Ragazzi soli che rifiutano anche l'aiuto della scuola

Ragazzi soli che rifiutano anche l'aiuto della scuola La difficile realtà sociale della media Pezzani Ragazzi soli che rifiutano anche l'aiuto della scuola Prima analisi del consiglio d'istituto sui problemi più urgenti - Mancano aule e attrezzature - I maggiori ostacoli rappresentati dalla difficoltà di ampliare il colloquio con i giovani - L'impegno delle famiglie Scuola media Pezzani: 24 aule, 33 classi, inni alunni, una situazione sociale diffìcile. La maggioranza dei ragazzi proviene da famiglie che lottano per sopravvivere economicamente, spesso con riflessi negativi sulla coesione affettiva e, quindi, sull'educazione dei figli. Gli organi elettivi si trovano di fronte a compiti delicati. Nei giorni scorsi si è insediato, per l'elezione del presidente e della giunta, il consiglio di istituto, ma i problemi sono tali e tanti che genitori, insegnanti, non docenti e preside hanno subito intavolato un dialogo concreto sulle prospettive di azione comune. Brevi i preliminari. Si nomina, a scrutinio segreto, il presidente: l'ing. Mina (15 voti). E' poi la volta della giunta. Ne sono membri di diritto la preside prof. Grazia Bruni Fasano, la segretaria signora Cassetta. Da eleggere, un insegnante, un non docente, due genitori. Altra rapida votaLione con scheda. Le preferenze vanno ai padri Pugllsi e Sbrana, alla prof. Ravinale, alla non docente Farina. Ultima formalità burocratica, la riconferma della commissione elettorale permanente. L'atmosfera è serena, si respira aria di cordialità. Il presidente Mina apre i lavori veri e propri: « Vi ringrazio e vi invito a porre le basi per l lavori delle future riunioni ». Invito subito raccolto. La preside illustra i problemi più gravi: « Permettetemi di prendere per prima la parola in quanto, con gli insegnanti, vivo le difficoltà della scuola dall'in terno. Non c'è nulla da scoprire, purtroppo. Sono assilli vecchi, che finora e stato impossibile superare ». Innanzitutto la carenza di locali che impongono i doppi tur- ni, la mancanza di aule per le esercitazioni e le attività previste dalla scuola dell'obbligo e poi la manutenzione insufficiente. « La nostra scuola è stata costruita in prefabbricato, deve essere sistemata. Il Comune promette ma non mantiene. D'inverno si gela per il riscaldamento insufficiente e gli spifferi che filtrano da ogni parte; d'estate si soffoca. Alla'preside non è concesso porre rimedio neppure se, come nel caso nostro, ha qualche volta pagato di tasca propria. L'anno scorso, per esempio, con l'aiuto dei bidelli ho chiuso quattro finestre. I tecnici del Comune, dopo avermi chiesto se credevo di essere la padrona della scuola, hanno smantellato tutto ». Le aule speciali sono ■ veramente speciali, perché risultano senz'aria, senza luce, attraversate da una selva di tubi. E dovrebbero funzionare come laboratori, sala musica, atelier di disegno, per le applicazioni tecniche ». Alla Pezzani si lotta anche per la tinteggiatura delle aule, « ma le autorità sono sorde ». L'illuminazione davanti alla scuola è precaria: « E' stato installato un rachitico lampione soltanto dopo mille insistenze con lo spauracchio "che ci scappasse il morto"». Questo per quanto riguarda le strutture, e sono già grossi problemi, ma se ne profilano altri più gravi quando il consiglio di istituto affronta quelli pedagogici e soprattutto umani. Informa la preside: « Non c'è una équipe medica, ma soltanto un "gruppo di orientamento" che lavora in tutte le scuole di Torino. I suol componenti sono animati da molta buona volontà, ma con la mole di lavoro che si ritrovano, forniscono un'assistenza insufficiente ». La Pezzani è una scuola difficile: corsi di sostegno dovrebbero venire in aiuto ai ragazzi. Lo scorso anno agli esami ci fu una falcidia. Ma i corsi sono davvero un lenimento? « Ho iniziato le lezioni supplementari al pomeriggio con una quindicina di ragazzi, ma mi sono ritrovata sola dopo poche settimane ». afferma una professoressa. Esperienze analoghe hanno fatto le sue colleghe. Un po' di speranza da un'altra esperienza: « Ho scelto io fra i ragazzi che davano garanzia di buona volontà. Soltanto così ho potuto far qualcosa per loro ». Interviene un padre: « Dobbiamo coinvolgere le famiglie perché s'impegnino a seguire i figli ». Proprio qui sta il problema: « I miei alunni sono totalmente soli. Rifiutano la scuo la perché la famiglia rifiuta lo ro ». Eppure qualcosa si deve fa re: « Siamo qui per questo ». Si decide di sensibilizzare le famiglie a livello di classe. « Può essere un'azion; semplicistica, ma è un primo passo ». Come far uscire i giovani dal l'apatia, dal disinteresse e dal ri fiuto della scuola? Suggeriscono concordi alcune insegnanti: « Facciamo classi miste ». Abolire le barriere tra classi maschili e femminili, riflettendo nel luogo di studio la situazione del mondo esterno, può essere uno stimolo per maggiori interessi e per una più ampia collaborazione tra i giovani. C'è una difficoltà logistica secondo la preside: « Occorrono locali separati per l'educazione fisica, le attività complementari. Dovremmo fare tripli turni». Ma il discorso resta aperto: « Esaminiamo ogni eventualità anche con le attrezzature che abbiamo ». Il consiglio di istituto dovrà stabilire come spendere i fondi in bilancio. La preside: « Abbiamo avuto dallo Stato circa un milione e mezzo; 900 mila lire sono bloccate per le attività integrative. Dalla Regione si è ottenuto una sovvenzione di oltre 16 milioni, di cui oltre 10 impegnati per i libri in prestito d'uso e per materiale richiesto dalle singole classi. Restano da spen¬ dere 6 milioni. Dovremmo stabilire come spenderli per dare una scuola migliore ai ragazzi ». Dalia discussione fra le varie componenti, appoggiate dai suggerimenti dei consigli di classe, emergerà la decisione. I temi verranno sviluppati e dibattuti nelle prossime sedute. Un arduo compito. Maria Valabrega Scuola media Pezzani il gruppo degli insegnanti durante il primo Consiglio d'istituto I I Ri Scuola media Pezzani, il gruppo degli insegnanti durante il primo Consiglio d'istituto

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