Regnò al tramonto di Carlo Casalegno

Regnò al tramonto La misteriosa Galla Placidia Regnò al tramonto Lidia Storoni Mazzo Inni: « Galla Placidia », Ed. Rizzoli, 435 pagine, 5000 lire. Per quasi tutti noi, Galla Placidia è un vago ricordo scolastico, un nome legato all'incanto dei grandi monumenti ravennati, a un mausoleo; forse un'immagine intravista su qualche medaglia. Per gli storici, l'Augusta è uno fra i protagonisti del secolo tragico che segnò la line dell'Impero c la vittoria dei barbari in Occidente, uno dei personaggi centrali nel passaggio dall'età classica alla Europa cristiano-barbarica. Galla Placidia « nacque nel mondo mìtico, mori nel Medioevo»; conobbe l'ultima gloria e la roviivi di Roma, le estreme fiammate del paganesimo e la dura imposizione dell'ortodossia cristiana collie religione di Stato; visse nella reggia di Bisanzio e tra le tende dei goti, fu educata da sant'Ambrogio e discusse di teologia con sant'Agostino. Di questa figura straordinaria, e per tanti aspetti misteriosa, segreta come le enigmatiche principesse dei musaici bizantini, Lidia Storoni Mazzolani ha scritto una biografia bellissima. Ha ricostruito, con un'interpretazione paziente e sottile dei documenti, la vita di Galla Placidia, e l'ha inquadrata nel suo secolo tumultuoso e contraddittorio, con una limpida esposizione dei grandi fatti indispensabili per capire la vita della Augusta: la frattura tra Bisanzio e Roma, i torbidi intrighi delle due Corti, la pressione dei barbari che travolge la Respublica romana, lo sfacelo sociale dell'Europa, le lotte mortali tra l'ortodossia e le eresie di Ario e di Pelagio, la creazione del dogma cattolico tra polemiche di teologi e interventi militari di sovrani. « Era un secolo funestalo da stragi, devastazioni, carestie, violenze inenarrabili; eppure gli ingegni più alti, quasi ri/uggissero da una realtà che erano impotenti a modificare, si impegnavano unicamente nello sforzo di trovare una definizione — la più vertiginosa, la più inaccessibile — del soprannaturale». La principessa visse immersa in questo travaglio, più | protagonista che spettatrice; e le ardue speculazioni dei teologi influirono sulle chiese che | l'Augusta edificò in Ravenna, sulla simbolica decorazione musiva del suo mausoleo. * * L'esistenza di Galla Placidia fu davvero, come si suol dire, un romanzo; uno dei meriti di Lidia Storoni è di non averla romanzata (diversamente da quel che fecero taluni storici patentati), pur offrendo una figura viva di donna: versi dei poeti di Corte, lettere di santi Padri, freddi documenti d'ufficio, cronache di monaci, leggende, persino monete, offrono tracce tenui ma convincenti per disegnare un ritratto umano della principessa. Galla nacque nel 388 per discendenza diretta dagli ultimi grandi imperatori: Valcntiniano 1 era il nonno, Teodosio 1 il padre. Dal nonno parve ereditare il culto di Roma, l'alto senso della Respublica classica; dal padre la speranza, o l'illusione, di poter assorbire i barbari nella civiltà latina e insieme la ferma volontà di fare dello Slato il braccio della Chiesa, contro eresie che erano anche un attentato all'unità della Respublica cristiana. Per tutore, dopo la morte del padre, la principessa ebbe il primo dei grandi generali barbali che domineranno il quinto secolo: il vandalo Siilicone, potente tra i soldati ma in sospetto a Costantinopoli: più tardi un fratello di Galla lo farà uccidere, e Galla stessa sarà complice nella condanna a morte della moglie di Stilicone, che le fu tutricc e compagna nei suoi verdi anni. 11 primo ventennio dell'Augusta è avvolto dall'ombra; Galla entra nella storia quando nel 410 i visigoti scesero a saccheggiare Roma, primi tra i barbari a mettere piede da vincitori nella Città eterna dopo i galli ricacciati da Camillo. La principessa, allora più esule che ospite in Roma, seguì come ostaggio la migrazione dei goti prima nel Sud e poi in Gallia e in Spagna; e quattro anni più tardi sposò Ataulfo, figlio e successore del leggendario Alarico, diventando — lei romana, educata da sant'Ambrogio alla più rigida ortodossia — regina d'un popolo barbaro ed eretico. Fu un matrimonio che fece scandalo a Costantinopoli e nella cristianità, ma anche un tentativo coraggioso per vincolare all'impero devastato e alla difesa dell'Occidente una splendida razza di guerrieri. 11 tentativo fallì: dopo due anni di convivenza forse felice, Ataulfo venne ucciso; e Galla, lasciando a Barcellona la salma del frmtfidflcmnrpfemfsmdom figlioletto morto a pochi mesi, ritornò esule in patria, tra Roma, Ravenna e Bisanzio. L'ambizione, la sete di potere, l'astuzia maturata in difficili esperienze le consentirono d'arrivare al trono: nel 423 le fu riconosciuta la reggenza dell'impero d'Occidente per il figlio che le era nato da un secondo matrimonio, rigorosamente dinastico. Per un ventennio fu regina in Ravenna, la nuova capitale tra le paludi. la cittàfortezza dove gli Augusti si erano ritirati abbandonando Roma indocile e minacciata. Ma fu un triste regno, con l'illusione e non la realtà del potere, mentre la società continuava a disgregarsi in un anarchico e oppressivo pre-feudalesimo, la miseria inghiottiva le fiorenti province d'un tempo, e i barbari dilagavano attraverso i confini maldifesi. Dalla reggia triste e solenne di Ravenna, isolata nel fastoso rituale bizantino. Galla Placidia seguì lo sfacelo dell'impero: Gallia e Spagna contese dai barbari, i vandali padroni delle rovine del Nordafrica, gli unni paurosi e feroci in movimento per l'Europa, la Chiesa di Ro- ma unico potere vero dell'Occidente. Quando l'Augusta morì, nel 450, Attila minacciava l'Italia e Roma. Ma già l'ambizhsa principessa si era isolata in una devozione mistica sempre più esclusiva e appassionata, in un ardore di preghiere e di meditazioni che sembra avvicinarla a tanti monaci del suo tempo. Le splendide chiese da lei edificate in Ravenna erano la sua casa. Non sorprende che Lidia Storoni abbia dedicato a Galla Placidia anni di ricerche e questo bel libro: l'età di trapasso dal mondo classico all'epoca cristiana, la tormentata fine dell'impero, la decadenza della civiltà antica e l'alba d'una civiltà nuova, sono il suo campo prediletto di studi. Tuttavia non è un interesse accademico a spingere l'autrice verso quel tempo Lidia Storoni sente, pur non dichiarandolo, l'attualità di quel secolo, o quei secoli, di crisi: anche noi viviamo in un tempo di mutamenti non meno tragico, controverso, enigmatico; viviamo tra due civiltà. E' una condizione scomoda, ma non priva di fascino. Carlo Casalegno