Un incontro Allon-Kissinger (è il primo dopo la "rottura,,) di Giorgio Romano

Un incontro Allon-Kissinger (è il primo dopo la "rottura,,) L'israeliano in Usa la settimana prossima Un incontro Allon-Kissinger (è il primo dopo la "rottura,,) (Nostro servizio particolare) Tel Aviv, 9 aprile. Il ministro degli Esteri israeliano Ygal Allon andrà la settimana prossima negli Stati Uniti e si incontrerà con il Segretario di Stato Kissinger. La notizia, comunicata uffi cialmente dalla radio a mezzogiorno, pone fine a incertezze e speculazioni diffuse dopo che Allon aveva ricevuto l'invito di recarsi in America per parlare in diversi centri ebraici a favore della raccolta di fondi pro-Israele, invito che era incerto se accettare sino a che non ci fosse stato un chiarimento dei rapporti tra i due paesi. Sarebbe stato infatti cattivo segno che il capo della diplomazia israeliana si recasse negli Stati Uniti e non fosse ricevuto al Dipartimento di Stato. Nel colloquio che l'ambasciatore d'Israele ha avuto ieri sera con Kissinger c'è stato evidentemente il gradimento alla visita del collega israeliano, che ha potuto cosi annunciare l'accettazione dell'invito per cinque conferenze negli Stati Uniti. E' certo prematuro dire se il viaggio di Allon è importante e ancora più immaginare se nuovi contatti segneranno la ripresa della mediazione americana per un accordo tra Israele e l'Egitto e sotto quale forma, anche perché non risulta che gli israeliani intendano fare proposte nuove. Ma il fatto stesso che si riprenda il dialogo tra Gerusalemme e Washington indica l'inizio del disgelo nei rapporti tra le due capitali ed è significativo che ciò avvenga prima che gli Stati Uniti abbiano deciso il loro nuovo orientamento per la politica mediorientale. Inoltre, il fatto che si annunci la visita di Allon prima del discorso di Ford al Congresso è considerato in Israele di buon auspicio. La decisione sembra indicare, secondo alcuni commentatori, che Kissinger si sarebbe accorto, dalle reazioni del Congresso, dei sindacati e della stampa, che un rovesciamento della politica nei confronti dello Stato di Israele sarebbe impopolare. Frattanto, il ministro degli Esteri di Gerusalemme ha smentito recisamente la notizia di agenzie di stampa americane secondo le quali Israele avrebbe aderito alla proposta egiziana di un rinnovo per soli tre mesi del mandato dei caschi blu nel Sinai, che sca- j de il 24 aprile. Il consigliere ' legale del ministero, dott. I Meir Rosenne, ha precisato in I una conferenza stampa che i «la durata del mandato del- ! l'Unef (le forze Orni in M.O.) dipende esclusivamente dal Consiglio di sicurezza e nessuna delle parti può prendere, secondo gli accordi di disimpegno, decisioni unilaterali: qui sta la differenza con la situazione che esisteva tra il 1956 e il 1967. Israele respinge le dichiarazioni di Sadat di voler estendere per tre mesi il mandato dell'Une), fatte per esercitare pressioni su Israele, in spregio degli impegni dell'Egitto». Questa presa di posizione ha importanza, come precedente, anche per le forze dell'Onu nel Golan. Gli israeliani contestano anche il fatto che il presidente egiziano abbia reso per un gesto umanitario i resti dei trentanove soldati caduti du- rante la guerra del 1973. Essi i affermano che l'impegno del- la restituzione delle spoglie era precisato, senza condizioni, negli accordi di disimpegno del gennaio 1074 e che, nonstante ciò, nei mesi intercorsi da allora l'Egitto ha tergiversato per ottenere certi vantaggi, tra cui il ritorno di novantadue terroristi e spie detenuti nelle carceri israe- liane e altri vantaggi ancora, Israele ha aderito alle richie ste senza mercanteggiare e non ha voluto rendere pubbli che la notizia dei rinvii e del le trattative, di cui il ministe ro degli Esteri ha rivelato al- cuni particolari soltanto ora La stampa israeliana rimprovera vivamente al governo di non aver reso noti i patteggiamenti con gli egiziani e di aver permesso che Sadat si vantasse di un gesto umanitario, che non è tale. Oggi il ministro della Difesa ha dichiarato, in un raduno delle donne lavoratrici, che la trattativa è stata disgustosa, ma «abbiamo preferito rispettare il sacro ricordo dei nostri caduti piuttosto che sbandierare una modesta vittoria di propaganda». Giorgio Romano