Andreotti in Senato per la Montedison di Giulio Mazzocchi

Andreotti in Senato per la Montedison Domani alla commissione Bilancio Andreotti in Senato per la Montedison "romanzo" Camina - I motivi della re- Nuovi particolari sul trodatazione della lettera all'Eni di autorizzazione a vendere Roma, 12 aprile. L'ultimo particolare oscuro della vicenda Camina, (la finanziaria Eni e Mediobanca attorno alla quale Cefis ha giocato la sua vera partita per tornare a presiedere Montedison, presiedendone pure il sindacato di controllo), viene chiarito oggi dal quotidiano finanziario II Fiorino: il presidente dell'Eni, Girotti, che era stato autorizzato nel marzo 1974 dall'allora ministro Gullotti a costituire la finanziaria, è stato pure autorizzato a venderla dal nuovo ministro Bisaglia, nello scorso dicembre. In dicembre Bisaglia, appena ministro, ha dato il suo assenso verbale a Girotti. Ma subito dopo Bisaglia ha avuto un grave incidente d'auto. Girotti ha venduto la Camina a dicembre valendosi del permesso verbale. Ha venduto nello stesso anno, cioè, nel quale l'ha acquistata, e quindi il bilancio del suo ente non ne recherà traccia. Quando Bisaglia s'è ristabilito ed è tornato al lavoro, cioè a marzo, Girotti gli ha chiesto la «formalità» della lettera scritta di autorizzazione a vendere. La lettera è stata fatta dal capo di gabinetto retrodatando l'autorizzazione. Tutto regolare? Tutto regolare, dirà Andreotti lunedì pomeriggio alla commissione Bilancio del Senato, parlando della vicenda Montedison. Se qualche senatore vorrà saperne di più dovrà attendere di ascoltare, il successivo lunedì, direttamente Bisaglia: quali e quante azioni Montedison erano possedute da Camina, contro la volontà d'un precedente ministro delle Partecipazioni statali, Ferrari Aggradi? I senatori (già l'hanno anticipato) vorranno sapere — ma da Bisaglia — per quali ragioni e a quali prezzi quelle azioni vennero comprate e a quali prezzi vendute. L'acquirente dell'Eni è stata la banca Credito Commerciale di Pesenti e di Montedison. Segreto bancario: il prezzo non si saprà. I senatori chiederanno perché mai quelle azioni (prima private, poi pubbliche con l'acquisto Eni, poi private con l'acquisto del Credito Commerciale) debbano tornare pubbliche, con un acquisto da parte di Mediobanca, Imi e Icipu, tre fra i principali istituti di credito italiano. Andreotti, ritiratosi oggi come fanno i calciatori in buen retiro per prepararsi all'incontro in Senato, dirà che forse i tre istituti pubblici non compre ranno mai niente: il nuovo sindacato di controllo Montedison ha difatti rilasciato un'opzione ai privati. L'opzione sarà esercitata. Lo rivela oggi la Lettera finanziaria dell'Espresso. Il nuovo acquirente sarà Bastogi. Ma con quale denaro? Due settimane fa La Stampa aveva anticipato che quel cienaio in qualche modo sarebbe venuto dal settore pubblico. Dice oggi la Lettera finanziaria d'aver saputo direttamente dal presidente dell'Ina (Istituto nazionale per l'assicurazione, cioè pubblico) che la Bastogi riceve in questi giorni dall'Ina stesso la somma di 35 miliardi di lire. Naturalmente, è tutto più che regolare. La Bastogi controlla una società, la Cogefar, che anni addietro eseguì lavori in Libia, mancando poi gli incassi per la nazionalizzazione. Ma era assicurata per i rischi sul credito presso l'Ina. Così molti altri operatori italiani. L'Ina sinora ha bloccato ogni pagamento, asserendo che il rischio di nazionalizzazione esulava dalla polizza. Quella decisione era però errata. Ora, nei confronti almeno della Cogefar, l'Ina recede e paga. Giulio Mazzocchi btsluntspdVodpppv

Luoghi citati: Libia, Roma