Xuan Loc persa e ripresa da governativi di Ennio Caretto

Xuan Loc persa e ripresa da governativi A 60 chilometri da Saigon continua l'offensiva dei nord vietnamiti Xuan Loc persa e ripresa da governativi (Dal nostro inviato speciale) i Saigon, 11 aprile, j Per la terza giornata conse- ! ■ cutiva, truppe motocorazzate i nordvietnamite hanno oggi \ - attaccato Xuan Loc, sessanta j chilometri a nord-est di Sai- i , _ [patos. Secondo il colonnello \ Hien, portavoce del «Centro ! di guerra psicologica», le gon, mentre altre, aggirata la | città, hanno cercato di blocca-; re l'autostrada per Bien Hoa, la più grande base aerea del Vietnam del Sud. Le forze govei native, dapprima sopraffatte, sono riuscite a riprendere il controllo del capoluogo di provincia con il più massiccio bombardamento di quest'anno e V intervento dei truppe comuniste hanno per¬ so 900 uomini, una decina di i carri armati T54 e altrettanti I mortai, tutti di fabbricazione | sovietica. j Con manovra aggirante, j questa volta riuscita, scender. ; i do dai dintorni di Tay Nhinj ai confini colla Cambogia, 1 ! nordvietnamiti sono piombat i inoltre su Tarn An, quaranta \ chilometri a sud-ovest di Sai j gon. Sembra che un'intera di i visione, oltre diecimila uomi | ni. si sia attestata nelle risaie ; e nelle foreste, con missili eartiglieria pesante. L'accerchiamento della capitale è da considerarsi perciò quasi completo. Solo il fianco dsud-est. verso il porto di Vung Tau, dove scorre il fiume, è ancora libero. Secondo il «Centro di guerra psicologica» le forze comuniste non potrebbero però insediarvisi prima di alcuni giorni, forse due settimane. La situazione militare sta i dunque precipitando. Per I ogni sudvietnamita che difen | de Saigon vi sone due, forse j tre nemici, meglio equipaggia j ti, più disciplinati, e con i ; morale alle stelle Solo una I decisione politica del Viet-cong, o meglio di Hanoi, può impedire l'assalto conclusivo alla capitale. Ma nonostante tutto, qui si continua a credere che un negoziato sia ancora a portata di mano In particolare, si dà credito alla voce secondo cui a Parigi Giscard d'Estaing condurrebbe consultazioni dietro le quinte con le grandi potenze. Il prete redentorista Chan Tin, un esponente della sinistra, cui ho parlato oggi, m'ha detto: «L'unico, vero ostacolo alla pace è Van Thieu ». Forse questa convinzione, largamente condivisa a Saigon, è alla base della notizia, diffusasi oggi ma poi smentita, secondo cui il presidente starebbe per dare le dimissioni, insieme col vicepresidente Tran Van Huong, una figura oscura, e col capo di stato maggiore Cao Van Vien Van Thieu avrebbe lasciato già il -1 Vietnam del Sud il trenta a marzo, stando alla notizia, se fosse stata accolta la sua richiesta di portare con sé ottantaquattro tra famigliari e collaboratori. Una partenza improvvisa del dittatore e del suo seguito lascerebbe il potere nelle mani degli uomini su cui più contano gli americani, e cioè il presidente del Senato Tran Van Lam, ex ministro degli Esteri, e il generale Khiem, il premier dimissionario. Il primo assicurerebbe la continuità della Costituzione, il secondo quella dell'esercito. Pur riprendendo ad avanzare, dopo una sosta di circa una settimana, il Vietcong e Hanoi continuano a premere per la soluzione politica della crisi. Lo fanno anche con ripetuti attacchi contro gli Stati Uniti. Oggi, ad esempio, li hanno accusati di «spionaggio aereo» su Da Nang, Huè, I Quang Tri e altre città «libe¬ sspznlmtnDsmem rate». La loro reazione al discorso di Ford al Congresso è stata violenta. Si prospetta la possibilità che, quale condizione per un negoziato, esigano il ritiro di tutto il personale Usa dal Paese, quasi novemila persone. Ieri, era corsa la voce che i B52, le superfortezze volanti, fossero intervenuti nella battaglia di Xuan Loc. Ho chieste al vicepremier Dan, uno degli ultimi rappresentanti del moribondo regime, quali prospettive di pace esistano. Mi ha risposto: «Nessuna. Abbiamo i carri armati e l'artiglieria nordvietnamita alle porte di Saigon. Siamo invasi. Negozieremo solo dopo aver respinto il nemico. L'America deve rifornirci di armi e di munizioni, gli aiuti economici non bastano. Il discorso di Ford è stato bello ma inutile». Ennio Caretto