La Corte discute l'immunità dei p di Gianfranco Franci

La Corte discute l'immunità dei p Al Palazzo della Consulta La Corte discute l'immunità dei p Ruma, 7 aprile. La Corte costituzionale discuterà dopodomani, mercoledì, una questione riguardante l'immunità parlamentare. Il giudice istruttore di Milano l'ha sollecitata ad esprimersi non sull'istituto dell'immunità, che è previsto dalla Costituzione, ma sull'aderenza alla lettera ed allo spirito della nostra «Magna charta» della procedura riservata dal Parlamento alle autorizzazioni a procedere richieste dalla magistratura. E' quanto basta per risollevare discussioni e polemiche su una prerogativa che è da tempo oggetto di critiche vivaci da parte dell'opinione pubblica presso la quale va sempre più diffondendosi la convinzione che abbia finito col prevalere non tanto lo scopo di tutelare il parlamentare nell'esercizio della sua elevata funzione quanto piuttosto quello di metterlo genericamente al riparo dalla conseguenze di sue eventuali azioni illegali. E c'è il rischio che dinanzi ad una sentenza della Corte costituzionale il legislatore dimostri ancora una volta di essere in ritardo, malgrado in Parlamento giacciano da anni proposte di legge, presentate da esponenti di varie parti politiche, per modificare l'art. 68 della Costituzione, relativo appunto all'immunità dei parlamentari. Il maggiore rimprovero che il giudice istruttore del tribunale di Milano muove alla prassi instaurata dal Parlamento è il ritardo con cui esso si pronuncia sulle richieste mentre la magistratura è costretta a sospendere ogni indagine in attesa della decisione. Per il giudice l'«imputato» è l'art. 18 del regolamento della Camera, che fissa la procedura da seguire per la pronuncia da parte dell'assemblea sulle domande di autorizzazione a procedere. Vi si stabilisce che la speciale giunta composta di 21 deputati, in rappresentanza di tutti i gruppi, debba riferire all'assemblea nel termine tassativo di 30 giorni. Trascorso questo periodo senza che la relazione sia presentata e senza che la giunta abbia chiesto una proroga, il presidente della Camera nomina un relatore, autorizzandolo a riferire oralmente e iscrive la domanda all'ordine del giorno nella seconda seduta successiva a quella in cui è scaduto il termine. Fin qui il regolamento. Nella realtà accade, invece, che, vuoi per le molte autorizzazioni su cui la giunta deve esprimersi vuoi per l'altro lavoro che i suoi membri sono chiamati a svolgere vuoi per altri motivi, si ricorra di regola alla proroga prevista dal regolamento provocando così i ritardi che spesso annullano o, comunque, rendono estremamente difficile l'opera della magistratura. A dimostrazione di questa inerzia basta riferire che nella passata legislatura il Parlamento su 222 domande concedette 33 autorizzazioni a procedere, ne respinse 5fi e ne lasciò senza risposta ben 133. L'impugnazio'ie del magistrato milanese si riferisce a due aspetti della procedura seguita dalla Chi: ri : la mancanza di un ot-rmiro perentorio per la decisione ed il fatto che le norrr" ttuali consentano che '. lorizzazione « venga concessa o negata in base ad un giudizio politico di mera opportunità, anziché in base ad un giudizio di stretta legalità ». Secondo l'ordinanza del giudice, trasmessa alla Corte Costituzionale nel settembre scorso, tutto questo « ha finito per trasformare l'istituto dell'autorizzazione a procedere da condizioni di pròseguibilità dell'azione penale in vera e propria esimente, determinata da una condizione personale, la qualifica cioè di parlamentare ». Ed il magistrato conclude: « Ciò, oltre a costituire violazione del principio di eguaglianza, per la discriminazione che realizza tra i cittadini, privilegiando coloro che hanno la qualità di parlamentari, snatura l'istituto della autorizzazione a procedere così come va inteso nel dettato dell'art. 68 della Costituzione ». Proposte rivolte a modificare questa parte della Costituzione ve ne sono, da almeno tre anni, in Parlamento: tre al Senato, cinque alla Camera. Recano le firme di esponenti democristiani, liberali, missini e indipendenti di sinistra. Gianfranco Franci

Persone citate: Ruma

Luoghi citati: Milano