Il campione in scatola

Il campione in scatola L'auto, un diaframma tra i ragazzi e il pilota Il campione in scatola All'Erba ancora una svolta nei nostri incontri - L'uomo si può esprimere soltanto attraverso il mezzo meccanico - Munari, il personaggio più "amato" - Il fascino della tecnica, la curiosità per l'aneddoto Quarto incontro fra ragazzi e campioni: ma stavolta I campioni erano di due tipi, gli uomini e le macchine, entrambi prestigiosi e dunque ricchi di fascino per i giovanissimi "patiti" dell'auto. In queste riunioni organizzate dal nostro giornale ai teatro Erba il fine è quello di "avvicinare" non solo materialmente i personaggi dello sport al pubblico più giovane, di impostare un rapporto molto sincero e poco ossequioso, dunque "demitizzante nei confronti di tutto l'ambiente. Perciò lunedi scorso i "miti" da affrontare — e da ammorbidire — erano addirittura due, uno più del solito: l'auto in aggiunta al pilota, il fascino del motore oltre a quello del personaggio. Scontato dunque l'assalto alle tre vetture — le Lancia Stratos e "Beta" e la Fiat 124 spider — in parallelo con la caccia agli autografi di Munari e Verini e Pregliasco e Mannucci e Rossetti, gli uomini che su quelle auto hanno costruito tante di quelle "storie del rally" oggetto della riunione. Con gli occhi i ragazzi hanno esaminato in dettaglio le macchine, esposte nel cortile del teatro: con le loro domande hanno dialetticamente sezionato ogni aspetto della carriera dei piloti tutti pronti davanti al microfono, in fila sul palcoscenico, a dialogare con un pubblico mollo preparato e molto affezionato. « Demitizzare » non è facile, quando si mettono a confronto un campione e tanti ragazzi: ancora più difficile in questo caso, visto che tra l'uno e gli altri c'è il diaframma o l'ostacolo (prezioso e costoso, ma anche "bello", dunque amato e perciò difficilissimo da scavalcare) costituito dall'automobile. Cosi il pilota diventa un uomo in scatola, una scatola dorata: e la nostra serie di "incontri" conosce una fase nuova, diciamo la terza, dopo aver proposto (e verificato) quella del campione isolato (con lo sci] e del campione con una squadra attorno (pallavolo e basket). Se Gros e De Chiesa erano ragazzi da applaudire con calore, i pallavolisti del Cus e I cestisti del Saclà erano soprattutto componenti di una entità col¬ lettiva (la squadra "del cuore" da appoggiare con urla e passione di chiara matrice tifosa: i piloti del rally sono ancora differenti, sono parte essi pure di un gruppo (il "team" Lancia o Fiat) e in più, fortunati mortali posti dal destino sopra quei "mostri" a quattro ruote che per un ragazzo costituiscono in partenza materia da favola, favola moderna, però, quindi da conoscere, analizzare, ispezionare. Il "mito" dell'auto è stato ben avvertito in tutti I suoi risvolti dai giovani "intervistatori" (stavolta l'età media era nettamente superiore, vicina ai 16 anni). Domande come: « Può un pilota non ricco diventare affermato?- hanno subito fissato un aspetto molto importante di quella "carriera" su cui tutti hanno poi indagato. Il costo di un'auto, la difficoltà di entrare nel mondo delle corse hanno provocato una curiosità significativa in un pubblico che ha guardato con un po' d'imbarazzo, almeno all'inizio, le figure serie ed eleganti dei personaggi allineati sul palco, assai diversi da quei fantastici esempi di spericolatezza ammirati pochi minuti prima sullo schermo nel film dedicato alle vittorie della Lancia e alle prodezze di tutti i piloti di tutti i rallles. Sandro Munari è stato il personaggio più applaudito, più intervistato, più ammirato della riunione. Merito dei suoi successi, conseguenza dei titoli e delle foto sui giornali, tramite pressoché unico tra spettatori e protagonisti in uno sport che pochissimi possono seguire da vicino (chi vede qualche fase del Rally di Sanremo potrà magari correre a Pavia a seguire il "Quattro Regioni" ma difficilmente volerà in Grecia per il Rally dell'Acropoli) e che raramente la tv tratta con intensità: merito però anche di Munari stesso, del Munari-uomo, ricco di calore e comunicativa nel dialogo con i ragazzi. Tra l'altro era l'unico senza cravatta, fra gli ospiti: e molto giovanile è stato pure il suo atteggiamento verso la platea da dove gli giungevano domande a • go-go ». Da Munari i ragazzi volevano sapere tutto: - Quali gare temi maggiormente? », 'Quale è stata la vittoria più bella? ». • Hai mai litigato con Mannucci? », » Che macchina usi in città? ». Enrico Riccardino ha riunito addirittura 8 domande in un foglietto, tutte per Sandro. Numerosissimi i quesiti di carattere tecnico. Per esempio: • Per le curve in controsterzo sono sufficienti il terreno adatto e la posizione rovesciata del volante oppure occorre una tecnica particolare? », -Quanto consuma la Stratos di gomme e benzina? ». E poi: » Con che vettura correrà la Fiat-Abarth il prossimo anno se il 124 non correrà e perché la X-1/9, vettura competitiva, non è stata omologata in gruppo 4? ». Ridotta ma significativa la curiosità per la parte aneddotica: » Raccontateci gli episodi più curiosi della vostra carriera »: allora Verini ricorda come fini in un bosco in Inghilterra, quattro metri sotto il livello stradale, e per liberare l'auto ci vollero l'intervento di alcuni "volontari" con una motosega e l'autorizzazione della guardia forestale (per abbattere gli alberi) e Munari parla di leopardi e di tutti gli altri animali che popolano il tracciato del Safari-Rally. Proprio gli animali hanno ispirato una delle domande più ingenue e più simpatiche, proposta da Antonella Costamagna, 9 anni: « Quando un animale viene investito da un'auto questa viene esclusa dalla gara? ». Antonella era in sala con tutta la sua classe, la 5* D della scuola Cairoti di Collegno, accompagnata dalla maestra che ha ascoltato con sorpreso imbarazzo qualche difficoltà sintattica (condizionale al posto del con giuntivo e affini) rivelata dai propri alunni In certe domande scritte. Ancora uno di loro, Aurelio Malabaila, ha rivo! to comunque un quesito interessante a tutti I piloti: » Tornando indietro nel rem po, camblereste mestiere? ». Tutti hanno risposto no. In particolare Pregliasco ha detto: « Se mai, comincerei ancora pri ma ». E Mannucci: « Prenderei la laurea e poi comincerei a correre ». A Munari hanno chiesto pure se ha mai avuto paura, al volante. > Quasi mal in gara — ha risposto Sandro almeno due volte in autostrada ». Antonio Tavarozzi Giorgio Viglino O Ospiti grandi e piccoli al Teatro Erba: la maestra che ha accompagnato tutia la sua classe e i giovani in sala che «intervistano» i campioni del volante

Luoghi citati: Collegno, Grecia, Inghilterra, Pavia, Sanremo