Moser in cerca di fortuna sul pavé dell'inferno del Nord

Moser in cerca di fortuna sul pavé dell'inferno del Nord Si corre domani la Parigi -Roubaix Moser in cerca di fortuna sul pavé dell'inferno del Nord (Dal nostro inviato speciale) Parigi, 11 aprile. Rivediamo insieme, con gli occhi della memoria, il film della Parigi-Roubaix 1974, passata agli archivi con il trionfo-bis di Roger De Vlaeminck, che già aveva vinto due anni prima la corsa nell'inferno del nord». Al chilometro 238, proprio nel culmine del «pavé», Francesco Moser scatena l'attacco decisivo ed insiste da solo all'offensiva dopo una foratura del suo compagno di fuga Godefroot. L'italiano a sua volta è costretto a metter piede atterra quando è ancora solo, a 22 chilometri dall'arrivo. Senza quell'incidente, quasi certamente Roger De Vlaeminck, sganciatosi dalla pattuglia inseguitrice guidata da un Merckx giù di giri, non sarebbe riuscito a raggiungerlo. Sommandosi sfortuna a sfortuna, una caduta attarda Moser a sette od otto chilometri dall'arrivo, negandogli la possibilità di contendere il successo allo sprint allo stesso De Vlaeminck e costringendolo ad accontentarsi di un pur onorevole secondo posto. Un precedente che giustifica l'ansiosa attesa per questa seconda avventura del numero uno della «nouvelle vague» italiana nella corsa che, con la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre ed il Giro di Lombardia, costituisce il cardine della stagione ciclistica in linea. Francesco Moser, sulle ineguali mattonelle di porfido dell'» Inferno del nord», è riuscito a comportarsi con l'abilità di un veterano. Non v'è quindi motivo di dubitare della possibilità, da parte del portacolori della Filotex, di ripetersi anche quest'anno, magari con maggior fortuna, rinnovando per il ciclismo italiano un trionfo che non ci tocca più dal 1966, cioè dall'anno della leggendaria impresa di Gimondi. Felice non ci sarà. L'ex campione del mondo aveva Indicato la Parigi-Roubeaix come II primo vero appuntamento della sua stagione, ma la sfortuna lo ha costretto a mancarlo. Il bergamasco, vittima di due consecutive cadute nella Settimana Catalana e nel Giro delle Fiandre, ha le ginocchia piuttosto malconce ed ha forzatamente scelto la strada della prudente ritirata, per non rischiar di compromettere, con una partecipazione propiziata da infiltrazioni di cortisone, addirittura il Giro d'Italia. Gimondi quindi, dopo la Gand-Wevelgem (a cui ha preso parte per onor di firma, ritirandosi a metà percorso) è rientrato in Italia per affidarsi al prof. Tagliabue, specialista nel rimettere in sesto campioni acciaccati: la Parigi-Roubaix la vedrà in televisione. Poiché anche Battaglio e la sua squadra hanno anticipato il rientro a casa in conseguenza delle poco brillanti condizioni fisiche del corridore veneto, la partecipazione italiana alla «classicissima» del ciclismo francese ne viene nu mericamente ridimensionata. 01 tre alla squadra di Moser ed ai gregari della Brooklyn al servizio di Roger De Vlaeminck, sarà infatti in gara nella Parigi-Roubaix soltanto la Scic di Giambattista Baronchelli e del vecchio Bitossi. Una presenza che, nelle previsioni, dovrebbe servire soltanto ad aggiungere qualcosa all'esperienza del giovane bergamasco, cui II trentaquattrenne toscano farà da «maestro» su un terreno su cui egli stesso si è trovato sempre a disagio. Baronchelli ha partecipato, con Moser. anche al Giro delle Fiandre e alla Gand-Wevelgem, mostrando chiaramente di trovare il «pavé» ancora piuttosto indigesto. La sua tenacia di montanaro. v che rifiuta le aprioristiche rinunce, gli vieta di aggirare l'ostacolo, ma nessuno gli farebbe certo una colpa se «Cibi", nel duello a distanza col diretto rivale Moser dovesse accusare, com'è probabile, un'altra battuta a vuoto. Al di là delle giustificabili speranze per un exploit di Moser, il clima francese sembra del resto preparare un'altra giornata per i belgi, con lo scatenato Merckx in primo piano. In questi giorni sulle strade della Roubaix poche, timide schiarite si sono alternate alla pioggia ed a qualche spolverata di neve. Il pavé dunque, già terribile quando il terreno è asciutto, sarà più « inferno » che mai. Gianni Pigliata