Delta Mekong, guerriglia di Ennio Caretto

Delta Mekong, guerriglia Delta Mekong, guerriglia (Segue dalla r pagina) tuazione militare appare disperata. A Da Nang e Pleiku essi hanno abbandonato al nemico circa 500 velivoli, caccia «A 37», elicotteri, «C 130», cioè tre divisioni aeree. Su 200 mila uomini, dislocati un po' dovunque, dicono di averne recuperati 23.200. Ma 9000 di questi, i famosi marines, sono in stato di semiammutinamento a Vung Tau, a 100 chilometri da Saigon. Intorno alla capitale non restano oggi che la quinta, la diciottesima e la venticinquesima divisione, 6 battaglioni di ranger, 2 reggimenti d'artiglieria e un reggimento di carri armati, più la numerosa polizia militare. Se le truppe di Hanoi attaccassero, userebbero almeno quattro divisioni motocorazzate. Ho chiesto su quali difese possa contare Van Thieu, che in meno di un mese ha perso l'SO per cento del suo territorio e metà della sua popolazione, conservando una area non più grande della Sicilia, una specie di Formosa della terraferma in un oceano nordvietnamita e vietcong. Mi hanno risposto che nei progetti del generale Weyand, inviato la scorsa settimana dal presidente Ford, il fronte Nord sarebbe dovuto passare da Nha Trang, il porto del mare cinese meridionale, e da Dalat, sede della scuola di guerra politica, sull'altopiano, sino a Tay Ninh, alla frontiera della Cambogia. Ma, tranne l'ultima, queste città sono state pòi occupate dai nemici, insieme con l'enorme base navale di Cam Ranh, che è a Sud. Un'eventuale « linea Maginot » dovrebbe partire quindi da Phan Rang, dove infuriano i combattimenti, e oscillare lungo le province limitrofe della capitale. Rimarrebbe però il problema del fianco Est, il mare, del tutto scoperto. Come è giunto il regime ad un frangente del genere? Probabilmente, è stato un errore di Van Thieu, ormai staccato dalla realtà, dai suoi | stessi generali, e sorretto solo dalla polizia e dalla corruzione. Come gli americani, egli sapeva che le forze comuniste preparavano l'offensiva di Pasqua. Vedeva che impiegavano la stessa strategia che aveva dato loro la vittoria contro i francesi: tagliare, sabotare le vie di comunicazione, e poi sferrare due o tre colpi decisivi contemporaneamente. Ma non fece nulla: non organizzò neppure una ritirata intelligente. Nei documenti militari c'è la cronologia della disfatta. Sono un'analisi ed un'accusa impressionante delle due settimane che hanno sconvolto il Vietnam. Tutto è incominciato il 10 marzo, a Ban Me Thuot. Qualche centinaio di uomini, una minoranza ribelle, è entrata in città, e alle 3 della notte ha attaccato la guarnigione. Sulla sua scia, sono apparsi i carri armati « T 54 » di Hanoi. A Ban Me Thuot c'era un unico reggimento, il resto della divisione era a Dalat, e in altre cittadine per addestramento o riposo. Quella stessa notte, il Vietcong ha assalito Kontum il capoluogo dell'altopiano. Due posti-chiave sono crollati insieme. Il 14, Van Thieu si è recato a Phan Ran, e in se- I greto ha ordinato che l'eser- \ cito ripiegasse da quelle regioni. Ufficiali e soldati hanno perso la testa, la popolazione è fuggita con loro. Confortata dal successo, il 20 Hanoi s'è lanciata su Hué e su Da Nang. Eppure oggi, nella capitale, la maggioranza spera ancora che possa essere raggiunto un compromesso. La rimozione di Van Thieu è considerata da tutti la condizione sine qua non di riapertura di negoziati col nemico. Il generale Weyand, mi è stato confidato, sperava di convincere il suo ospite a dimettersi, di sostituirlo con il presidente del Sellato ed ex ministro degli Esteri Tran Van Lam, e di affidare il comando delle forze armate a Khiem, il premier « licenziato » giovedì, un buon soldato. Non c'è riuscito. Così, appaiono altre alternative: il maresciallo Cao Ky, in nome della destra storica e cattolica, e « Big » Minh, il leader del '63 e '64, per la maggioranza buddista e pacifista. Ennio Caretto

Persone citate: Cao Ky, Delta Mekong, Phan Ran, Phan Rang, Tran Van Lam, Van Thieu