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r Industria petrolifera, siderurgia e trasporti Portogallo: imminenti altre nazionalizzazioni Clima teso a Lisbona, forse il 21 aprile rivelazioni sul "golpe" spinolista (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 15 aprile. Lo sgretolamento del capitalismo portoghese continua, la «rivoluzione» si appresta ad un nuovo balzo in avanti. La nazionalizzazione dell'industria petrolifera, della siderurgia e dei trasporti è intatti attesa di ora in ora. Il passaggio allo Stato di alcuni di questi settori dell'economia è quasi simbolico, perché la partecipazione statale vi aveva già assunto proporzioni massicce: il novanta per cento nelle ferrovie, il sessantacinque per cento nella TAF, la compagnia aerea di bandiera. E, d'altra parte, importanti partecipazioni erano venute allo Stato dalla nazionalizzazione delle banche. Ma si tratta, comunque, di modifiche profonde della struttura economica portoghese, che, per quanto previste, assumono ugualmente un significato importante. Le nuove nazionalizzazioni, infatti, erano state preannunciate sabato scorso dal Consiglio della rivoluzione, in termini già abbastanza precisi, prima che il governo si riunisse per formalizzarle. L'organo supremo del Movimento delle forze armate si conferma dunque, ancora una volta, come il vero motore del processo politico portoghese, mentre al governo « misto » di militari e civili restano compiti operativi. Ma c'è dell'altro: a soli dieci giorni dalle elezioni, l'annuncio di riforme tanto profonde sta a significare che le linee di sviluppo di questa rivoluzione sono e saranno tracciate indipendentemente dall'esito della prova elettorale, quale che sia la maggioranza che dopo il 25 aprile siederà sugli scranni dell'assemblea costituente. E' questo, senza dubbio, il significato politico che bisogna ricavare dai «tempi» di queste nuove decisioni del potere militare, dalla rapidità con cui sono state prese. Quanto al significato economico-politico, esso non ha bisogno di essere sottolineato. La «linea» del Mfa si fa sempre più nitida, i giovani ufficiali sono impazienti di dimostrare che questa è veramente, come dicono, una «transizione al socialismo». La siderurgia era concentrata in una sola holding, la Siderurgia Nacional del gruppo Antonio Champalimaud. Si tratta di un'industria recente (è nata appena quindici anni fa) ma che aveva man mano assunto un potenziale relativamente vasto ( seicentomila tonnellate di acciaio all'anno) rispetto all'ambito portoghese. E infatti la Siderurgia Nacional era la terza maggiore impresa industriale del Paese, con un fatturato annuo di oltre cento miliardi di lire. Col gruppo Champalimaud vengono duramente colpiti anche gli altri due gruppi portoghesi, Espirito Santo e Cuf. La Cuf aveva vastissimi interessi nel settore dei trasporti: la più forte partecipazione privata nelle linee ae¬ ree, ma soprattutto il controllo delle maggiori compagnie di navigazione. Anche nel settore petrolifero (le raffinerie, cioè) le nuove nazionalizzazioni riguardano la Cuf, la favolosa holding della famiglia De Melo, che aveva la maggioranza assoluta nella raffineria di Sines. Per le altre raffinerie, quelle di Cabo Ruivo e di Matosinhos, i gruppi rimpiazzati dallo Stato sono Espirito Santo e il Banco Portugues de Atlantico. Alla decisione con cui il vertice militare procede sulla «via socialista», fa riscontro in queste ore un'atmosfera nuovamente nervosa, incerta, quale non si era avvertita nelle ultime settimane. Lisbona è percorsa da molte voci, qualcuno ritiene che le elezioni saranno rinviate o sospese. In queste voci, nell'inquietudine che si coglie parlando con la gente, non c'è nulla di concreto. Una sola notizia (che comunque non è ancora confermata) crea un'effettiva incertezza. A quanto sembra, l'ammiraglio Rosa Coutinho, che dirige l'inchiesta sul putsch spinolista dell'I 1 marzo, ne annuncerebbe i risultati lunedì 21 aprile, a quattro giorni dalle elezioni. Queste risultanze dell'inchiesta sono destinate ad avere un impatto sulla prova elettorale? Leaders o partiti politici nel loro insieme potrebbero venirne danneggiati o addirittura travolti? Sono domande premature, naturalmente, ma che è impossibile non porsi se davvero i militari hanno deciso di rendere noti i risultati dell'inchiesta (rivelando chi, tra militari e civili, era dietro al generale Spinola) tanto a ridosso del giorno in cui i portoghesi andranno a votare. concluso con l'abolizione della monarchia e con un'indicazione largamente favorevole all'annessione. Prima che si conoscesse il risultato finale della consultazione, si è scatenata tra Nuova Delhi e Pechino una aspra polemica sulla legittimità dell'eventuale annessione del Sikkim da parte dell'India. La Cina ha accusato l'India di volersi annettere il minuscolo principato — che ha una superficie di 7170 chilometri quadrati ed una popolazione che si aggira intorno ai 140 mila abitanti — con la forza. Indirà Gandhi ha risposto ai cinesi ricordando loro l'occupazione del Tibet e ha dichiarato che l'India voleva soltanto sollecitare la volontà della popolazione del Sikkim. Dal suo canto il cinquantunenne chogyal (sovrano) del principato. Palden Thondup, ridotto ad una figura simbolica dopo una insurrezione popolare avvenuta due anni fa, ha detto di considerare il referendum « illegale ed incostituzionale ». (Ap)

Persone citate: De Melo, Gandhi, Palden, Rosa Coutinho, Spinola