Con Lama 1° Maggio dal Papa? di Vittorio Gorresio

Con Lama 1° Maggio dal Papa? Taccuino di Vittorio Gorresio Con Lama 1° Maggio dal Papa? Ci sarà il 1" maggio prossimo venturo — festa del lavoro — l'omaggio a Paolo VI dei federati della Cgil, Cisl e Uil nella piazza San Pietro? E i segretari federali Lama, Storti e Vanni chiederanno per l'occasione udienza al Papa? Se ne è discusso l'altro giorno nella segreteria unitaria tripartita, contrari i socialisti e i socialdemocratici, favorevoli i democristiani e i comunisti. Niente da dire sull'assenso dei democristiani — cattolici — e sul dissenso dei socialisti che sono laici. Nulla di strano nel contegno dei comunisti amatori del compromesso storico, ed invece notevole la buona memoria del socialdemocratico Berteletti: « Vorrei ricordare a tutti, e in particolare alla Cgil, che Pio XII ha scomunicalo milioni eli Un'oratori perché comunisti, e che la scomunica vale ancora ». Lama (con annoiata sufficienza): « Io sono d'accordo anche per l'udienza da chiedere a Paolo VI. Il papa è un'alta autorità e i lavoratori cristiani sono molti, in lutto il mondo». In segreteria si è litigato un po', e tutto è poi finito con la decisione di riconsiderale il problema fra qualche giorno. Se la soluzione sarà favorevole, Paolo VI avrà fatto un bel colpo annettendo alla Chiesa l'intero 1" maggio, per tanto tempo privativa dei rivoluzionari miscredenti. La vittoria finale del papato sarà stata il coronamento di una lunga marcia in cui fu S.S. Pio XII a muovere i primi passi vent'anni fa con la decisione di proclamare il 1" maggio festa di San Giuseppe lavoratore del legno. Antecedentemente, esso non era stato altro che il primo giorno del mese liturgico mariano, e infatti ancora il 1" maggio 1954 nella Città del Vaticano si era lavorato regolarmente e L'Osservatore aveva pubblicato un'enciclica intitolata « Sacra Virginitas ». Ma già le Acli di quel tempo si battevano per conqui- stare la festa. Diceva allora l'onorevole Alessandro Butte, deputato aclista di Milano: « La festa del lavoro non può essere monopolio di nessuno. E' patrimonio di tutti i lavoratori, e i lavoratori cristiani non possono estraniarsene. Le Acli perciò intendono darle un nuovo sigillo cristiano. Noi vogliamo, in altri termini, dare il battesimo al 1° maggio ». E glielo diedero solennemente il 1" maggio del 1955, neo-festa di S. Giuseppe lavoratore, costruendo in piazza del Popolo una incudine enorme di dieci metri di altezza, e di larghezza e lunghezza in giusta proporzione. Faceva da sfondo una gigantografia raffigurante simboli vari del lavoro, e l'incudine era piattaforma di un eccelso altare su cui fu celebrata la Messa dal cardinale Giovanni Adeodato Piazza, carmelitano scalzo, segretario della Sacra congregazione concistoriale, alla presenza di 150 mila lavoratori cattolici e dell'onorevole Mario Sceiba presidente del Consiglio dei ministri. Nel pomeriggio, i 150 mila sfilarono dal Colosseo fino a San Pietro dove offrirono doni al Papa (i minatori un quintale di carbone, i pastori di Sassari asinelli, i milanesi trattori agricoli, i marinai abruzzesi un peschereccio lungo 15 metri, 3 tonnellate di stazza) e dove il Papa li benedisse dopo un bel discorso di soggetto sociale. Quattro anni dopo, il 1° maggio 1959 Giovanni XXIII fece un passo avanti dicendo egli stesso la Messa per gli aclisti: « E' la prima volta — annunciarono i dirigenti del sodalizio — che la Santa Messa è celebrata dal Salito Padre nella manifestazione nazionale del 1" Maggio cristiano ». Ora sta a Paolo VI cogliere i frutti maturati nella lunga marcia. Sono frutti cospicui perché i pontefici suoi predecessori non ebbero che aclisti cui rivolgersi: oggi magari le Acli sono andate disperse fra i cattolici del dissenso, ma compenserebbero il Papa a mille doppi gli antichi rivoluzionari miscredenti col reverente omaggio di Lama, Storti e Vanni. Dunque, grande vittoria per la Chiesa, se fra tre settimane gli scomunicati della Cgil si approcceranno al soglio di Pietro: l'ombra di Pio XII aleggerà nella basilica e sulla piazza, come quella di un vincitore assoluto. « L'ombra sua toma ch'era dipartita ». noi diremo con Berteletti e con Dante (Inf. IV, 81), pensando a Pacelli invece che a Virgilio. Sarà anche un bel colpo a maggior gloria dell'Anno Santo, e sarà merito — mi dicono — del gruppo sacerdotale per la pastorale nel mondo del lavoro, che in queste settimane ha avuto intensi e frequenti contatti con la segreteria unitaria tripartita della federazione Cgil-Cisl-Uil. Il vero merito, però, spetterà a Lama se costui riuscirà a far prevalere la sua tesi della disponibilità sindacale alla benedizione e all'udienza pontificia: « Io penso che la cosa sia possibile », ha detto l'altro giorno, e anzi è forse probabile. Il Papa punta sull'Anno Santo e il pei sul compromesso storico: mescolando le parole come carte da gioco si può ottenere il risultato di un 1975 anno storico per il santo compromesso.

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Milano, Sassari