Dove mettere il partitivo

Dove mettere il partitivo QUESTIONI DELLA LINGUA ITALIANA Dove mettere il partitivo Ogni tanto — si conosce dalle lettere dei lettori — si riaccende la vecchia stizza magistrale contro l'articolo così detto « partitivo »; che appunto a scuola (compiti in classe e compiti a casa) trova sfogo nelle polemiche tra docenti da una parte e discenti dall'altra, con le famiglie sullo sfondo. Se con tutto ciò l'articolo partitivo procede trionfalmente nell'uso, vuol dire (lasciando fuori l'abuso) che avrà la sua ragione; e l'ha infatti, e delle più importanti che si possono dare nel campo della lingua: la necessità. Mancandoci il plurale dell'articolo indeterminato Un Uno Una, ricorriamo alle preposizioni articolate Dei Degli Delle (che non denotano punto appartenenza ma hanno valore di complemento oggetto) per indicare la « parte » indeterminata di un tutto, per lo più significato da un nome collettivo, che non sapremmo come dire altrimenti: dammi della carta, vedo del fumo, ho riscosso del denaro. Questo per grammatica. Ma anche stilisticamente l'articolo partitivo ha sua ragion d'essere. Già negli esempi fatti, chi avesse detto « dammi un po' di carta », « ho riscosso alquanto denaro », sarebbe uscito d'asse, dando o nel poco o nel troppo. Il fortunato che può contarli, dice: ho tre amici; forse più fortunato di quello che dice di averne molti. Il disincantato dirà laconicamente: ho amici, con espressione che per quanto irreprensibile riesce alquanto secca. Solo l'uomo umano, esperto del mondo, dirà con morbida pienezza: ho degli amici. Insomma la particella partitiva ci somministra quel vago di cui abbiamo così spesso bisogno. Del resto agli schizzinosi si può opporre ch'essa ha secoli di tradizione e origine quasi celeste. Dove infatti il Petrarca, parlando del « motor eterno de le stelle », dice che « Degnò mostrar del suo lavoro in terra », quel Del, fu altamente chiosato, è figura greca e toscana del dire, e vai quanto « parte » o altro simile. Di per Alquanti è piano presso gli antichi (« di valenti uomini » ), o anche vi sta per ripieno (« con di molti grappoli»), e appunto accompagnato da preposizioni (Con A Per), contro l'avviso dei pedanti che giudicavano tal compagnia inammissibile (ma non si trova in san Gregorio: « Diede di piglio a de' sassi »?). In molti di quei partitivi illustri ci accostiamo all'indiscretezza dei moderni. Continuiamo san Gregorio dicendo: ti presenterò a delle persone utili; e il Boccaccio (« quando c'invecchiamo, né marito né altri ci vuol vedere, anzi ci cacciano in cucina a dir delle favole con la gatta ») prepara il letto a Montanelli: « glie li comperavano (quegli oggetti) degli italiani residenti lassù ». Anche le parlate regionali coltivano il partitivo; e il nostro piemontese lo asconde nel I nesso che d', esemplato dal j francese que de, denotante quantità: Che d'fumele! Pure la scuola non può aver mai torto in tutto. La riprovazione del partitivo si spiega con l'abuso che se ne fa a imitazione dei transalpini. E' illogico usarlo in quelle maniere di complimento che escludono l'indeterminatezza quali: ha delle belle gambe, dei begli occhi e sim.; posto che gambe occhi e persino denti, come anche braccia fianchi ecc., tutto che belli, stanno in numero determinato. Vero è che il dire correttamente: ha belle gambe, sembra talvolta una stiticheria, si sente il bisogno d'un rinforzo che non accresca l'oggetto ma gli dia vaghezza. E sia pure. Ma la vera maniera italiana di rinforzare senz'intaccare l'idea del numero, è quest'altra: ha di gran belle gambe, ha di gran begli occhi. Se prima di licenziare un partitivo si facesse un piccolo esame di coscienza, si scoprirebbe che troppe volte è fuori posto. Sta bene: mi dai dei pensieri; perché il proprio dei pensieri è l'incomputabilità; ma perché ficcarlo dove non abbisogna: ho dei figliuoli da mantenere; o quando con maggiore proprietà si possono usare le forme « un poco, qualche, alcuni e sim. »? Non si vorrà che la cuoca aggiunga del sale (che sarebbe troppo) ma un po' di sale; che l'amico ci impresti dei libri (che non avremmo tempo di leggere) ma qualche libro. Rettissimamente il conte Ugolino sente invece i figliuoli fra il sonno « dimandar del pane »; e bene anche le donne nervose: ci sono dei momenti che non ti posso soffrire. Qui l'indeterminatezza vuol essere determinata; e ciò fa appunto il nostro articolo. In conclusione l'articolo partitivo dev'essere frutto d'una scelta logico-stilistica; non deve diventare, come spesso è oggi, un semplice vezzo, un'imitazione di più dallo straniero. Leo Pestelli

Persone citate: Leo Pestelli, Montanelli, Petrarca