Napoleone rosso d'Asia di Giuseppe Mayda

Napoleone rosso d'Asia Chi è Giap, il generale che ha fatto scuola nella giungla Napoleone rosso d'Asia Malgrado una carriera senza eguali lo abbia posto ai massimi vertici del Paese (a 52 anni capo di un esercito che in realtà non esisteva, a 35 ministro di un governo che nessuno Stato del mondo voleva riconoscere, a 44 protagonista della vittoria di Dien Bien Phu che, per la prima volta nella storia contemporanea, cacciava una Nazione bianca dall'Asia) il generale Vo Nguycn Giap parla raramente; le ultime parole che ha pronunciato in pubblico risalgono al 2 settembre 1972, vigilia degli accordi armistiziali di Parigi, quando partecipò ad Hanoi al ricevimento in occasione del ventisettesimo anniversario dell'indipendenza del Vietnam: «Questa è una guerra terribile — disse ad un giornalista italiano — Però noi siamo costretti a combatterla per conquistare una pace reale». Da allora Giap ha taciuto, anche se la sua presenza è oggi più che mai viva nelle divisioni corazzate che appoggiano l'azione dei vietcong nel Sud. Fra tutti i condottieri dell'epoca moderna non ce ne uno solo che si sia trovato nella eccezionale condizione di Giap: senza aver fatto l'accademia militare («Esco dalla scuola della giungla», disse nel 1946 al francese Ledere) e divenuto generale da un giorno all'altro senza seguire la scala gerarchica, ha affrontato in trent'anni gli eserciti di tre occupanti uno più forte dell'altro (Giappone, Francia, Stati Uniti) ed e riuscito a batterli o a tenerli in scacco con la più straordinaria strategia di questo secolo, la «guerra del popolo», ch'egli ha formulalo attingendo a piene mani nei duemila anni di insurrezioni contadine e di lotte contro la Cina, i feudatari e il potere coloniale che contraddistinguono la storia del Vietnam. Quest'uomo, che Newsweek ha definito «il professionista numero uno della guerriglia» c «il Napoleone rosso dell'Asia», ha oggi 65 anni e vive circondato da una discrezione che rasenta il mistero. 1 pochissimi che hanno potuto indagare sulla sua vita privata dicono che egli abita, con la moglie ed i figli, in una bianca villetta della periferia di Hanoi circondata da un piccolo giardino e che conduce «una esistcn:a borghese», dividendo il proprio tempo libero fra le gite in auto con la sua «Ziss» nera sovietica dalle tendine sempre abbassate, i libri e il pianoforte (Schumann, De Falla, Beethoven, con spartiti che Fa arrivare da Parigi). Giap, aggiungono, è frugale: mangia poco, fuma di rado e soltanto la pipa, legge (con gli occhiali, se è in casa) testi di storia e trattati militari e conserva un diario personale nel quale le annotazioni sono scritte in tutte le lingue che conosce, vietnamita, francese, inglese, cinese e anche qualche parola di russo. Sposato una prima volta, all'età di 26 anni, con l'istitutrice Mai Thai, più anziana di lui ed attivista del partito comunista, ne ebbe una figlia, Hong Anh («pensiero rosso») che oggi è professoressa, è a sua volta sposata e non si sa se incontri mai il padre. Mai Thai, arrestata nel '40. mori in una prigione francese tre anni più tardi. Giap, passato nel 1955 a seconde nozze con Ha, figlia del suo amico di infanzia Dang Thai-mai, ebbe altri cinque figli (i! primo si chiama Dien Bien, eertamente in ricordo della celebre battaglia: l'ultimo ha un nome profetico e di attualità, Hong Nam, che vuol dire «sud rosso»). Di bassa statura ( è allo un metro e 52), la fronte spaziosa, i capelli pettinati indietro come Mao Tze-tung. il viso largo, rotondo e pallido, la voce dolce che si fa ruggente soltanto quando l'uomo si accalora (e allora l'ottimo francese imparato ad Hué riprende il ritmo saltellante dell'accento vietnamita) Giap è nato il 1° settembre 1910 ad An-Xa. villaggio della provincia del Quang Binh, nel dipartimento dell'Annam. Suo padre, Vo Quang Nghiem, che morirà nel 1947 sotto le torture francesi, era un piccolo proprietario terriero rovinato dalla grande carestia del 1896 e che si guadagnava da vivere come scrivano pubblico (i francesi lo definivano «un petit lettre»); sua madre, Nguyen Thi-kien, nativa della provincia di Vinh, tesseva la canapa ed aveva la casa più grande di An-Xa. Giap, che vuol dire «corazza», fu l'unico loro figlio ed ebbe il nome dei due casati dei genitori. Vo Nguycn. Benché la sua famiglia fosse in gravi difficoltà economiche Giap potè studiare. A 13 anni, quando era «un ragazzo pallido, macilento, taciturno», venne iscritto al liceo imperiale «Quoc Hoc» di Hué e lo frequentò fino al 1927: «Era uno dei migliori cervelli detta scuola — dirà un suo compagno, Nguyen Chi Dieu. al giornalista francese Gerard Le Quang, primo biografo di Giap — Leggeva tutto, sapeva spiegare e parlava con pazienza ina quando parlava sembrava che vi fosse qualcosa che ardeva dentro di lui e che egli cercasse di soffocare». Forse nacque di qui la più bella definizione che i vietnamiti hanno dato di Giap: «nui ha», «vulcano sotto la neve». Iscritto al partito comunista, schedato dalla polizia politica francese come «agitatore», chiuso per due anni (1930-1931) nel tetro penitenziario di Lao Bao. con lo scoppio della seconda guerra mondiale Giap fece la propria scelta: trentenne, alle soglie della laurea in legge, con jj I la possibilità di entrare in quelXélite nazionalista vietnamita tollerata dai francesi e. più tardi, corteggiata e ben remunerala dagli americani, preferì la carriera del rivoluzionario e imboccò la strada dell'esilio. Riparato in Cina con i quadri dirigenti del partito, divenuto discepolo e poi amico fedelissimo di Ho ! Chi-minh. Giap seppe organizzare con ferrea disciplina quell'esercito di liberazione che, dopo aver sconfitto le guarnigioni giapponesi, sarebbe entralo vittorioso ad Hanoi il 19 agosto 1945. Da allora il suo potere andò ì ampliandosi e rafforzandosi, i Nominato ministro dell'Interno : nel governo provvisorio, segreta ! rio di Stato e capo delle forze | armate Giap si preparò in segre; to all'inevitabile scontro con i \ francesi che tornavano nel Vietnam. La prima guerra di Indoci'. na. durata sette anni e quattro | mesi, lo rivelò geniale capo miliI tare: fu in quegli anni, infatti, che codificò la sua strategia del- la «guerra del popolo» fondala sulla generalizzazione della resistenza, la mobilitazione delle masse; lo sfruttamento ottimale del terreno e dei fattori locali, il logoramento del nemico, la scelta del momento opportuno, la mimetizzazione e l'uso contemporaneo di strumenti bellici arcaici e moderni. Partendo dal principio che «un esercito aggressore non può contemporaneamente riunire le proprie forze per attaccare e disperderle per presidiare», Giap inchiodò i francesi a Dien Bien Phu e li costrinse alla resa e all'abbandono del Paese. Senza dubbio, nella sua lunga e straordinaria carriera non mancarono gli errori, sia nel campo militare che in quello politico. Quando nel 1951, inorgoglito dalle vittorie sul delta del Fiume Rosso, volle abbandonare la guerriglia ed affrontare i francesi «all'europea», con schieramenti tradizionali in campo aperto e impiego massiccio di masse e di artiglieria, venne sconfitto a Vin Yen, Mao Khé e Yen Cu; quando nel 1956 appoggiò la riforma agraria del . Nord, di ispirazione cinese, applicando l'immissione forzata dei contadini nelle fattorie collettive, si vide costretto a reprimere con la violenza i tumulti scoppiati nelle campagne di Nghc Tinh e a farne l'autocritica dinanzi al «Plenum» del Comitato Centrale del partito. Furono i suoi «peccati di orgoglio» ma, divenuto nel 1961 ministro della Difesa e comandante delle forze militari del Sud (vietcong ed esercito di liberazione) condusse l'offensiva del Tei del gennaio 1968 secondo la propria strategia e le sue armate occuparono 35 città, 24 basi militari americane ed assediarono Hué per un mese penetrando anche in alcuni quartieri di Saigon. Giap, secondo Wesley R. Fishel, «ha visto tramontare la propria stella con l'armistìzio di Parigi» e oggi non pare dubbio che, nella profonda revisione intervenuta in questi ultimi tre anni nei quadri politici e militari del Vietnam del Nord, la sua stessa vittoria di Dien | Bien Phu sia criticata e contestata dai giovani strateghi del Paese: forse, al pari degli storici futuri, essi si chiedono se Giap, accettando quella battaglia nell'estremo Nord-Ovest del "ronchino anziché spingersi con le sue armate verso Saigon e il delta del Mckong, se fermandosi dopo la sconfitta dei francesi e trascurando i propri reali obicttivi che erano il Laos e il resto del Vietnam, se, infine, negoziando e concludendo prematuramente la prima guerra di Indocina, non abbia in effetti prolungato il conflitto di una ventina d'anni. Nella storia dell'indipendenza del Vietnam i revisionisti sembrano propensi oggi ad attribuire ogni merito alla guida di Ho Chi-minh che, è stato scritto, non era un Lenin né un Mao; l'impronta del genio, però, gliel'ha data il professor Vo Nguyen Giap. che non è un Trockij né un Lin Piao. Giuseppe Mayda II generale Giap tra la folla nella capitale del Nord Vietnam (Foto Sipahioglu)