Fiat: le parti Oggi a Roma

Fiat: le parti Oggi a Roma Fiat: le parti Oggi a Roma Il ministro del Lavoro, Mario Toros, ha convocato per oggi alle 16 i dirigenti della Fiat ed i sindacalisti della Federazione lavoratori metalmeccanici per tentare di comporre la vertenza che si trascina dal 19 marzo, cioè da quasi un mese. Il 19 marzo i sindacati interruppero le trattative a Torino chiedendo «una pausa di riflessione». Giovedì della scorsa settimana il ministro riunì le parti a Roma e le invitò a riprendere il negoziato in sede torinese sui temi aziendali, stralciando la questione delle ditte fornitrici. L'invito del ministro era stato accolto dall'azienda e dai sindacati, ma l'incontro di venerdì scorso all'Unione industriale di Torino è durato appena due ore e si è concluso con la constatazione che non era possibile un accordo sul problema degli appalti e sulla uniformità della Cassa integrazione. Così, oggi, Fiat e sindacati tornano dal ministro. L'azienda ha più volte confermato che è «ormai indilazionabile» definire le giornate di Cassa integrazione del settore auto per il trimestre aprile - maggio - giugno ed ha fatto rilevare che, in base all'accordo di Roma, le riduzioni produttive del settore auto avrebbero dovuto essere stabilite entro il 10 marzo. I sindacati hanno replicato sostenendo che la fretta della Fiat «è strumentale» e che non c'è urgenza perché lo stock di macchine ferme nei magazzini è di 250 mila unità, cioè nei limiti previsti dall'accordo. I punti di maggiore contrasto sono gli appalti e l'uniformità della Cassa integrazione. Per gli appalti, i sindacati chiedono che la Fiat prenda l'impegno di mantenere i livelli di occupazione, assumendo eventualmente i lavoratori che venissero licenziati dalle imprese appaltatrici. Inoltre, i sindacati chiedono che la Fiat non sostituisca con proprio personale gli operai delle ditte appaltatrici. La Fiat ha risposto facendo alcune osservazioni. Il numero dei lavoratori delle ditte appaltatrici è soggetto a variazioni, perché sovente si appalta l'esecuzione di opere particolari (per esempio, il montaggio di un forno o di un impianto) e nell'esecuzione le ditte sono libere di impiegare dieci o cento persone, purché rispettino i tempi di esecuzione e la qualità. In media, durante l'anno, si avvicendano alla Fiat circa 500 imprese, con un numero di dipendenti che oscilla da tre a quattromila, a seconda dei lavori, dei fattori stagionali o di cause occasionali. Quindi la Fiat «non può farsi garante dei livelli di occupazione delle imprese e non può sostituirsi a decisioni che sono di esclusiva competenza delle imprese stesse». L'azienda ha anche aggiunto che non sono prevedibili forti variazioni nell'utilizzazione delle imprese appaltatrici. Per la Cassa integrazione del trimestre aprile - maggio giugno la Fiat ha chiesto riduzioni di produzione del settore auto oscillanti da un minimo di 5 a un massimo di 14 giornate, secondo gli stabilimenti. Le officine meccaniche di Mirafiori (un complesso di oltre 15 mila persone) dovrebbero fare, una volta tanto, alcune giornate di Cassa integrazione in più delle linee di montaggio terminali delle vetture, perché hanno accu- j mulato scorte di pezzi eccessive, che significano un ingente immobilizzo finanziario. I sindacalisti respingono | questa richiesta e sostengono | che l'accordo di Roma è basa-1 to sugli stocks di macchine e non sui pezzi che si accumulano lungo il ciclo di lavorazione. Essi affermano che la Fiat cerca di distorcere l'accordo di Roma per riconquistare la mobilità aziendale nell'utilizzo della manodopera. Chiedono perciò che ci sia una certa omogeneità nel numero delle giornate di Cassa I integrazione. La Fiat risponde facendo rilevare che, per realizzare questa omogeneità, bisognerebbe sospendere il lavoro anche in sezioni dove non ne esiste la necessità. Sergio Devecchi |

Persone citate: Mario Toros, Sergio Devecchi

Luoghi citati: Roma, Torino