la futura conferenza si occupi « principalmente » di problemi energetici. Il portavoce americano ha detto anche che, nonostante tutto questo, non può escludersi un accordo. Effettivamente, già più volte in questi tdtimissimi giorni è corsa la voce di un aggiornamento della riunione preparatoria (di un aggiornamento sine die, si precisava oggi), poi regolarmente smentita da nuove maratone notturne di gruppi ristretti. Su questo perseverare della riunione, che inizialmente era prevista sui quattro-cinque giorni e ormai si trascina da nove, deve influire in buona misura l'insistenza dei francesi, decisi a fare l'impossibile perché il progetto giscardiano non vada in fumo. Alfredo Venturi

Persone citate: Giscard D'estaing, Louis De Guiringaud, Robinson, Thomas Enders, Yamani