C'è un impegno unanime per una "nuova Europa"

C'è un impegno unanime per una "nuova Europa" Concluso a Vienna il congresso dei Comuni C'è un impegno unanime per una "nuova Europa" (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 7 aprile. L'impegno di tutte le amministrazioni elettive locali, dai Comuni alle Regioni, per costituire una nuova Europa, è stato riconfermato sabato mattina con il voto quasi unanime alle due mozioni conclusive degli undicesimi Stati generali. L'Europa unita dovrà innanzitutto «affrontare la grave crisi economica e superarla, non già ricostruendo il vecchio modello di sviluppo, ma dandosene imo nuovo in cui la crescita sia al servizio dell'uomo e non viceversa». Questo concetto ha dominato per tre giorni i lavori del congresso ed è stato ribadito dall'italiano Altieri Spinelli, membro della Commissione per la Comunità europea, nel discorso conclusivo. «L'Europa deve riconquistare una sua personalità e la sua indipendenza sulla scena politica , mondiale ed assumere re ! sponsabilità crescenti nello sviluppo del Terzo Mondo. Così com'è organizzata ora, in una debole Comunità minata dalle gelosie dei governi nazionali, essa non può affrontare queste sfide. Occorre fare un balzo in avanti e costruire un vero governo europeo, controllato da un Parlamento direttamente eletto. Ma senza una forte partecipazione popolare sarebbe un'illusione credere di poter fare avanzare l'unità dei nostri popoli». Questa è la sostanza della «risoluzione» politica sulla quale si sono astenuti i comunisti italiani. Non perché, come ha precisato l'on. Baldassi, essi non si sentano partecipi di questo impegno, ma perché «non ritengono ancora adeguata all'Europa del 1980 la linea politica indicata dal documento». La dichiarazione favorevole di tutte le altre forze presenti è stata letta da Giancarlo Piombino, ex sinda- i , à a l , n o . l o , e l a a o . n a . e a a a 0 l e e a co di Genova, presidente della sezione italiana dei Comuni d'Europa. Unanimità invece sul secondo documento per «l'adattamento dell'organizzazione dei poteri pubblici ai bisogni di una società moderna», e ancora, sull'appello «alle autorità locali e regionali affinché lavorino per consentire alla Gran Bretagna di rimanere membro dei Nove». Questi Nove, infine, «dovranno rafforzare i legami con tutti gli altri Paesi governati nel rispetto dei principi democratici, con certi Paesi scandinavi e quelli dell'Europa del Sud che ancora sono fuori della Comunità. Con lo stesso atteggiamento dovrebbero iniziare negoziati con i Paesi dell'Europa dell'Est per sviluppare gli scambi e consolidare la pace». Progresso economico e sociale e difesa della pace e della libertà sono ai primi due posti tra i punti fondamentali del documento politico. Il terzo impegno è relativo alla solidarietà mondiale: «Promuovere la cooperazione con i Paesi e le Regioni in via di sviluppo degli altri continenti per far fronte ai problemi mondiali come quelli dell'alimentazione, della sanità, dell'energia, delle materie prime, degli scambi e della diffusione delle conoscenze tecnologiche. L'Europa dovrà cercare in tale contesto di stabilire un sistema di cogestione democratica a livello globale, tenendo conto dell'indipendenza stretta di questi problemi, escludendo ogni confronto fondato su rapporti di forza che trovano la loro espressione in politiche imperialistiche». In sostanza l'impegno solidale per creare in tutti i Paesi membri della futura Europa le condizioni indispensabili a «ridurre le ineguaglianze so -1 ciali e culturali, garantire l'impiego e il reddito, attuare la lotta all'inflazione, miglio rare le condizioni di lavoro e dell'ambiente». Ma per realizzare questo ambizioso progetto occorre partire subito con l'elezione diretta ed a suffragio universale del Parlamento europeo, secondo l'appello a Tindemans, già votato in Piemonte e in altre Regioni italiane. Occorre inoltre trovare una via unitaria per dare più ampi poteri alle autonomie locali. Questo fa parte della seconda «risoluzione», la quale impegna tutti gli organismi del Consiglio dei Comuni d'Europa a studiare e realizzare «la : riforma dei piccoli Comuni, I la riorganizzazione dei centri abitati con maggior riguardo alle metropoli e alle loro zone di influenza, l'istituzione del decentramento amministrativo nelle grandi città per assicurare un più stretto contatto con i cittadini». Meta di queste riforme dev'essere appunto «il rafforzamento dell'autonomia e la più ampia partecipazione del cittadino alla vita pubblica». Domenico Garbarino j:]|:!|

Persone citate: Altieri, Baldassi, Domenico Garbarino, Giancarlo Piombino