Il Veneto dopo gli squilibri cerca un'armonia economica di Giuliano Marchesini

Il Veneto dopo gli squilibri cerca un'armonia economica La conferenza organizzata dalla democrazia cristiana Il Veneto dopo gli squilibri cerca un'armonia economica (Dal nostro inviato speciale) Paderno del Grappa, 5 aprile. Quale futuro per il Veneto? Si è cercata una risposta durante la conferenza promossa dal Comitato regionale della de, che ha chiamato a consulto esperti di economia accanto ad esponenti politici. Alla fase conclusiva dei lavori sono intervenuti i ministri Rumor e Bisaglia e l'onorevole Ferrari Aggradi. Il Veneto, si sa, è terra di contraddizioni, di squilibri: la spinta industriale ha condotto a concentrazioni come quella di Porto Marghera, ha reso vistoso e problematico il fenomeno dell'esodo dalle campagne. La regione ha rinunciato ad una parte notevole della sua vocazione agricola, per andare incontro alle esigenze delle fabbriche, sorte qua e là in modo abbastanza confuso, senza una precisa programmazione, mentre certe zone sono rimaste depresse e spopolate. Adesso il Veneto ha bisogno soprattutto di una sistemazione, di conoscere finalmente quale debba essere il suo ruolo effettivo nell'economia nazionale, la sua funzione nei rapporti con l'estero. Il segretario regionale della de, Piero Feltrin, ha detto, tra l'altro: «Con la crisi iniziata negli anni '69-'70 e con il raggiungimento di un livello di occupazione industriale prossimo al limite oltre il quale un'ulteriore espansione potrebbe significare la rottura di un corretto equilibrio occupazionale tra i vari settori, si è conclusa anche la fase che possiamo definire di sviluppo estensivo nell'uso delle risorse, in particolare di quelle umane. Non dimentichiamo che lo sviluppo dell'economia del Veneto si è verificato attraverso un esodo, quasi una fuga, dall'agricoltura e mediante uno sviluppo industriale diffuso, fatto di piccole iniziative a bassa intensità capitalistica». In sostanza, è il discorso del riassetto che si va facendo da parecchio tempo: questa regione, per giungere ad essere un «sistema compiuto», deve equilibrare l'incremento dei suoi settori e armonizzare la crescita. «Solo così il Veneto potrà evitare di diventare una propaggine del triangolo industriale, emarginata dai grandi circuiti di sviluppo nazionali e internazionali, potrà avere una sua autonoma forza propulsiva in grado di assicurare crescente competitività e un recupero del ritardo nei confronti delle aree più avanzate». Una politica agraria in funzione europea, che si proponga di riconvertire la produzione agricola per inserirla nel processo industriale e riorganizzarla anche in ordine alla politica del territorio e dell'uso del suolo. Un allargamento della struttura industriale della regione, collegata alla crescita della produttività, non solo per fronteggiare le esigenze di espansione delle esportazioni, ma anche per risolvere in modo non precario il problema della massima occupazione: sono alcune delle direttrici fondamentali tracciate dal professor Giampiero Franco, dell'Università di Ca' Foscari. «Decentramento e pluralismo — ha detto l'e¬ sperto — costituiscono le leve su cui la Regione deve premere per avviare il Veneto verso un futuro di prosperità economica». In questo momento, le Amministrazioni regionali incontrano notevoli difficoltà per i finanziamenti, ha sottolineato il presidente della giunta veneta, Angelo Tomelleri: «Il continuo ripetersi di strette monetarie e creditizie è esattamente l'opposto di una politica di programmato sviluppo». Ma certi progetti, soprattutto nel Veneto, hanno urgente bisogno di essere portati avanti. Giuliano Marchesini

Persone citate: Angelo Tomelleri, Bisaglia, Giampiero Franco, Piero Feltrin, Rumor

Luoghi citati: Paderno Del Grappa, Veneto