Armi all'ingrosso con i petrodollari
Armi all'ingrosso con i petrodollari I "mercanti di morte Armi all'ingrosso con i petrodollari Qualche giorno fa in un giornale di lingua tedesca è comparso un annuncio: «Cercasi mercenari, saranno reclutati dai governi del Medio Oriente». Stipendio mensile mille dollari (600 mila lire) più alloggiamento e assistenza medica gratuiti ed esenzione da tasse. Il commercio internazionale di armi, soprattutto ora che numerosi Paesi, grazie al petrolio, si sono trovati ricchi, è più che mai florido. Giulio Cesare diceva: «Armi e leggi non prosperano insieme». Le leggi ci sono ma i commercianti d'armi le aggirano facilmente. In Italia operano entro e fuori il controllo governativo ed è difficile indagare anche perché nelle statistiche rese note dal ministero del Commercio Estero le voci come «veicoli» o «attrezzature industriali » possono significare rispettivamente «carri armati» e «armi». La produzione di armi in Italia, secondo dati non ufficiali, sarebbe pari a circa 800 miliardi di lire: il 20 per cento di questa somma sarebbe destinato a Paesi terzi, numerosi dei quali nell'area mediorientale. I «mercanti di morte» — così vengono anche chiamati i commercianti d'armi — hanno un loro «credo»: vendono ! armi a tutti, non importa se neri o bianchi, se comunisti o I capitalisti, se protestanti o cattolici. Qualche esempio: I l'Egitto, recentemente, ha coj minciato a ricevere 50 «Mig 23», caccia bombardieri, dall'Urss, è in trattative con la i Francia per 44 Mirage e con ! l'Inghilterra per un'instailaI zione completa di «Hawk». L'Etiopia ha richiesto agli j Usa armi leggere per 30 milioj ni di dollari, per combattere i «ribelli» eritrei, i quali a loro | volta usano armi sovietiche, siriane e algerine. La maggior parte delle armi occidentali esce da compagnie private, ma non per questo il commercio rientra soltanto nella sfera privata. Tra governi e «mercanti di morte» c'è un legame di interdipendenza. Il Pentagono e il Dipartimento del Commercio Usa, per esempio, hanno dato una mano ai connazionali che nell'ultima Fiera aerea di Parigi hanno concluso affari per decine di miliardi. In Francia, almeno fino a poco tempo fa, il commercio d'armi faceva capo ad una figura dai con¬ torni leggendari, il generale d'aviazione Hugues de l'Etoile, l'uomo che può entrare quando vuole nella reggia dello Scià e del re d'Arabia. Paesi potenti e meno potenti si fanno concorrenza, i primi approfittando del fatto che i giovani Stati «emergenti» si rifiutano di accettare la protezione esclusiva di una superpotenza. In ordine di volume d'affari, gli Stati Uniti sono i più grandi dispensatori di armi; al secondo posto l'Unione Sovietica. Tra le superpotenze la concorrenza è accanita, non solo per la conquista delle zone preferenziali, ma anche sul piano più strettamente commerciale. Come ricorda Time, l'Urss ha offerto al Perù i Mig 21 S, ad un terzo del prezzo del concorrente americano F5 (quasi 2 miliardi di lire). Se fino a poco tempo fa Usa e Urss si contendevano le zone di confine, ora la competizione si è spostata, per intensità, in Medio Oriente, soprattutto in Israele e in Iran. L'anno scorso la Francia ha strappato alla Gran Bretagna il prestigio di essere al terzo posto nella classifica (ma la gara è ancora aperta perché gli inglesi dichiarano di non volersi arrendere), vendendo armi a 80 Paesi, per 3 miliardi di dollari. I cavalli di battaglia di Parigi sono i carri armati AMX (agilissimi e veloci), gli elicotteri Alouette e i missili teleguidati Exocet. L'Italia è al quinto posto. Nel 1974 ha venduto una ventina di elicotteri (costruiti su licenza americana) all'Iran; navi da guerra al Perù, carri armati al Pakistan e aerei «anti-guerriglia» allo Zambia e al Sudafrica. La Germania, che fino al 1955 aveva la proibizione internazionale di fabbricare armi, oggi ha una posizione di tutto rispetto in Europa. Si ricordi soltanto il carro armato Leopard e i sottomarini per l'America Latina. Ci sono poi Paesi che, in teoria, non potrebbero fare commercio di armi, come la Svezia e la Svizzera, perché neutrali. In realtà vendono ugualmente, impegnati a non avere a che fare con «zone di tensione» (che sono poche, del resto). Ambedue questi Paesi hanno esportato nel 1974 armi per 75 milioni di dollari. Pier Mario Fasanotti
Persone citate: Hawk, Leopard, Pier Mario Fasanotti
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