La mano di Mao di Paolo Vittorelli

La mano di Mao La mano di Mao (Segue dalla 1a pagina) sarebbe disposto a negoziare una propria rappresentanza multipla all'Onu, del tipo di quella sovietica, che ha tre seggi? Mao si mise a ridere. «Con le dimensioni e la popolazione della Cina, dovremmo chiedere dieci seggi almeno». Supponiamo per un momento che la Cina abbia tre, quattro o dieci seggi. Sareste disposti a concedere uno di questi seggi a Taiwan, amministrata dal governatore Ciung Kai-scek, sempre, beninteso, nell'ambito della sovranità cinese, e a delegarvi all'Onu una sua rappresentanza, scella, come accade per l'Unione Sovietica, dal ministero degli Esteri della Repubblica popolare cinese? «Perché no?». Nel corso di tutta questa conversazione, in cui nessun altro prese la parola, non rilevammo mai nessuna animosità personale. Non fu adoperata nessuna di quelle espressioni del linguaggio propagandistico quotidiano con cui, anche dopo la sua morte, è stato qualificato il vecchio maresciallo nazionalista. Era solo un nemico politico, col quale sarebbero stati possibili patti leali, se avesse rinunciato a tenere in piedi uno Stato nazionalista fantoccio. Tornando in Italia, a missione compiuta, riferimmo al governo italiano, come era nostro dovere, anche queste notizie, che certamente giunsero anche a Washington e a Londra. Ma non successe niente. L'era di Kissinger era ancora lontana da venire. E Ciang Kai-scek è morto reietto e «nemico del popolo cinese» nel bastione di Formosa. Paolo Vittorelli

Persone citate: Ciang Kai-scek, Kissinger, Mao

Luoghi citati: Cina, Formosa, Italia, Londra, Taiwan, Unione Sovietica, Washington