Al centro delle indagini l'uomo che dice di aver sfamato il Tuti di Francesco Santini

Al centro delle indagini l'uomo che dice di aver sfamato il Tuti L'attentato alla "Freccia del Sud Al centro delle indagini l'uomo che dice di aver sfamato il Tuti Sopralluogo degli inquirenti nella Bassa Ferrarese alla ricerca delle tracce del fascista di Empoli - Il "superteste" appare un mitomane (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 15 aprile. Come ogni inchiesta sul terrorismo nero, anche questa per l'attentato di Incisa Valdamo alla Freccia del Sud dilata i particolari, ingigantisce gli elementi marginali, ma trascura la sostanza che, in questo caso, è la caccia decisa a Mario Tuti, ai gregari del Fronte nazionale rivoluzionario e, ciò che più conta, ai mandanti della strage che da un anno a questa parte «matura» in Toscana. «I fascisti — dicono a Firenze, in Procura — torneranno a colpire». L'incubo di una nuova strage incombe sul Paese, ma nessun controllo è in atto sulla linea ferrata Bologna - Firenze - Roma, che da Terontola a Vaiano, da San Benedetto Val di Sambro a Olmo e Rigutino, ormai a scadenze precise, è sotto il tiro dei plastiquers neri. Agatino Diolosà, 25 anni, piacentino, titolo di studio prima elementare, ladro di auto, è oggi al centro dell'indagine. Due agenti della polizia stradale lo hanno fermato domenica sera a Ferrara, dove vive da qualche anno: viaggiava a bordo di un'utilitaria non sua, abbastanza malridotta, e ha attratto l'attenzione. Prima ancora di mostrare i documenti, ha esordito dicendo: «Conosco Mario Tuti; so molto deZZ'Italicus, moltissimo dell'attentato della notte scorsa». Agli agenti sorpresi ha aggiunto: «Per un paio di mesi ho portato cibo a Mario Tuti, in un casolare di Gaibanella, a dodici chilometri da Ferrara: bistecche surgelate, spaghetti di marca, caffè». E' scattato l'allarme e l'Antiterrorismo che opera nel centronord d'Italia è stato mobilitato. Il giudice istruttore Pappalardo, che ha firmato il rinvio a giudizio del geometra di Empoli, ha ordinato l'arresto del Diolosà e, assieme al capo dell'ufficio politico di Firenze, dottor Fasano, si è immediatamente recato a Bologna. Un breve interrogatorio nel carcere di San Giovanni in Monte, poi un lungo sopralluogo nella Bassa ferrarese, di casolare in casolare, insieme col «superteste» che ha mostrato agli investigatori due casolari abbandonati, nella campagna di Gaibanella, cinquecento metri di distanza in linea d'aria l'uno dall'altro. Secondo il racconto di Diolosà, Mario Tuti nel primo trascorreva la latitanza, nel secondo si esercitava alla pistola. Nel primo, però, i funzionari dell'Antiterrorismo non hanno trovato tracce recenti. Diolosà ha insistito: «Qui Mario Tuti aveva portato un frigorifero, qui aveva alcuni tegami». Stando al suo racconto, il frigorifero e le pentole Mario Tuti li avrebbe rubati in un locale notturno. «Poi — ha aggiunto — se n'è disfatto vendendoli. Aveva bisogno di denaro». Se il sopralluogo nel primo casolare ha lasciato del tutto indifferenti gli investigatori, quello nel secondo li ha stupefatti. Qui, il giudice Pappalardo ha trovato un'intera parete sforacchiata da centinaia di colpi e un proiettile ancora inesploso è stato recuperato dagli esperti della Scientifica. «Adesso — ha detto il dottor Fasano, dell'ufficio politico di Firenze — si procederà al confronto con quelli sequestrati ad Empoli, in casa del geometra, il 24 gennaio». Per farsi credere Agatino Diolosà ha aggiunto altri elementi, dicendo che Mario Tuti ha una piccola cicatrice al mento e che non fuma. I due particolari sono risultati veri, ma bastano per far prendere in considerazione quanto Agatino Diolosà racconta? Su di lui gli inquirenti appaiono divisi. Qualcuno lo definisce «uno sbandato, un giovane dalla fantasia fervida, uno psicopatico con precedenti per violenza carnale»; qualcun altro, alla domanda: ma allora perché, per due giorni, è stato creduto?, risponde: «C'è, nel suo racconto, una parte di verità». E si dice che abbia confidato ai funzionari molto più di quanto essi non abbiano riferito questa mattina. Comunque, l'interrogativo resta: un mitomane, provocatore, o teste importante? Francesco Santini