Femministe con rabbia di Liliana Madeo
Femministe con rabbia Polemici interventi al convegno romano Femministe con rabbia Roma, 12 aprile. Delegate dei movimenti femminili della sinistra tradizionale sono intervenute oggi al congresso del movimento di liberazione della donna. Esse hanno parlato di libero confronto di idee e non di contrapposizioni polemiche, di possibili collegamenti su comuni battaglie, dell'opportunità di «rinunciare all'intransigenza, che è il peggior nemico delle donne ed è un'eredità maschile». Hanno anche riconosciuto i meriti del neo-femminismo nella nostra storia più recente: per aver creato una nuova cultura e un nuovo modo di fare cultura, per aver fatto «esplodere» i problemi della condizione femminile, per «aver acceso una miccia che ha costretto anche i distratti più ostinati a interessarsi alla donna, alla sua oppressione, alla necessità del suo riscatto». Naturalmente sono stati fatti opportuni «distinguo». Nilla Soncini, per l'Udi, ha sottolineato il valore sociale che l'Unione donne italiane attribuisce alla maternità (in contrapposizione all'istanza femminista dell'autogestione da parte della donna della salute e della maternità), e ha ribadito le cautele e le garanzie che il movimento rivendica sul tema dell'aborto (contro «la pronta depenalizzazione e la totale liberalizzazione» sostenuta dal Mld). Elena Caporaso, per il psi, ha ammesso che all'interno del suo partito le donne contano poco o nulla. Ha proposto una mobilitazione femminile affinché i partiti siano «costretti» a inserire le donne j in tutte le liste elettorali, ha fatto capire come da un mutato atteggiamento dei partiti potrebbe derivare un maggior potere delle donne e un diverso assetto della società (mentre le femministe in sala ru- moreggiavano e ribadivano |che non da un partito, che è struttura maschile modellata su schemi e ideologie maschi- li, ci si può attendere alcuna vera rivoluzione in senso femminista). Gli interventi della giornata sono stati numerosi, su molti argomenti: l'aborto dal punto di vista storico-politico, la donna nei partiti, clericalismo e oppressione della donna, una nuova distribuzione del lavoro e la conquista effettiva del tempo libero per tutti, le appropriazioni da parte della società dei cosiddetti valori femminili (la solidarietà, la non-competitività, l'amore per la natura, l'amicizia, l'amore, la non-violenza) in contrapposizione ai modelli disumanizzanti proposti dal potere maschile. Il dibattito — sul tema: il movimento deve separarsi o no dal partito radicale e dalla collaborazione con gli uomini? — è andato avanti fino a sera. Fin dalla mattina lo ave- Va inquadrato Anna Maria Conte, docente di storia delle dottrine politiche all'università di Roma, che aveva messo in rilievo come sia difficile definire la donna sia come individuo sia come gruppo, come essa non rappresenti una classe né abbia una sua storia, come i testi marxisti siano stati vaghi finora nei suoi confronti. «Eppure — ha detto — essa esiste, ed esiste anche la sua oppressione. Compito del femminismo è analizzare autonomamente le varie forme dell'oppressione femminile e i modi per combatterla. Per fare questo occorre respingere i tradizionali concetti di classe che sono maschili, inadeguati, limitativi del problema femminile, e trovare strumenti di analisi nuovi. Se l'alternativa deve essere globale, bisogna respingere anche gli obbiettivi dell'emancipazione e dell'uguaglianza che il marxismo classico ci offre ». Liliana Madeo
Persone citate: Anna Maria Conte, Elena Caporaso, Nilla Soncini
Luoghi citati: Roma
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