Undicimila miliardi da riformare di Giulio Mazzocchi

Undicimila miliardi da riformare Undicimila miliardi da riformare I repubblicani premono perché una legge riformi le Partecipazioni statali - Il governatore Carli ha detto di ignorare i passaggi di proprietà delle azioni Montedison e si è dichiarato favorevole al "patto sindacale" per il colosso chimico Roma. 9 aprile. L'intrico dei problemi chimici, l'incrociarsi delle notizie su Montedison. Eni e Sir «non è l'ultimo dei motivi per i quali la direzione del pri ha deciso di porre al governo il problema di presentare entro sei mesi al Parlamento una legge che riformi totalmente le partecipazioni statali a 20 anni dalla legge istitutiva». Altri motivi sono che le imprese pubbliche fatturano oltre 11 mila miliardi di lire con 650 mila dipendenti diretti e 250 mila indiretti e questo colossale complesso ha vari enti che agiscono, scontrandosi, negli stessi settori d'interesse. Infine che casi come quello dell'Egam richiedono nuove norme contro l'automatica ramificazione delle partecipazioni statali. I repubblicani hanno cioè avvertito le altre forze politiche, illustrando oggi in una Con)erenza "stampala Ìoro~'de dsione di venerdì, che per es si una nuova iegge suue partecipazioni statali è necessa- ria e che. pertanto, nella sua attesa non consentono — in ciò concordando col psi — che il governo riconfermi o rinnovi i presidenti degli enti pubblici da riformare. E se nell'attesa si scopre che per l'Egam o per l'Eni ci sono ragioni di cattiva amministrazione o di violazione delle leggi che impongono di «dimissionarne» ì presidenti? «Noi non intendiamo presentare una richiesta che blocchi quegli avvicendamenti che sono necessari e se insorgono emergenze, il governo agisca con strumenti d'emergenza: la nomina di commissari non è da escludere. In ogni caso se esistono fatti penali, essi valgono come tali e contro di essi occorre agire con l'immediatezza richiesta ». Resta da sapere quando e come dovrà venire alla luce l'esistenza o meno di fatti penali o anche solo di gravi errori di conduzione economica di alcune imprese pubbliche, di cui le cronache si occupano intensamente da più settimane. L'odierna conferenza stampa del pri (rispondevano il segretario politico Biasini, i sottosegretari Compagna e Giumella, l'onorevole Giorgio La Malfa) è stata animatissimo. Sull'azione svolta nel '74 dalle partecipazioni statali risponderà il ministro Bisaglìa al Senato il giorno 22 e alla Camera il giorno 23. E' possibile, ma non ancora del tutto certo, che almeno alla Camera possa portare la risposta della commissione d'indagine sull'affare Egam-Fassio. Il pri fa sapere che senza alcun dubbio il ministro trarrà le conseguenze, se apparirà confermato l'errore economico 7iell'acquisto della Fassio. Sull'affare Montedison risponderà invece al Parlamento il ministro Andreotti, al Senato il 14 e alla Camera il 16. La risposta spetta ad Andreotti perché lui stesso, quand'era presidente del Consiglio, affidò l'affare Eni-Montedison (un affare nel quale le Partecipazioni statali avevano una proprietà azionaria non di maggioranza) al «ministro dell'Economia», che è attualmente Andreotti. Solo nel caso in cui l'esposizione di Adreotti chiamasse in causa le Partecipazioni statali, Bisaglia avrebbe di che parlarne a sua volta al Parlamento. Ma con quali elementi? Oggi Gullotti, che fu l'anno scorso ministro delle Partecipazioni, ha dichiarato all'Europeo di «respingere il sospetto» che lo scorso anno l'Eni abbia acquistato azioni o posseduto azioni Montedison. Però aggiunge: «Se così fosse stato, saremmo di fronte a uno degli scandali più gravi della vita del Paese». Ora, ha detto oggi il sottosegretario Gunnella, il ministero delle Partecipazioni potrà sapere se l'Eni possedette nel '74 la società «Camina» (ciò che da una settimana è stato affermato da più giornali), la quale nel '74 acquisì azioni Montedison, solo dopo l'assemblea dell'Eni, ricevendo gli allegati al bilancio (però oggi Il Mondo afferma che Gullotti conosceva il ruolo recente dell'Eni nell'affare Montedison e nell'acquisto di quote dei giornali II Globo e II Tempo;. Se Andreotti dichiarerà al Parlamento che l'attuale sindacato di controllo Montedison ha acquisito azioni che provengono della «Camina» dell'Eni, Bisaglia avrà di che agire nei confronti del presidente dell'Eni, anche lo soprattutto) se questi si è disfatto in marzo di tali azioni: con quale psrdita, oltretutto? Sino a dopo l'assemblea di fine aprile dell'Eni, sono dunque solo Bisaglia (non il suo sottosegretario) a poter sapere qualcosa controllando i protocolli del suo ministero con l'autorizzazione a Girotti a vendere la «Camina», e Andreotti chiedendo a Mediobanca che cosa sta dentro al «portafoglio» della «Camina» che era depositato presso la «bancaria» svizzera, rilevala da Montedison. Il governatore della Banca d'Italia Guido Carli ha dichiarato infatti implicitamente oggi aM'Espresso di ignorare quali passaggi di proprietà abbiano subito i titoli azionari Montedison provvisoriamente assegnati agli istituti di credito pubblico Icipu e Imi. Quegli stessi che vengono da Euramerìca (Sir ed Eni) e da «Camina» (Eni). Egli ha spiegato invece, anticipando Andreotti, la logica in base alla quale ha partecipato, «su richiesta del governo», a formulare il nuovo patto sindacale Montedison «nel quale tutti, ripeto tutti, gli azionisti partecipanti al sindacato Montedison sono e restano identificabili e identificati». Così ha detto in una lettera di risposta alla critica che gli aveva indirizzato sul('«Espresso» Eugenio Saliari. Il governatore conclude informando che «agli istituti che ne avevano necessità, la Banca d'Italia ha accordato le autorizzazioni richieste. Nessun contatto vi è stato, né vi doveva essere, con i membri del sindacato vecchio e nuo¬ vo. Nessun invito a cedere azioni è stato rivolto». L'ultima frase rimette le responsabilità, d'ogni genere, al governo direttamente, oltre che all'Eni e a Mediobanca. In attesa che tutto ciò sia chiarito la prossima settimana al Parlamento, si apprende dal presidente Pagano e dal vicepresidente D'Amelio della società chimica dell'Eni, l'Anic, in un'intervista aZZ'Espresso, che a loro parere (e lo sostengono con gravi rivelazioni) «i pacchi azionari dell'Eni relativi all'Anic e alla Montedison vanno riuniti, oggi e non domani, in una stessa società, con una stessa volontà imprenditoriale e politica». Altrimenti nascerà a modo suo la «Fingest», che farà «della chimica pubblica un nuovo carrozzone». Giulio Mazzocchi

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